Bastonati e gabbati
Distinguere il concetto di lavoro da quello dei lavoratori è una di quelle “acrobazie” concettuali della sinistra “moderna”, anzi post-moderna, talmente post e moderna da essere ormai concetti del tutto conformi al liberalismo, il quale può essere tutto fuorchè, politicamente, “sinistra”. Tali concetti, invero, non fanno neanche parte della destra tradizionale ed etica, bensì di quelle ideologie che di etico trovano soltanto la possibilità di contar soldi al di là del lecito o dell’illecito: quindi al di là dell’umanizzazione stessa del lavoro, in quella monetarizzazione astratta ed alienante in cui, un tempo, trovava senso la politica di sinistra. Ritengo, perciò, che non possa esserci alcuna distinzione fra Lavoro e Lavoratori, l’uno comprende necessariamente gli altri. Una tale distinzione può avere, semmai, soltanto giustificazione nell’intenzione a dimenticare, appunto, l’umanità di chi lavora: l’identità di padri e madri, l’aspirazione alla tranquillità familiare nel crescere e formare nuove generazioni sociali. Ciò non è, per niente, allettante. Ma ciò è proprio la prospettiva aperta dalla globalizzazione dei mercati e dalla concorrenza sleale che questa ha portato. Tale è il senso della politica di “austerità” dei nostri tempi, una austerità, infatti, richiesta ai molti ma non a tutti, una politica che coltiva dei privilegiati che si autoproteggono alle spalle dei molti tartassati ed umiliati, prima come lavoratori e, quindi, come cittadini. Noi forestali siciliani, in questo momento, siamo vittime di una diffamazione basata sulla confusione e sull’illazione ed, in base a questi giudizii sommari, si tenta, magari, di intimidirci ed intimorirci di fronte alla prospettiva di riforme del settore, sicuramente, penalizzanti. Ma noi non possiamo farci intimorire, affrontiamo già dei rischi diretti ogni volta che interveniamo su di un incendio, cosa può essere la minaccia della pubblica disapprovazione? Soprattutto quando quella disapprovazione è basata su infami menzogne. La gran parte degli incendi, anche quelli recenti del messinese e del palermitano, di qualche giorno fa, avvengono su terreni privati e abbandonati, non sul demanio pubblico. Questo significa che i forestali, in questi terreni, non ci lavorano e neppure possono lavorarci poichè, appunto, si tratta di terreni privati! Cioè a dire che hanno dei proprietari privati che, purtroppo, non sostenendo più gli oneri senza guadagni, della nostra agricoltura, sono stati costretti ad abbandonarli. Per cui: per quale astruso motivo, noi forestali, dovremmo incendiarli questi terreni?... Forse soltanto per andare poi a spegnerli?... Ed in questo modo rischiare l’incolumità o la vita?... A diversi di noi è capitato, ed anche a me, di finire al pronto soccorso dopo un intervento! Non è una cosa strana! Infatti intervenire su di un incendio vuol dire intervenire su di un fenomeno, pericoloso, di distruzione chimico-fisica! Una distruzione in movimento su terreni scoscesi, con emanazione di fumi tossici e alte temperature. Si interviene dentro tute ignifughe, poco traspiranti, muovendosi come in una battaglia campale di altri tempi, con una temperatura ambientale che, da sola, ruota già fra i trenta e quaranta gradi, e oltre. Si interviene nello spegnimento, spesso, senza acqua, con soli strumenti manuali come flabelli, pale e buona volontà. Poichè, spesso, dove arriva un incendio, non vi sono strade che permettano l’accesso degli automezzi. Non credo sia piacevole tutto ciò! Ciò che, davvero, può esserci di piacevole è soltanto il riuscire a spegnerlo, poi, l’ incendio e, proprio per questo, provare, la soddisfazione umana e civile del proprio dovere: la soddisfazione di figli della propria terra che combattono per difenderla dalla distruzione criminale dell’idiozia. Ecco la necessità delle squadre di pronto intervento, antincendio boschivo, in Sicilia! In una regione dove lo sguardo al territorio denuncia già l’abbandono costante dei terreni agricoli per l’insostenibilità dei loro oneri senza ritorni. E’ il territorio abbandonato all’incuria che fa degli incendi una probabilità sempre più pressante, per il tipo di vegetazione che abbiamo e per la presenza antropica di quella mentalità strafottente e prepotente che vede nel territorio qualcosa da sfruttare invece che di valorizzare. Basta un solo cerino a fare un danno incommensurabile, così come basta l’ignoranza e la negligenza ad informarsi ad infangare ed umiliare chi non ha colpe, chi, semmai, è in prima linea contro queste catastrofi! E, peggio ancora, quando questa medesima mentalità è presente, con la stessa prepotenza e strafottenza, negli organi di governo che dovrebbero legiferare sulla gestione dei territori. Bisogna chiedersi: se in luoghi nordici, vicini al circolo polare artico, come nel recente incendio a Fort MacMurray, in Canada, una città di 90.000 abitanti è costretta interamente ad evacuare dalle proprie abitazioni, cosa si può pensare possa succedere in Sicilia, dove l’erba rinsecca non per il gelo ma per la calura estiva. La stessa calura che favorisce ulteriormente l’espandersi delle fiamme più che in ambienti dove vi sono temperature ambientali di almeno venti gradi in meno. Non è la medesima cosa! Forse chi non ha l’esperienza diretta, di quel che si sta dicendo, non riesce a capire e, forse, riesce a capire solo qualcosa allorquando vede una struttura urbana bruciare. Ma è bene ragionare che ciò può succedere soltanto perchè, evidentemente, attorno a quella struttura non si è provveduto alla pulizia dalla vegetazione spontanea e rinsecchita. Un incendio si spegne da solo se non trova il combustibile da ardere, ed il combustibile, in un incendio boschivo, sono la vegetazione spontanea e rigogliosa che cresce anche attorno alle case. Attorno alle case, e nei terreni privati, i forestali non ci lavorano e neanche possono farlo: quindi di cosa parliamo! Dovremmo parlare, invece, del perchè quest’anno, così come negli ultimi anni, entriamo in servizio, regolarmente pagati, e, tuttavia, impediti ad operare perchè sprovvisti degli automezzi, degli attrezzi e dei dispositivi di sicurezza personali! Nei recenti incendi, infatti, non siamo neanche potuti intervenire per questo! Per cui la nostra vera posizione è quella dei gabbati e bastonati! Siamo impediti, colpevolmente, ad intervenire e, nello stesso tempo accusati di essere gli incendiari dei terreni privati ed abbandonati! Se può esserci un teorema dell’assurdo quà vi è un magistrale esempio! Se, invece, si cerca davvero di capire perchè un territorio brucia, si può ben capire dove risiede una parte della colpa.
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