Incendi: “Ancora ferma la campagna prevenzione”. La Sicilia resta a rischio roghi
Minima Immoralia
Ricapitoliamo: il 16 Giugno scorso, giornata di scirocco micidiale, la Sicilia è stata assalita dalle fiamme. Incendi in ogni dove per un bilancio drammatico: 800 roghi, 5.626 ettari di terra incendiati, di cui 3.748 ettari bosco e 1.878 di superficie destinata a macchia mediterranea. Un inferno. E, altrettanto infernali, le polemiche che ne sono seguite: tutti i sindacati hanno accusato la Regione di non avere fatto il proprio dovere per evitare il disastro (lo leggete qui). Il Governo, dal canto suo, sui giornali di regime assicurava che tutto era stato fatto (prevenzioni ecc…) e, ovviamente il Presidente della Regione ha attribuito alla mafia tutta la colpa (lo fa sempre e spesso per nascondere i suoi limiti).
Arriva l’indagine della Procura della Repubblica di Termini Imerese e le parole chiarissime del Procuratore, Alfredo Morvillo che pur parlando di dolo, smentisce Crocetta: “Non credo nel ruolo della mafia”. La procura sta indagando anche su possibili omissioni dell’amministrazione regionale e ha parlato di “interessi economici”. Di chi? Di chi deve occuparsi del rimboschimento o di chi in quei terreni vuole fare qualcosa? E cosa? Edilizia? Parchi eolici? Vattelapesca.
Veniamo ad oggi. Dunque dicevamo che per il Governo già tutto era in regola prima del fatidico 18 Giugno. Ebbene, sentite cosa dichiara oggi sul Giornale di Sicilia, Salvatore Tripi della Flai Cgil: “Mancano ancora i fondi per avviare i contratti dei forestali che devono svolgere 78 giorni di lavoro, circa 5mila gli operai coinvolti. E’ un fatto gravissimo: così di fatto non è partita l’opera di prevenzione contro gli incendi e non è certo una bella risposta dopo quello che è accaduto”.
Quindi: non era stata avviata prima del 18 Giugno e non è in corso nemmeno ora.
E ancora: Tripi spiega che il problema è solo in parte legato ai fatidici 500 milioni che Roma finge di doverci dare (si tratta, come abbiamo spiegato qui, di una anticipazione da ripagare con il nostro gettito fiscale), perché da questa incerta fonte dovrebbero arrivare solo 20 milioni. Ne servono altri 60. Ma, poiché Crocetta e il PD-A (sarebbe il PD con l’aggiunto della A di ascari) continuano a regalare soldi a Roma (con l’ultimo accordo capestro, come con quelli precedenti) e poiché lo Stato, come detto dalla Corte dei Conti, continua a stressare i conti della Sicilia, i soldi non ci sono.
Insomma, la Sicilia può tornare a bruciare. L’importante è continuare a dare soldi a Roma per tentare di garantirsi un posto in lista alle prossime elezioni.
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