Con la legge n. 44/65 i deputati sono diventati “para-senatori”. Anselmo (Pd): “Qualità legislatura non si misura a peso”
di Raffaella Pessina
PALERMO - “Venti deputati presenti in Aula di cui 11 del Movimento Cinquestelle”, Francesco Cappello
ieri è intervenuto chiedendosi e chiedendo al presidente dell’Ars quale
sia il senso di continuare a percepire uno stipendio senza fare nulla.
“È uno schiaffo a chi fa fatica a mettere insieme il pranzo con la cena”
ha proseguito Cappello che ha chiesto di rendere efficace il
regolamento per indurre i parlamentari ad essere presenti almeno due
volte alla settimana. Anche gli altri deputati presenti si sono
lamentati a turno della improduttività dell’Ars. Inoltre, Giovanni Greco
dell’Mpa ha riferito all’Aula che il Governo sta presentando “un
assestamento di bilancio di 35 articoli e che contiene finanziamenti che
dall’Aula sono stati bocciati già tre volte”. Greco si è chiesto il
perchè ed ha esortato l’Aula a bocciarli ancora una volta al momento di
votarli in Aula. Intanto, è stato presentato all’Ars il documento
economico-finanziario (Dpef) 2017/2019.
Lo ha riferito in Aula il presidente vicario Antonio Venturino.
Il disegno di legge governativo è stato inviato il 2 novembre all’esame
delle commissioni parlamentari. A breve, quindi, l’Ars entrerà in
sessione di bilancio. Sulla improduttività dell’Ars abbiamo sentito il
capogruppo del Partito democratico, Alice Anselmo alla quale abbiamo
chiesto quali sono secondo lei i motivi e se pensa che anche quest’anno
si dovrà ricorrere all’esercizio provvisorio a causa dei continui rinvii
per mancanza di deputati e assessori.
“In questa legislatura abbiamo dovuto dedicare la maggior parte delle nostre energie, insieme con il governo regionale, alla messa in sicurezza dei conti - ha risposto il capogruppo Anselmo - Prima di poter spendere, bisogna rimettere i conti in ordine: questo è uno dei principali motivi di ostacolo ad una legiferazione ‘normale’. Superata l’emergenza finanziaria, l’Ars riprenderà a poter legiferare in maniera ordinaria: se non si tiene conto di questo elemento, qualunque discorso rischia di scadere nel populismo. Bisogna poi considerare che varare riforme ‘a costo zero’ è più complesso di quanto si possa immaginare, e che la qualità di una legislatura non si misura ‘a peso’, dal numero delle leggi, ma dalla loro efficacia e dagli effetti che queste producono. Se penso all’importanza di avere rimesso in carreggiata i conti pubblici in Sicilia e avere sbloccato dopo anni la il rapporto Stato-Regione sull’attuazione dello Statuto, dico che questi due risultati da soli danno un senso ad una intera legislatura. Quanto alla prossima legge di stabilità regionale e alla possibilità di ricorrere all’esercizio provvisorio, il tema è fra i primi punti dell’agenda politica: di certo bisognerà affrontare entro il 31 dicembre alcune questioni importantissime, mi riferisco in particolare ai precari degli enti locali ed al personale precario della sanità. Nei prossimi giorni faremo le necessarie valutazioni all’interno della maggioranza e con i rappresentanti del governo”.
Intanto, permane l’equiparazione dei parlamentari siciliani ai
senatori italiani, equiparazione stabilita da una legge tutt’ora in
vigore, così come si legge sul sito dell’Ars, la 44 del 1965. Sulla
possibilità abolire tale equiparazione, Anselmo ha detto che “la riforma
costituzionale, che dovrà passare dal vaglio del referendum, prevede
importanti novità sulla composizione e sulle finalità del Senato, ma
questo non incide sul ‘collegamento’ che il Parlamento regionale ha con
Palazzo Madama. Quell’equiparazione, che spesso nel corso degli anni è
stata criticata, in realtà ha origini nella nostra Autonomia. Molti
hanno visto questo legame come una sorta di ‘privilegio’, credo invece
che sia servito ad evitare che l’Ars potesse, soprattutto negli anni più
‘grigi’ della sua storia, prendere una deriva difficilmente
controllabile”.
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