REGIONE
Tra i burocrati figli e figliastri
Solo i fedelissimi sono inamovibili
Si chiede ai regionali di andare in pensione, ma ecco la deroga per alcuni di loro. I 1700 dirigenti di ruolo non bastano: servono gli esterni.
di Accursio Sabella
Inamovibili, anche quando, ad esempio, è la stessa Regione ad affermare la necessità dei pre-pensionamenti. Necessari per tutti, ma non per i burocrati graditi agli esponenti del governo, che – mentre chiedono agli altri dirigenti di sgombrare l'affollato campo dei burocrati regionali – chiede di restare a chi, invece, avrebbe i requisiti per andare.
È il caso ad esempio della Ragioneria generale. Un controsenso, a pensarci bene, visto che i pre-pensionamenti sono stati con forza voluti proprio dall'assessore all'Economia Alessandro Baccei. Che ha, però, chiesto uno “sforzo ulteriore” a Salvatore Sammartano, uno dei pochi dirigenti generali di seconda fascia (gli altri sono di terza). Sammartano infatti aveva raggiunto i requisiti per il pre-pensionamento lo scorso 12 luglio. Ma è proprio Alessandro Baccei a chiedere lo “stop” alla fuoriuscita del dirigente, considerando “indispensabile continuare ad avvalersi dell'esperienza e della professionalità dispiegata nel ruolo di ragioniere generale dal dottor Sammartano”. Che quindi resterà in servizio almeno fino al giugno del 2017, pur mantenendo, una volta in quiescenza, le condizione – più vantaggiose – offerte dalla “pre-Fornero” rispetto al regime pensionistico successivo. Ma quello di Sammartano non è l'unico caso.
Aveva maturato i requisiti per la pensione i primi di aprile, infatti, il dirigente generale Felice Bonanno. Ma anche in questa occasione, è arrivato l'alt della Regione: “Resta ancora un po'”. Stavolta a richiedere il mantenimento in servizio del dirigente generale è direttamente l'assessore all'Agricoltura Antonello Cracolici, “al fine – scrive Cracolici – di assicurare continuità ed immediata efficacia amministrativa del dipartimento sviluppo rurale e territoriale”. Ma la proroga di Bonanno è più breve: fino al 30 settembre prossimo. E così, filtra da Palazzo d'Orleans, ecco avanzare l'ipotesi di una nuova – ma probabilmente impossibile – proroga.
È il presidente Crocetta in persona, invece, a “stoppare” il pensionamento di Maurizio Agnese, a capo dell'Autorità di Audit dei programmi cofinanziati dalla Commissione europea. Un ufficio alle dirette dipendenze di Palazzo d'Orleans. Anche in questo caso, si fa riferimento alla necessità di garantire la continuità amministrativa di un “ufficio strategico – scrive Crocetta - per la chiusura della programmazione 2007/2013 e l'inizio della programmazione 2014-2020”. E così, Agnese, che ha ormai superato i 63 anni d'età e soprattutto i 44 anni di anzianità contributiva, resterà al suo posto ancora per un po'. La proroga, poi, era arrivata anche per un altro dirigente “di peso”: Pietro Lo Monaco era pensionabile già dall'agosto del 2015, ma è stato mantenuto in servizio per volere dell'assessore Vania Contrafatto fino all'aprile scorso. Alla fine, però, almeno Lo Monaco in pensione è andato. Ma quasi certamente nei prossimi mesi di richieste potrebbero giungerne altre: dirigenti generali che chiederanno il mantenimento in servizio, nonostante gli inviti a “snellire” e ringiovanire l'amministrazione.
Ma del resto, la Regione sembra predicare bene, salvo poi accantonare la predica nei casi che riguardano gli “amici”. Anche nell'ultimo giudizio di parifica della Corte dei conti, così come è avvenuto praticamente ogni anno negli ultimi dieci anni, i magistrati contabili hanno puntato il dito contro l'esagerato numero di dirigenti in forza alla Regione. Troppi, eppure non sufficienti. Visto che il governatore in particolare, continua a far pagare ai siciliani gli stipendi di alcuni dirigenti “esterni” (quindi non di ruolo), anche molto costosi. Anzi, di fronte alla scadenza di quei contratti, Crocetta si è affrettato a rinnovarli, invece di nominare un interno (il cui stipendio grava già sul bilancio regionale, in quanto “di ruolo”). E invece, ecco che la Sicilia deve “accollarsi”, per volere del presidente, anche degli stipendi extra (e che stipendi...) di Patrizia Monterosso (quasi 180 mila euro annui più incarico in Irfis) e Romeo Palma (oltre 200 mila euro), senza dimenticare l'eterno e pluriprorogato commissario straordinario dell'Esa Francesca Calanna, capace di collezionare una dozzina di rinnovi. Perché i fedelissimi, dalla Regione, non devono andare via.
22 Agosto 2007
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