LA REGIONE E IL VOTO
La sanità, i conti, le nomine. Il referendum blocca la Sicilia
di Accursio Sabella
PALERMO - In fondo, non fare nulla è il modo migliore per non sbagliare. Per non disturbare il manovratore. Per evitare gaffes e problemi, inciampi e polemiche. E così, la Sicilia ha deciso di fermarsi, in attesa di approdare al 4 dicembre, data del referendum sulla riforma costituzionale, che sarà spartiacque per la politica nazionale, ma anche regionale.
Per aggirare il rischio che una uscita impopolare, una decisione che divide, possa andare a riflettersi sul consenso referandario, governo e Ars, da settimane, sono paralizzati. Fermi. Procede a rilento ad esempio, nonostante gli appelli di alcuni deputati, e quasi certamente verrà approvato dopo il 4 dicembre, il disegno di legge sull'assestamento di bilancio. Molti esponenti della maggioranza, nei giorni della visita di Renzi, hanno preferito seguire il premier in giro per la Sicilia, piuttosto che farsi trovare a Sala d'Ercole. E così, tutto fermo. Nonostante l'allarme di alcuni colleghi: “Così facendo gli stipendi di tanti lavoratori rischiano di slittare al 2017”. E tra i lavoratori, i precari di Comuni ed ex Province, i Pip, i Forestali, i dipendenti dell'Irsap. Ma è tutto fermo. Anche perché ogni manovrina finanziaria è sempre motivo di divisioni e liti, soprattutto sulla distribuzione di contributi e prebende a enti “cari” a questo o quel deputato.
E così, meglio parlarne dal 5 dicembre. Quando però, oltre all'assestamento, l'Ars dovrebbe esaminare anche la manovra vera e propria: il bilancio e la legge di stabilità che dovrebbe essere approvata entro il 31 dicembre, per scongiurare l'esercizio provvisorio. Ma anche qui, macchine ferme. La giunta non ha nemmeno esaminato la manovra, se si esclude una bozza al momento molto generica, saltata fuori una decina di giorni fa, e mai più riapparsa nelle altre riunioni di giunta, compresa quella di ieri.
Ma al momento, è meglio frenare. E così, ad esempio, non c'è ancora traccia in commissione Salute della Rete ospedaliera. Il Piano che, anche questo in versione ancora provvisoria, era in realtà stato esaminato anche dai Ministeri della Sanità e dell'Economia. Da lì, le polemiche, accese, che hanno consigliato il governo a una parziale marcia indietro e alla promessa di coinvolgere tutti, prima di giungere al documento definitivo: i sindaci e i manager, i lavoratori e i deputati della commissione, appunto. Che però ancora attendono. E probabilmente attenderanno ancora: perché creare nuove tensioni a ridosso del voto? Nel frattempo, però, il ritardo della nuova rete trascina con sé il blocco delle annunciate assunzioni. Gucciardi aveva chiesto a Roma lo sblocco, almeno, di quelle relative all'emergenza-urgenza. Tutto fermo, anche qui.
Perché nulla si muove, se può creare disturbo. E una ventina di giorni fa, la polemica era esplosa anche all'interno del governo di Crocetta sul tema sempre caldissimo delle nomine. In particolare, di quelle per la guida delle aziende Crias e Ircac. Nel primo caso, il governatore aveva individuato Sami Ben Abdelaali come possibile presidente. Una designazione che ha però fatto saltare sulla sedia gli alleati: dall'assessore del Pd Antonello Cracolici, a quello dell'Udc Giovanni Pistorio. Che hanno dato l'alt. Un veto che ha spinto addirittura l'assessore alle Attività produttive Mariella Lo Bello a parlare di “razzismo”. Da allora, nulla si è più mosso. Il nome del consulente tunisino di Crocetta è stato momentaneamente rimesso nel cassetto, in attesa di tempi migliori.
Nel frattempo, il governatore ha accuratamente evitato polemiche e boutade, si è ordinatamente messo in fila per il Sì, insieme ai renziani, ne ha approfittato per volare in Marocco per temi tutto sommato “soft” rispetto alle urgenti emergenze siciliane: dalla vertenza dei precari degli enti locali i cui contratti scadono il 31 dicembre, così come le graduatori di medici e operatori sanitari in attesa da anni della legittima assunzione. Mentre i lavoratori della Formazione attendono ancora una risposta su quando poter riprendere i corsi, oggi che i riflettori sull'Avviso 8 si sono un po' spenti, dopo le polemiche iniziali. Oggi che proprio la riforma sulla Formazione, o quella sui Forestali prende polvere nelle commissioni legislative. Tutto fermo, immobile, sospeso. In attesa del 4 dicembre. Come se la Sicilia potesse davvero attendere.
23 Novembre 2016
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