I numeri sono evidenti: circa il 70 per cento dei siciliani ha detto No alla riforma promossa dal governo Renzi, un dato diffuso in tutte le zone della Sicilia con picchi plebiscitari in alcuni piccoli centri come Castelmola che, ironia della sorte, godrà degli effetti di una delle azioni promosse da Renzi: il G7 di Taormina in programma nel maggio 2017.
Il fronte del No è amplissimo per questo è difficile inquadrare politicamente un vincitore. Hanno legittimamente esultato le forze di centrodestra, il M5S, le anime della minoranza dem ed i gruppi di sinistra che hanno condotto anche in Sicilia la battaglia referendaria a sostegno delle ragioni del No e con ogni probabilità ciascuno beneficerà degli esiti di questa notte, ma altrettanto evidente che (politicamente) in Sicilia c’è una maggioranza diversa da quelle che attualmente governa in molte città e a Palazzo d’Orleans.
La certificazione è arrivata stanotte con l’assunzione di responsabilità da parte di Matteo Renzi che si è caricato il fardello della sconfitta referendaria facendo il passo indietro che verrà formalizzato domani pomeriggio davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Tuttavia cominceremo a capire cosa accadrà davvero dopo questa notte solo nei prossimi 2-3 giorni quando il Capo dello Stato deciderà il da farsi magari affidando l’incarico allo stesso Renzi per licenziare la legge di Stabilità e soprattutto dopo la direzione del Pd in cui si saprà che fine fa il segretario Matteo.
Renzi ha investito sul Sud e sulla Sicilia scegliendola come meta preferita della campagna referendaria, al tempo stesso i renziani dell’Isola hanno allestito per il leader una macchina da guerra che solo alla vista sembrava invincibile. I numeri del referendum, invece, hanno detto il contrario. Resta da capire, quindi, cosa ne sarà anche della corazzata renziana nell’Isola.
Il tempo che separa questa notte dalle scadenze elettorali siciliane servirà infine alle forze politiche che oggi festeggiano: possono guardarsi intorno e avere la consapevolezza di una chance che con un risultato diverso da quello partorito dalle urne referendarie sarebbe stato quasi impossibile.
di Francesco Lamiani
05 Dicembre 2016
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