IL PROCESSO. All'inizio del '90 era stato coinvolto in un'inchiesta e aveva patteggiato due anni: poi per altri 22 non aveva più avuto guai con la giustizia
Indagato per mafia fu escluso dal lavoro: forestale reintegrato
All'inizio degli anni '90 è stato coinvolto in una delle primissime inchieste antimafia che erano state fatte sul territorio ennese. Indagato a piede libero, scelse di patteggiare una condanna a due anni, con la sospensione condizionale delle pena, per associazione mafiosa. Da quel momento, e sono passati oltre ventidue anni, non ebbe mai più alcun guaio con la giustizia. Nonostante ciò, per quella vecchia sentenza, un operaio stagionale della Forestale, un «centunista» - si tratta dei lavoratori che vengono assunti ogni anno per lavorare poco più di tré mesi, per centouno giornate, o giù di lì - era stato cancellato dagli elenchi dei lavoratori, su decisione della Regione. Adesso però il giudice del lavoro del Tribunale di Enna ha disposto il suo reinserimento negli elenchi degli stagionali, condannando pure la Regione a pagare il rimborso delle spese del contenzioso. L'operaio, T.L., è difeso dall'avvocato Giuseppe Lo Monaco, che definisce l'ordinanza del giudice Stancanelli «la fine di un incubo», per un operaio precario con garanzia occupazionale di 101 giornate l'anno, che per ventidue anni dopo il «fattaccio» non ha mai commesso alcun reato. La cancellazione dagli elenchi dei lavoratori forestali era stata disposta a marzo dal Centro per l'Impiego di Enna, a seguito di due direttive emanate dal presidente della Regione Rosario Crocetta. Ma immediatamente la difesa dell'uomo ha presentato un ricorso d'urgenza. E il giudice del lavoro di Enna ha dichiarato quel provvedimento illegittimo. Il ricorso del difensore evidenziava, da un lato, che si trattava di una vecchia storia per cui quell'uomo aveva già pagato il suo debito con la giustizia, ottenendo la condizionale e rispettandola, mantenendo «una condotta irreprensibile sotto ogni profilo, lavorando ininterrottamente prima alle dipendenze dell'Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Enna e poi dell'Azienda Regionale Foreste Demaniali di Enna». E ora il giudice ha accolto pienamente le ragioni del ricorso. Il giudice ha messo nero su bianco che quel reato si era «estinto di diritto, tenuto conto del fatto che il sig. T. L. ha serbato una condotta irreprensibile ed ossequiosa della legge»; che nell'ordinamento giuridico italiano «non esiste una norma che preveda, quale causa ostativa alla costituzione di un rapporto di lavoro, la condanna penale definitiva non accompagnata dall'interdizione dai pubblici uffici». L'avvocato Lo Monaco rilevava soprattutto, che quel provvedimento di cancellazione, «adottato in assenza di una previa valutazione dei requisiti morali ed attitudinali, ha natura sanzionatoria e, in quanto tale, è palesemente illegittimo». «L'ordinanza del giudice conclude l'avvocato Lo Monaco è il giusto epilogo di una vicenda squisitamente populistica e rende finalmente piena giustizia al mio assistito, ripristinando soprattutto la legalità violata dal provvedimento dell'amministrazione regionale e dal presidente Rosario Crocetta».
01 Luglio 2016
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