Lelio Cusimano
Forestali siciliani si sono visti liquidare compensi non dovuti da un' amministrazione che ne richiede ora la restituzione, mentre il sindacato rilancia con la nota tarantella napoletana, chi ha avuto ha avuto
I NODI DELLA SICILIA/ IL COMMENTO
INDENNITÀ DI REPERIBILITÀ PAGATE TUTTO L'ANNO: ESPLODE UN NUOVO CASO DI MALA BUROCRAZIA ALLA REGIONE
Lelio Cusimano
Le cronache non risparmiano giorno senza qualche nuova perla che si va, puntualmente, ad aggiungere alla collana della mala burocrazia siciliana. Non ho mai conosciuto un uomo, diceva Confucio, che davanti ai proprì errori ne sapesse imputare la colpa a se stesso. E probabilmente, traendo ispirazione dal grande filosofo cinese, sarà difficile venire a capo del gioco delle responsabilità. E dire che l'ultimo «errore» riguarda uno dei più grandi bacini di lavoratori a carico del bilancio regionale, con numeri da fare tremare i polsi. Gli stipendi del personale forestale siciliano ammontano, infatti, a circa 250 milioni di euro l'anno; se fossero contabilizzati tra i costì per i dipendenti di ruolo della Regione (come peraltro dovrebbe essere), il saldo finale aumenterebbe, in un colpo solo, quasi del 30%. Ecco di che cosa stiamo trattando: di un volume imponente di operai forte di oltre 26 mila unità, impiegate per 2,7 milioni di giornate lavorative ogni anno e distribuite su almeno una decina di posizioni funzionali, dal Corpo Forestale al Dipartimento dello sviluppo rurale, dagli 81unisti (81 giornate lavorative garantite), ai 101unisti, dai 151unisti fino agli operai a tempo indeterminato. Già dall'assunzione, l'iter contrattuale dei forestali siciliani è caratterizzato da un percorso a dir poco curioso; la Corte dei Conti ricorre a un garbato latinismo e parla di ius singulare. In sostanza l'assunzione dei lavoratori è attuata attraverso una serie di progetti finanziati con risorse regionali ed extraregionali (anche di derivazione comunitaria). Questo meccanismo, segnala la Magistratura contabile, oltre a determinare ogni anno un'inutile reiterazione di adempimenti e di costi assai rilevanti, fa sì che gli emolumenti della manodapera impiegata siano diluiti in numerosi capitoli di spesa, sotto la dizione apparentemente neutra di «lavori in economia». In questa babele di posizioni, di contratti, di amministrazioni diverse, di qualifiche, incentivi, indennità, reperibilità, benefit e quanto altro ha saputo partorire la fantasiosa politica siciliana, l'errore è dietro l'angolo e poco consola che un normale notebook potrebbe, se adeguatamente programmato, gestire agevolmente l'intero bacino. La realtà, come denuncia la Corte dei Conti, è che «manca un sistema informativo contabile in grado di rilevare in modo accurato le spese riferite al personale». Una dimenticanza, una superficialità, una comoda opportunità? Intanto, bussa alla porta (eufemismo per indicare il ritardo già maturato) il Piano di Sviluppo Rurale con una dotazione di 2,2 miliardi di euro, frutto del finanziamento comunitario e del cofìnanziamento nazionale. Una delle Misure del Piano, esattamente l'Ottava, persegue un obiettivo difficile quanto ormai improrogabile: fare transitare i boschi da «costo» a «risorsa», mandando in soffitta o comunque attenuando il problema dell'utilizzo dei forestali. Da qualche mese l'Assessore all'Agricoltura ha annunciato una riforma del comparto della forestazione; avrebbe dovuto e potuto essere avviata già con la legge regionale di bilancio dello scorso anno; ma si andò alla proroga. Oggi il relativo disegno di legge è posteggiato in Giunta di Governo, contenendo evidentemente scelte non condivise in maniera unanime. Sembra ottimistico potere avviare la riforma «nell'anno bianco» delle elezioni regionali; e tuttavia un ulteriore rinvio non sembra compatibile cone la situazione dei conti pubblici. Le Istituzioni regionali, le Forze politiche, l'Amministrazione e lo stesso Sindacato sapranno reggere all'enorme energia centripeta, scatenata dal rinnovo del Parlamento Siciliano e da altre non meno impattanti scadenze?
Un esercito di operai di oltre 26 mila unità, impiegate per 2,7 milioni di giornate lavorative ogni anno. Vani i tentativi di riforma
20 novembre 2016. Giornale di Sicilia
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