03 ottobre 2016

REGIONE, IL CIRCO BARNUM CHE CI COSTA UN OCCHIO. I SICILIANI, E NON SOLO LORO, HANNO APPRESO QUALCHE GIORNO FA CHE LA REGIONE SICILIANA NON SA QUELLO CHE FA IL SUO PERSONALE DIPENDENTE


Regione, il Circo Barnum che ci costa un occhio


di SALVATORE PARLAGRECO
I siciliani, e non solo loro, hanno appreso qualche giorno fa che la Regione siciliana non sa quello che fa il suo personale dipendente. Non sono stati colti di sorpresa, in verità. Qualche idea se l’erano fatta in tutti questi anni. Ma una cosa è la percezione, il sospetto, ed un’altra la realtà. Quando ti dicono che le cose stanno proprio come tu le immaginavi, a proposito dei servizi pubblici, ed il pregiudizio non è affatto tale, ci resti ugualmente male, e metti le mani in tasca, istintivamente, senza un perché. O meglio per la ragione che il pensiero va subito al portafogli ed ai costi di questo circo Barnum che non ci fa affatto trascorrere ore liete, né sorridere, ma toglie dalle nostre tasche un bel po’ di soldi senza giustificazione alcuna.
Mentre la monnezzza, con tre zeta, ci mostra in modo incontrovertibile l’assenza di un servizio che paghiamo, il Circo Barnum monta e smonta i suoi spettacoli all’insaputa dei suoi spettatori, cui è dato solo il privilegio di pagare il biglietto.
La Corte dei Conti ha fatto la fotografia alla compagnia di giro stabilmente sistemata nei palazzi della Regione, anch’essi molto costosi, ricordandoci che sono 140 mila i dipendenti che vagano, stando alle ultime notizie, per corridoi e stanze, mentre i loro dirigenti sono impegnati in interessanti confronti con i politici di turno che siedono nelle stanze dei bottoncini. I giudici contabili meritano solidarietà, come quei bancari che assistono impotenti alle genialate dei loro capi che spendono e spandono per migliorare la qualità della loro vita, mentre li tengono a stecchetto. Frustrazione a parte, fanno il loro lavoro, e bene.
Possiamo contare su più di cinque dipendenti regionali ogni mille abitanti in età lavorativa (altrove meno di due per mille). La cifra di 140 mila si raggiunge perché vanno aggiunti ai circa 17 mila “interni”, i forestali, i precari, i dipendenti delle participate eccetera. La fotografia, però, trascura la quota degli invisibili, quei lavoratori che sono operano stabilmente per conto della Regione e sono assunti da aziende esterne (consulenze). Costoro avrebbero il compito di aiutare la Regione a svolgere il prezioso lavoro di progettazione e sviluppo di quelle iniziative che sono dirette a Bruxelles. Con quali risultati è arcinoto. E’ la Regione “parallela”, che la Corte dei Conti non ha fotografato perché non aveva il grandangolo.
Questi lavoratori operano stabilmente nei dipartimenti di competenza a tempo indeterminato, sono assunti da privati e, ovviamente, non sono passati attraverso faticose selezioni. Pare che senza di loro, ormai, il Circo Barnum non potrebbe montare e smontare le tende. E c’è da crederci.
Prima di andare avanti, occorrer aprire una parentesi: faremmo un torto a quei dipendenti e funzionari regionali che s’ingegnano, fanno quel che possono, hanno a cuore la dignità e l’interesse pubblico, sono competenti e, in tanti casi, anche frustrati, se non certificassimo che esistono, eccome. Chiusa parentesi.
La notizia, eclatante, che la Regione sa poco e niente dei suoi dipendenti, è stata tirata fuori – ne avrebbero fatto volentieri a meno – perché dopo mezzo secolo di inamovibilità ed anni di deliranti discussioni sul merito, la giunta di governo, su proposta dell’assessore al ramo pro tempore (Giovanni Pistorio), varò una disposizione secondo la quale sarebbe stato possibile applicare numero e competenze richieste laddove erano necessarie. Un provvedimento di routine, di elementare saggezza, pietra angolare di ogni impresa, ma ignorato dalla Regione siciliana. La rivoluzione permise ad alcuni direttori che lamentavano carenze di organico e di competenze di fare richiesta di personale. Ed è a questo punto che sorge l’intoppo. L’inamovibilità riprese il sopravvento. Restaurazione automatica. Fu assicurata dall’impossibilità di avere informazioni attendibili sull’ acquartieramento delle truppe.
La prima persone venuta a conoscenza della notizia, è stata l’assessore Lanteri, che, evidentemente, non ne era a conoscenza, altrimenti la mobilità sarebbe stata preceduta da uno screening adeguato. Chi doveva avere intuito qualcosa, è indubbiamente la direttore del personale, Giammanco, che in punta di piedi, ha depositato sul tavolo dell’assessore il suo dossier sulla sconoscenza. E’ probabile che l’assessora abbia chiesto alla direttrice perché non me l’ha detto prima?, ma non ne siamo affatto sicuri.
Le cronache raccontano che la direttora Giammanco, comprensibilmente turbata dalla prova cui era stata sottoposta – dover riferire come stavano le cose al suo assessore – si sia ingegnata per superare l’empasse, lanciando un ‘idea che in un fumetto sarebbe stata rappresentata da una lampada luminosissima. Non avendo le carte, i dati, ed i nomi per far partire la mobilità, come le nuove regole richiedevano, ha chiesto le manifestazioni d’interesse al personale. Volete lasciare la vostra nicchia? C’è bisogno di riferirvi il successo dell’iniziativa?
L’episodio che vi abbiamo raccontato troverà posto nei libri di storia della Regione siciliana alla voce Circo Barnum, ma ad esso sopravviveranno senza patemi, i luminari che l’hanno costruito mattone dopo mattone. Rimarranno tutti comodamente seduti al loro posto, seppure dispiaciuti per l’inconveniente. Impegnati anima e corpo a scovare i responsabili…

01 Ottobre 2016






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