La Sicilia brucia? Ma è forte, può assorbire tutto. Incendi, criminalità, povertà, sbarchi di migranti...
La leggenda narra che Efesto preferì l'Etna all'Olimpo. Stufo di essere preso in giro per la sua bruttezza il Dio decise di donare bellezza col fuoco, creando meravigliosi oggetti nella fucina ricavata nelle viscere del vulcano. In questo aiutato dai ciclopi, suoi fedelissimi aiutanti.
Bellezza dove oggi fumano tizzoni. Bellezza dove oggi si creano spettri scuri, oscuri. Bellezza dove oggi si distrugge. Stupenda, triste, dannata Sicilia, che ha avuto la fortuna di apprendere dagli Dei, che Olimpo in terra è stata eletta, che figli ingrati ha, però, partorito e permesso loro di governarla.
Così brucia, la Sicilia. Splendida, divorata Sicilia. Governata da Crocetta e Alfano, gelese il primo, agrigentino l'altro; presidente della regione il "renziano", ministro dell'Interno l'ex pargolo di Berlusconi. Ettari di macchia mediterranea in cenere, bambini intossicati dal fumo ricoverati negli ospedali, centri abitati a rischio. Da Palermo a Capo d'Orlando un immenso rogo. Si dice: non è un caso che la miccia sia stata accesa dove si trova la sede del potere istituzionale siciliano. La matrice dolosa per il governatore siciliano sembra scontata, lo scirocco soltanto come inconsapevole complice.
Il governatore Crocetta ne è certo, si è trattato di un atto della criminalità organizzata. Lo scorso marzo è emerso che 56 forestali su 23 mila rischiano l'espulsione. 17 dei 56 per reati legati al 416 bis, quello che condanna l'appartenenza a una associazione mafiosa: nove sono palermitani, cinque ennesi, due di Trapani e uno di Caltanissetta. E sono 39 i forestali con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici: undici a Caltanissetta, sette a Messina e Palermo, cinque a Enna, tre a Siracusa e Trapani. Così per Crocetta non ci sono dubbi. La Sicilia brucia e lui si trincera dietro il fantoccio dell'antimafia: è per stanare un campione come lui che si ricorre all'assedio con le fiamme. Alfano si precipita a Palermo e si affretta a rassicurare, promette aiuti e pur tra qualche se e qualche ma garantisce "contro persone magari siciliane che buttano questo odio addosso alla Sicilia e ai siciliani una reazione durissima ". Il commissariato di Cefalù, vuole vederci chiaro. Manfredi Borsellino, figlio del giudice Paolo ucciso nella Strage di Via D'Amelio insieme con la sua scorta, è a capo del posto di polizia del centro alle porte di Palermo. Qui le fiamme hanno distrutto locali pubblici e messo in fuga i turisti. Manfredi Borsellino ha chiesto l'intervento della scientifica per fugare qualsiasi dubbio sulle cause.
Ma che si tratti di dolo o scintilla vagante nella notte, la catasta del rogo siciliano l'ha ammucchiata chi governa e ha governato la regione. È quel che Crocetta vorrebbe nascondere sotto la cenere. Lo urlano i vigili del fuoco, che esigono le loro dimissioni. L'unità sindacale di base dei vigili del fuoco le ha chieste con un documento ufficiale e le ribadirà con maggiore forza lunedì, a Catania, dove i rappresentanti sindacali si riuniranno con il direttore generale e la commissione del dipartimento regionale per fare il punto su un'emergenza destinata a peggiorare drammaticamente se non si interverrà subito.
Perché Crocetta e Alfano non sono gli sparring partner del dissenso, il capro espiatorio dei delusi. Sono i fatti che li inchiodano alle loro responsabilità. Ogni anno sull'isola è la stessa storia. Anzi no, è sempre peggio. L'organico dei vigili del fuoco è ridotto ai minimi termini. I mezzi sono pochi e molti obsoleti. Sono problematiche che si conoscono da tempo, emerse anche durante lo svolgimento dell'operazione Augusta 2016, quella del peschereccio con trecento corpi di migranti a bordo nuovamente inabissato, quella per cui il Viminale aveva chiesto che fossero richiamati da riposi e ferie tutti i dipendenti perché non sarebbe stato possibile coprire i turni nelle varie sedi dell'isola.
Nella divisione dei ruoli la Sicilia si è presa quello di chi può assorbire qualsiasi cosa, incendi, povertà, criminalità, sbarchi di migranti. Forse perché regge meglio di altri luoghi agli impatti violenti. È vero: altri sanno programmare e pianificare meglio della Sicilia. Ma lo scambio non è tra equivalenti. Al tavolo delle trattative tra il centro e le periferia della nazione si sono seduti negli anni - e continuano a sedersi - élite locali preoccupate principalmente della loro sopravvivenza. Hanno contrattato un buon prezzo per la loro sopravvivenza, ma non per quella dei cittadini della loro regione. E hanno finito per impoverire in maniera insopportabile la terra che gli ha dato di che vivere.
Torniamo ai forestali. Il corpo forestale della regione ne prevede più di 20 mila ma è come se non ce fossero, perché sono mal gestiti. Sono impegnati nelle attività di prevenzione, forestazione e manutenzione soltanto nei circa 200 mila ettari di demanio forestale e nelle 32 riserve gestite dalla regione. Il servizio antincendio di supporto al corpo forestale della regione è invece alimentato da squadre di lavoratori stagionali in attività dal 15 giugno al 15 ottobre in tutte le aree boschive e collinari. Insomma la campagna antincendio della regione, come rivela bellamente lo stesso Crocetta, è stata avviata soltanto mercoledì scorso.
In pieno giugno. In Sicilia. Si avvia a metà giugno, nell'anno che i metereologi prevedono sarà quello più caldo di sempre, una campagna che dovrebbe essere permanente, perché il bene più prezioso della Sicilia insieme al suo patrimonio artistico sono proprio le sue straordinarie risorse naturalistiche. Da Crocetta cominciano prendere le distanze anche i membri della sua giunta. La situazione è così delicata che l'assessore all'Agricoltura non se l'è sentita di avvallare l'indice puntato contro i forestali dal governatore e da chi li accusa di atti di sabotaggio. Antonello Cracolici ha dichiarato all'Ansa che "Additare i responsabili fra i forestali, o in qualcuno di essi, può essere utile per gettare in pasto un colpevole a un'opinione pubblica scossa per quello che è avvenuto, ma non è un buon servizio alla verità. Nessun processo sommario può essere accettabile".
Insomma, un uomo di Crocetta che smentisce Crocetta. E suggerisce che occorrerebbe unificare le competenze del servizio anticendi con quelle del corpo forestale, coordinare gli stagionali con dipendenti "Per organizzare al meglio - ammette Cracolici - il lavoro e rendere chiari i diversi compiti, cosa che a volte riesce difficile perfino agli stessi addetti ai lavori".
Anno 2016: in Sicilia che ogni estate brucia un pezzo del suo patrimonio ancora non si è riusciti a organizzare un piano di prevenzione degno del nome. Lo dice un assessore regionale. E il governo dell'isola brucia nella sua arroganza, nella sua incapacità, nella sua indolenza e riduce in cenere quel che lo circonda.
20 Giugno 2016
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