Erano dirigenti comunisti. Oggi alla guida di enti e associazioni attingono ai fondi pubblici.
di Accursio Sabella
Gianfranco Zanna, ad esempio, come è raccontato nella sua breve biografia sul sito ufficiale di Legambiente Sicilia, dove da circa un anno ricopre il ruolo di direttore è “cresciuto tra i giovani comunisti, si è formato, diventandone protagonista e animatore, nei movimenti per la pace e contro i missili e in quello contro la mafia, nato dopo gli assassini politico-mafiosi avvenuti a Palermo nei primi anni ’80. E’ stato dirigente del PCI e poi del PDS, facendo, tra l’altro, anche il parlamentare regionale dal 1996 al 2001”. Adesso, come detto, guida il movimento ambientalista. Che ha fitti rapporti con la Regione. Solo un esempio, tra gli altri: Legambiente è una delle associazioni che gestiscono le riserve naturali siciliane. Nella manovra di assestamento che la giunta di governo porterà presto in Assemblea, è prevista una quota da due milioni complessivi per la gestione delle oasi naturalistiche. Quanto andrà a Legambiente? È ancora presto per dirlo. Ma un dato c'è: il primo stanziamento, che è risultato sufficiente solo per garantire fino ad aprile scorso la gestione delle riserve e gli stipendi del personale che vi lavora, è stato complessivamente di quasi 860 mila euro. Come detto, avrebbe “coperto” le Riserve solo per quattro mesi. Per quei quattro mesi, a Legambiente sono andati 250 mila euro per gestire le Oasi delle Macalube, l'Isola di Lampedusa, la Grotta di Carburangeli, la Grotta di Santa Ninfa, il Lago Sfondato, e l'Oasi di Sant'Angelo Muxaro. Una cifra che verosimilmente sarà triplicata per coprire tutto l'anno solare. Aula permettendo.
E Zanna conosce bene l'Assemblea. Non solo per averla frequentata da deputato tra il 1996 e il 2011, ma anche perché oggi lui è un dipendente della Fondazione Federico II, controllata appunto dall'Assemblea regionale che destina ogni anno un finanziamento pubblico che contribuisce a garantire anche gli stipendi dei 44 dipendenti e del direttore generale. Anche quest'ultimo fu un comunista, in Calabria, dove Francesco Forgione ricoprì incarichi di prestigio nel Pci. In Sicilia poi fu segretario di Rifondazione comunista. A lui oggi la Fondazione garantisce uno stipendio da 4.300 euro per 14 mensilità. La Fondazione in passato spuntava persino tra gli enti della cosiddetta “ex Tabella H”.
Lì, in quell'elenco che per anni ha rappresentato la “pietra dello scandalo” dei finanziamenti regionali, poi, hanno trovato posto e – in un certo senso – continuano a trovare posto alcuni soggetti guidati da altri ex comunisti. È il caso, ad esempio, dell'Istituto Pio La Torre. Il presidente, oggi, è Vito Lo Monaco che comunista certamente è stato. Ed è tutt'ora, certamente, visto che guida un ente intitolato al parlamentare che ideò la legge sulla confisca dei beni alla mafia. Il Centro studi palermitano è stato frequentatore costante proprio della Tabella H e dei finanziamenti regionali. Basti pensare ad esempio che dal 2012 a oggi, cioè in appena quattro anni, ha ricevuto oltre 600 mila euro, dapprima, appunto, come finanziamenti a pioggia, poi attraverso una bando pubblico regionale che non ha, nella sostanza, cambiato granché assicurando all'ente un finanziamento annuale che ha sempre oscillato tra i 110 e i 135 mila euro.
Più o meno lo stesso discorso per l'Istituto Gramsci, diretto dal grecista Salvatore Nicosia e per anni guidato anche da Michele Figurelli, oggi nel cda dell'ente. Figurelli fu alla guida della federazione comunista palermitana, poi anche senatore della repubblica. Anche il “Gramsci”, come il “La Torre” solo negli ultimi quattro anni ha ricevuto dalla Regione oltre 600 mila euro.
Insomma, i comunisti ci sono. Basta cercarli. Spesso in associazioni a metà strada tra il “pubblico” e il privato. È il caso di Mario Filippello, oggi segretario regionale della Confederazione nazionale degli artigiani, o di Valeria Ajovalasit. “Ho scelto – ha raccontato qualche anno fa - di fare politica nel Pci di Belinguer. Oggi il mio impegno continua nell'associazione Arcidonna nella difesas della libertà e dei diritti delle donne”. C'è poi, chi in questi anni sta un po' facendo la spola. È il caso di Elio Sanfilippo, autore, non a caso di un libro dal titolo: “Quando eravamo comunisti”. Chiusa quell'esperienza, Sanfilippo ha guidato per anni la Lega delle cooperative siciliane, ricoprendo anche il ruolo di vicepresidente nazionale. Adesso si è riavvicinato alla politica: è tra gli animatori del movimento “Sicilia Futura” oggi a sostegno del Pd renziano, creato e voluto dall'ex ministro Salvatore Cardinale, che negli anni furenti del comunista Sanfilippo, era il segretario del gruppo alla Camera della Dc. È proprio vero, insomma, che alla fine tutti moriremo un po'. Tutti. Persino i comunisti.
25 Ottobre 2016
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