14 dicembre 2016

DE VINCENTI: “PER IL MEZZOGIORNO PRONTI 115 MILIARDI. COSÌ RISOLVEREMO LE DISUGUAGLIANZE”

Lo stabilimento dell’Ilva di Taranto sotto accusa per l’inquinamento ambientale


Il ministro per la Coesione territoriale: ripartiamo dai Patti per il Sud, ora li chiedono anche al Nord

Paolo Baroni

Roma
Il «bazooka» di cui dispone il nuovo ministro della Coesione territoriale e del Mezzogiorno è davvero potente. Claudio De Vincenti, infatti, può far leva su ben 115 miliardi di euro di fondi. «La rinascita del Sud non è una sfida impossibile» spiega, confermando che il nuovo governo vuole prendere davvero di petto la questione-Mezzogiorno. Come? «Scaricando a terra tutto il potenziale che abbiamo accumulato con gli accordi territoriali» risponde.  

Ministro, intanto vi accusano di aver dato vita a un esecutivo fotocopia. Non solo, ma secondo i critici, lei e Lotti sareste stati promossi solo per far posto alla Boschi. Cosa risponde? 
 «Come ha spiegato il presidente Gentiloni, questo governo parte dall’esperienza riformatrice del governo Renzi per svilupparla. Le modifiche intervenute nella composizione servono a rafforzare il respiro riformatore, a cominciare, se mi è permesso, proprio dalla costituzione del ministero della Coesione territoriale e del Mezzogiorno». 


Altra obiezione: senza portafoglio lei può fare poco, è la solita operazione d’immagine.  
«Se 115 miliardi di euro, tra risorse nazionali ed europee, vi sembrano una immagine… A questo ammontano le risorse nazionali ed europee per la coesione da programmare e far utilizzare al meglio». 

Si può dire che le sberle prese sul referendum vi hanno fatto aprire gli occhi sul fatto che fino a ora per il Mezzogiorno non si è fatto abbastanza?  
«La realtà è che fino al 2013 il divario tra Mezzogiorno e Centro-Nord è andato allargandosi e questo ha determinato situazioni di disoccupazione e sofferenza sociale più diffuse e dolorose rispetto al resto del Paese. Il recupero di capacità di spesa dei fondi realizzato a partire dal 2014 ha provocato una prima inversione di tendenza, come testimoniano i dati del recente Rapporto Svimez sul 2015. Ma questo non basta ancora a riassorbire quelle situazioni: di qui l’esigenza di un impulso ulteriore all’azione per il rilancio del Sud. E la ripresa del Mezzogiorno è decisiva per la ripresa di tutto il Paese».  

Ma da economista che effetto le fa trovarsi davanti alla Questione meridionale? In passato sono stati commessi tanti errori…  
«È una grande questione nazionale. Oggi innoviamo profondamente l’impostazione della politica per il Mezzogiorno: non più programmazione dall’alto che non incontra i bisogni reali delle comunità locali, né semplice distribuzione di risorse alle Regioni, disinteressandosi se vengano usate o meno e come; ma interazione forte tra governo nazionale e istituzioni locali per definire insieme le priorità che rispondono alle esigenze delle comunità locali, priorità da inserire in un disegno strategico di rilievo nazionale».  

Ma oggi cosa si può fare di più e meglio? Come si possono sanare le forti disuguaglianze di cui soffre l’Italia?  
«In questi due anni abbiamo dimostrato che è possibile recuperare capacità di spesa e, con il Masterplan e i Patti, capacità di programmazione. Ora dobbiamo “scaricare a terra” tutto il potenziale che abbiamo accumulato con questa azione per avviare una nuova fase di crescita del Sud che è la base per risanare le sue tante ferite». 

Qual è la sua priorità?  
«Far decollare tutti i Patti, che tra l’altro oggi ci vengono chiesti anche al Nord: uno strumento di successo! Ora si tratta di attuarli in modo che i cittadini ne vedano i risultati». 

Lei ha fama di persona pacata e di grande mediatore però dovrà trattare anche con personaggi non facili come De Magistris a Napoli o Emiliano in Puglia...  
«Se tutti si comporteranno mettendo l’interesse dei cittadini avanti agli interessi di parte, la collaborazione potrà dare i frutti che i cittadini hanno il diritto di attendersi».  

II precipitare della crisi ha lasciato in sospeso la questione dei 50 milioni destinati alla sanità di Taranto, che tra l’altro in campagna elettorale aveva già prodotto tante polemiche...  
«Come ho già chiarito, le cose si fanno seriamente, non con improvvisazioni dell’ultimo momento. La sede c’è: il Tavolo istituzionale per Taranto che riconvocherò appena completate le procedure di insediamento del governo. Analizzeremo lì di cosa Taranto ha bisogno anche sul versante sanitario, sul quale ricordo abbiamo già messo 200 milioni per l’ospedale San Cataldo. Ciò che sarà necessario lo metteremo». 

14 Dicembre 2016
http://www.lastampa.it/2016/12/14/italia/politica/per-il-mezzogiorno-pronti-miliardi-cos-risolveremo-le-disuguaglianze-LgrByL2AcKYXnEwD7v0Y3N/pagina.html



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