La Spezia, 29 marzo 2015 - Obbligata dal giudice del lavoro ad assumere a tempo indeterminato cinque portalettere perchè non in regola con il documento per la valutazione dei rischi aziendali. Una sentenza che rischia di fare da apripista a una lunga sequela di ricorsi, quella che vede protagonista Poste Italiane, costretta dal giudice del tribunale della Spezia Giampiero Panico a prendere alle proprie dipendenze a tempo indeterminato cinque persone assunte per pochi mesi come postini in servizio nel capoluogo. I ricorsi, tutti presentati dall’avvocato Daniele Biagini, hanno portato il giudice a condannare l’azienda anche a rifondere ai cinque portalettere diverse mensilità di indennità di servizio.
I fatti risalgono agli anni 2012 e 2013. I cinque – tre uomini e due donne – furono tutti inquadrati come portalettere junior: chi per due mesi, chi per quattro, chi per ventotto giorni. Ma in tutti quei contratti a tempo determinato c’era un vizio di fondo. Il documento per la valutazione dei rischi aziendali redatto da Poste Italiane diversi anni prima, all’epoca dell’assunzione a tempo determinato dei portalettere non era più adeguato rispetto alla rimodulazione organizzativa del servizio di recapito che la stessa azienda aveva varato nel settembre del 2010 a seguito di un accordo con le organizzazioni sindacali locali. In altre parole, i rischi del mestiere non avevano trovato riscontro nel piano di valutazione predisposto dall’azienda.
Un grimaldello, quello della sicurezza, che ha aperto le porte dell’assunzione per i cinque portalettere, con il giudice Giampiero Panico che ha accolto la tesi dell’avvocato Biagini di Massa, sposando anche una recente sentenza della Cassazione per cui «la clausola di apposizione del termine al contratto di lavoro da parte delle imprese che non abbiano effettuato la valutazione dei rischi è nulla, e il contratto di lavoro si considera a tempo indeterminato». Ma i cinque portalettere, oltre all’assunzione con la qualifica per la quale erano stati assunti a tempo determinato per pochi mesi, hanno ottenuto anche una soddisfazione economica supplementare. Il giudice Giampiero Panico ha infatti condannato l’azienda a pagare un risarcimento da capogiro, che va ad aggiungersi alle spese giudiziarie. Ai cinque portalettere, sono state riconosciute complessivamente quarantadue mensilità a titolo risarcitorio, con Poste Italiane che dovrà sostenere una spesa complessiva di circa sessantaduemila euro, come disposto dal giudice Giampiero Panico. Le sentenze, depositate alcuni giorni fa, rischiano ora di aprire la strada verso altri contenziosi. 
Matteo Marcello


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