Quanto incide la Juventus sul pil della Sicilia
Michele Fronterrè
Se non ci fosse la Juventus, il pil della
Sicilia potrebbe aumentare di due punti. Assisteremmo a un nuovo
rinascimento. Al manifestarsi di effetti sociali che neanche la più
radicale delle riforme, neanche la più novecentesca delle ideologie
avrebbero potuto realizzare.
Se la Sicilia è così periferia, se è
terra coatta, la colpa è anche della Juventus. Pensate a quanti
abbonamenti Premium o Sky. Pensate al costo/opportunità della montagna
di ore passate davanti alla tv. Pensate a quanti soldi spesi in viaggi
nei fine settimana. – Per cosa? – . -Per vedere la Juve – .
È un’economia da paese sottosviluppato
quella della Sicilia. Si rinuncia a tutto ma, nel cosiddetto paniere,
non possono mancare l’abbonamento premium, le ricariche telefoniche e i
soldi per lotto e videopoker. Come in Tunisia o in Marocco dove, appena
si lascia la costa e ci s’inoltra verso l’interno, le persone si muovono
in groppa d’asino. Se li fermi per chiedere un’indicazione, scendono e
ti mostrano la strada sul cellulare. Ecco.
In Sicilia, importiamo partite di calcio
ed esportiamo insegnanti elementari. Per la gran parte sono donne che
emigrano per volontà ministeriale nelle scuole del nord, alla conquista
del posto di ruolo.
In concomitanza di qualche partita della Juve, il maritino, che è rimasto dalla mamma in Sicilia, raggiunge la maestrina al nord. Nel dopo partita, i due consumano quella che è la vera “procreazione assistita”.
La maestrina, fresca di nomina, ottiene, infatti, l’avvicinamento alla terra d’origine e un reddito fisso. Ecco.
In concomitanza di qualche partita della Juve, il maritino, che è rimasto dalla mamma in Sicilia, raggiunge la maestrina al nord. Nel dopo partita, i due consumano quella che è la vera “procreazione assistita”.
La maestrina, fresca di nomina, ottiene, infatti, l’avvicinamento alla terra d’origine e un reddito fisso. Ecco.
Non c’è verso di fare nulla in Sicilia.
Non esistono pezzi di società attivi che unendosi possano costituire una
base capace né d’imporre né di pretendere un’agenda politica. Per dire,
negli Iblei il porto di Pozzallo non può essere completato. A tutti sta
bene così. Mezzo insabbiato. Le navi da crociera a Pozzallo hanno
preferito Porto Empedocle. I turisti, però, da Porto Empedocle li
portano col pullman a Modica e Scicli. Così, quello che non hanno
vomitato per mare, lo vomitano per terra. La strada infatti fa schifo.
È così da sempre: pullman e traghetti
tengono in ostaggio la Sicilia. A Villa San Giovanni, giusto il primo
sabato d’Agosto, quello da bollino nero, alla biglietteria dei traghetti
della Caronte c’era un solo operatore. Le macchine automatiche non
funzionavano. La situazione era così insostenibile che in tanti hanno
acquistato il biglietto per traghettare dai “bagarini”.
La Fornace Penna, sul litorale di
Sampieri, può crollare sotto i colpi dell’incuria perché qualunque
progetto, vuoi di messa in sicurezza, vuoi di una possibile
rifunzionalizzazione, dà sempre fastidio a qualcuno.
Spiace dirlo, ma i distributori di
benzina non sono più tutti Tamoil. Sono Agip. Ma non Agip Agip. Infatti,
se vuoi caricare i punti del rifornimento sulla tessera millemiglia,
devi evitare gli acronimi che non offrono questo servizio.
L’immondizia è fatta bruciare sul ciglio
delle strade di campagna che un esercito di forestali non riesce a
controllare. Così il fuoco divora carrubi e ulivi, incolpevoli testimoni
della bestialità umana.
Nonostante tutto, l’orientamento delle
famiglie è sempre lo stesso. Quello del viddano illuminato: – U figghiu
bonu dutturi, chiddu sceccu in campagna -.
Tant’è.
Tant’è.
21 Agosto 2016
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