Regione, il Circo Barnum che ci costa un occhio
di SALVATORE PARLAGRECO
I siciliani, e non solo loro, hanno appreso qualche giorno
fa che la Regione siciliana non sa quello che fa il suo personale
dipendente. Non sono stati colti di sorpresa, in verità. Qualche idea se
l’erano fatta in tutti questi anni. Ma una cosa è la percezione, il
sospetto, ed un’altra la realtà. Quando ti dicono che le cose stanno
proprio come tu le immaginavi, a proposito dei servizi pubblici, ed il
pregiudizio non è affatto tale, ci resti ugualmente male, e metti le
mani in tasca, istintivamente, senza un perché. O meglio per la ragione
che il pensiero va subito al portafogli ed ai costi di questo circo
Barnum che non ci fa affatto trascorrere ore liete, né sorridere, ma
toglie dalle nostre tasche un bel po’ di soldi senza giustificazione
alcuna.
Mentre la monnezzza, con tre zeta, ci mostra in modo
incontrovertibile l’assenza di un servizio che paghiamo, il Circo Barnum
monta e smonta i suoi spettacoli all’insaputa dei suoi spettatori, cui è
dato solo il privilegio di pagare il biglietto.
La Corte dei Conti ha fatto la fotografia alla compagnia di
giro stabilmente sistemata nei palazzi della Regione, anch’essi molto
costosi, ricordandoci che sono 140 mila i dipendenti che vagano, stando
alle ultime notizie, per corridoi e stanze, mentre i loro dirigenti sono
impegnati in interessanti confronti con i politici di turno che siedono
nelle stanze dei bottoncini. I giudici contabili meritano solidarietà,
come quei bancari che assistono impotenti alle genialate dei loro capi
che spendono e spandono per migliorare la qualità della loro vita,
mentre li tengono a stecchetto. Frustrazione a parte, fanno il loro
lavoro, e bene.
Possiamo contare su più di cinque dipendenti regionali ogni
mille abitanti in età lavorativa (altrove meno di due per mille). La
cifra di 140 mila si raggiunge perché vanno aggiunti ai circa 17 mila
“interni”, i forestali, i precari, i dipendenti delle participate
eccetera. La fotografia, però, trascura la quota degli invisibili, quei
lavoratori che sono operano stabilmente per conto della Regione e sono
assunti da aziende esterne (consulenze). Costoro avrebbero il compito di
aiutare la Regione a svolgere il prezioso lavoro di progettazione e
sviluppo di quelle iniziative che sono dirette a Bruxelles. Con quali
risultati è arcinoto. E’ la Regione “parallela”, che la Corte dei Conti
non ha fotografato perché non aveva il grandangolo.
Questi lavoratori operano stabilmente nei dipartimenti di
competenza a tempo indeterminato, sono assunti da privati e, ovviamente,
non sono passati attraverso faticose selezioni. Pare che senza di loro,
ormai, il Circo Barnum non potrebbe montare e smontare le tende. E c’è
da crederci.
Prima di andare avanti, occorrer aprire una parentesi:
faremmo un torto a quei dipendenti e funzionari regionali che
s’ingegnano, fanno quel che possono, hanno a cuore la dignità e
l’interesse pubblico, sono competenti e, in tanti casi, anche frustrati,
se non certificassimo che esistono, eccome. Chiusa parentesi.
La notizia, eclatante, che la Regione sa poco e niente dei
suoi dipendenti, è stata tirata fuori – ne avrebbero fatto volentieri a
meno – perché dopo mezzo secolo di inamovibilità ed anni di deliranti
discussioni sul merito, la giunta di governo, su proposta dell’assessore
al ramo pro tempore (Giovanni Pistorio), varò una disposizione secondo
la quale sarebbe stato possibile applicare numero e competenze richieste
laddove erano necessarie. Un provvedimento di routine, di elementare
saggezza, pietra angolare di ogni impresa, ma ignorato dalla Regione
siciliana. La rivoluzione permise ad alcuni direttori che lamentavano
carenze di organico e di competenze di fare richiesta di personale. Ed è
a questo punto che sorge l’intoppo. L’inamovibilità riprese il
sopravvento. Restaurazione automatica. Fu assicurata dall’impossibilità
di avere informazioni attendibili sull’ acquartieramento delle truppe.
La prima persone venuta a conoscenza della notizia, è stata
l’assessore Lanteri, che, evidentemente, non ne era a conoscenza,
altrimenti la mobilità sarebbe stata preceduta da uno screening
adeguato. Chi doveva avere intuito qualcosa, è indubbiamente la
direttore del personale, Giammanco, che in punta di piedi, ha depositato
sul tavolo dell’assessore il suo dossier sulla sconoscenza. E’
probabile che l’assessora abbia chiesto alla direttrice perché non me l’ha detto prima?, ma non ne siamo affatto sicuri.
Le cronache raccontano che la direttora Giammanco,
comprensibilmente turbata dalla prova cui era stata sottoposta – dover
riferire come stavano le cose al suo assessore – si sia ingegnata per
superare l’empasse, lanciando un ‘idea che in un fumetto sarebbe stata
rappresentata da una lampada luminosissima. Non avendo le carte, i dati,
ed i nomi per far partire la mobilità, come le nuove regole
richiedevano, ha chiesto le manifestazioni d’interesse al personale.
Volete lasciare la vostra nicchia? C’è bisogno di riferirvi il successo
dell’iniziativa?
L’episodio che vi abbiamo raccontato troverà posto nei libri
di storia della Regione siciliana alla voce Circo Barnum, ma ad esso
sopravviveranno senza patemi, i luminari che l’hanno costruito mattone
dopo mattone. Rimarranno tutti comodamente seduti al loro posto, seppure
dispiaciuti per l’inconveniente. Impegnati anima e corpo a scovare i
responsabili…
01 Ottobre 2016
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