Una flotta di droni per vigilare sugli incendi. La proposta, che abbatterebbe notevolmente i costi per sorvegliare le foreste, presentata a margine di Roma Drone Expo
Il Comandante Massimo Lucioli. capo-pilota della flotta dei Canadair
della Protezione Civile dal 2008 al 2013, (poi dimessosi per motivi di
salute) spiega: «Fino ad alcuni anni fa, per prevenire gli incendi
boschivi, veniva svolto un efficace servizio di ricognizione con aerei
PA 18. Poi, per mancanza di fondi il servizio è stato sospeso». La
segnalazione degli incendi oggi avviene principalmente da terra con la
compilazione di un’apposita scheda; il Coordinamento di Roma decide,
poi, l’impiego del Canadair sulla base di questi dati, che non sempre
però possono restituire le esatte caratteristiche dell’incendio. In
alcuni casi, quindi, l’impiego del Canadair, di cui una sola ora di volo
costa circa 4000 euro, si rivela sproporzionato, dato che l’incendio
potrebbe essere facilmente estinto da terra se aggredito
tempestivamente. A tale scopo, dice Lucioli, «i droni potrebbero
pattugliare quotidianamente le aree a rischio, negli orari “caldi”. In
questo modo, un eventuale incendio verrebbe individuato sul nascere,
mentre la telecamera sul drone potrebbe trasferire immediatamente alla
sala operativa le immagini dell’incendio consentendo di valutare se sia
più o meno appropriato l’intervento del Canadair».
I costi di un drone di fabbricazione occidentale variano dagli 8.000 ai
20.000 euro. «Un drone ad ala rotante, il più adatto per un impiego del
genere – spiega Tommaso Solfrini, responsabile commerciale della
Italdron – può coprire, in un’ora di volo, anche 50 ettari con costi
enormemente inferiori rispetto a quelli di un aereo da ricognizione. Per
giunta, lo stesso drone potrebbe essere messo a disposizione di più
enti di tutela, anche per il controllo del dissesto idrogeologico, del
bracconaggio, degli abusi edilizi e per la sicurezza in generale».
Il drone può essere dotato di una varietà di strumenti: telecamere
termiche, in grado di rilevare tanto il barbecue abusivo di un
villeggiante quanto la forma di un cinghiale o di un bracconiere. Altri
dispositivi realizzano dettagliatissime fotogrammetrie, mentre gli
spettrometri forniscono informazioni perfino sulle malattie delle
piante. La tecnologia è pronta, quello che manca è la conoscenza reale
dei numerosi campi di applicazione di questi mezzi.
Per giunta, l’organizzazione di un sistema di monitoraggio capillare
contro gli incendi boschivi potrebbe essere organizzata in tempi
strettissimi: secondo Solfrini un’azienda specializzata sui droni, per
ogni regione, potrebbe essere incaricata dallo Stato di coordinare sul
territorio i «dronisti» specializzati già presenti sul territorio, con i
loro stessi mezzi. Si tratta di ingegneri, agronomi o semplicemente
operatori che usano i droni per le loro attività professionali. Con un
network di 20-30 dronisti a regione, coordinati dall’azienda in un
lavoro di monitoraggio che segua le direttive della Protezione Civile o
dei Vigili del Fuoco, lo Stato potrebbe avere sotto controllo tutto il
territorio, in tempo reale usufruendo di mezzi aggiornati e personale
coordinato e qualificato.
13 Maggio 2016

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Non sapete più cosa invetare per rubare ladri vergogna.
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