Sicilianum, Sicilianum
di Carlo Alberto Tregua
Ritorniamo sulla soluzione del sistema
rappresentativo-istituzionale, e cioè sul sistema elettorale per
presidente della Regione e Assemblea.
Lo Statuto vigente, approvato con Legge costituzionale 2/1948 è stato modificato dalle Leggi costituzionali 1/1972, 3/1989, 2/2001. Ne è derivata una profonda modifica dello stesso.
Lo Statuto, con l’art. 17 bis, stabilisce le modalità per l’elezione dei deputati scelti all’Assemblea regionale (ora 70 in base alla legge costituzuionale 2/2013), di cui all’art. 3 e stabilisce anche le modalità per l’elezione del presidente della Regione a suffragio universale e diretto, di cui all’articolo 9. La stesso Statuto, così aggiornato, demanda alle leggi regionali le modalità per l’elezione, sia dei deputati che del presidente della Regione. Prevede anche che le eventuali nuove modalità debbano essere sottoposte a referendum confermativo.
La forma di governo può essere modificata con legge regionale ai sensi dell’articolo 41 bis.
La Legge regionale 7/2005 stabilisce le modalità per l’elezione del presidente della Regione e dei deputati, con apposita Legge di modifica soggetta, come si scriveva prima, a referendum regionale.
Questo è il quadro normativo su cui si basa la soluzione da noi proposta di modifica dell’attuale Legge elettorale con il Sicilianum, che utilizza il modello dell’Italicum.
Analizziamola nella sue parti: sia il presidente della Regione che l’Assemblea regionale verrebbero eletti in un primo turno qualora fossero espressi dal 40% dei voti validi. Va da sé che la scheda per l’elezione del presidente e quella per l’elezione dei deputati siano collegate. Se presidente e assemblea non raggiungessero la soglia indicata, si andrebbe al secondo turno di ballottaggio fra le prime due liste e i primi due candidati votati, in modo che comunque gli eletti accolgano la metà più uno dei voti validi espressi.
In una seconda ma meno efficiente ipotesi, con il voto disgiunto, si potrebbe prevedere una forma diversa per l’elezione del presidente della Regione e per l’elezione dei deputati. Il primo, scelto comunque al primo turno in caso di superamento del 40%, oppure al secondo turno. Ma in questo caso presidente e maggioranza dell’Assemblea potrebbero essere di diverse parti politiche, con l’effetto di un’ingovernabilità.
Lo Statuto vigente, approvato con Legge costituzionale 2/1948 è stato modificato dalle Leggi costituzionali 1/1972, 3/1989, 2/2001. Ne è derivata una profonda modifica dello stesso.
Lo Statuto, con l’art. 17 bis, stabilisce le modalità per l’elezione dei deputati scelti all’Assemblea regionale (ora 70 in base alla legge costituzuionale 2/2013), di cui all’art. 3 e stabilisce anche le modalità per l’elezione del presidente della Regione a suffragio universale e diretto, di cui all’articolo 9. La stesso Statuto, così aggiornato, demanda alle leggi regionali le modalità per l’elezione, sia dei deputati che del presidente della Regione. Prevede anche che le eventuali nuove modalità debbano essere sottoposte a referendum confermativo.
La forma di governo può essere modificata con legge regionale ai sensi dell’articolo 41 bis.
La Legge regionale 7/2005 stabilisce le modalità per l’elezione del presidente della Regione e dei deputati, con apposita Legge di modifica soggetta, come si scriveva prima, a referendum regionale.
Questo è il quadro normativo su cui si basa la soluzione da noi proposta di modifica dell’attuale Legge elettorale con il Sicilianum, che utilizza il modello dell’Italicum.
Analizziamola nella sue parti: sia il presidente della Regione che l’Assemblea regionale verrebbero eletti in un primo turno qualora fossero espressi dal 40% dei voti validi. Va da sé che la scheda per l’elezione del presidente e quella per l’elezione dei deputati siano collegate. Se presidente e assemblea non raggiungessero la soglia indicata, si andrebbe al secondo turno di ballottaggio fra le prime due liste e i primi due candidati votati, in modo che comunque gli eletti accolgano la metà più uno dei voti validi espressi.
In una seconda ma meno efficiente ipotesi, con il voto disgiunto, si potrebbe prevedere una forma diversa per l’elezione del presidente della Regione e per l’elezione dei deputati. Il primo, scelto comunque al primo turno in caso di superamento del 40%, oppure al secondo turno. Ma in questo caso presidente e maggioranza dell’Assemblea potrebbero essere di diverse parti politiche, con l’effetto di un’ingovernabilità.
Dunque, la modifica della Legge elettorale non ha bisogno di
cambiamenti a livello costituzionale. Basta la volontà di 46 deputati
(attuale maggioranza) per poterla trasformare e per sottoporla al
referendum confermativo prima indicato. Il tutto dovrebbe avvenire prima
della prossima tornata elettorale del 2017.
Non sappiamo se in Sicilia ci sia la volontà di semplificare e razionalizzare il rapporto fra presidente della Regione e Assemblea regionale, perché molti partiti pescano nel torbido e guazzano nello stagno dell’ingovernabilità per sostenere interessi propri e quelli dei propri accoliti, sfregiando quelli del popolo siciliano, che ha bisogno di riforme, riforme e riforme.
Tali riforme, sono state più volte da noi elencate e riguardano il divieto dei deputati regionali di diventare assessori; la formulazione del Piano aziendale regionale per determinare procedure semplici e tutte digitalizzate dei servizi che produce la Regione; la responsabilizzazione di tutti i dirigenti, determinando premi solo sui risultati e sanzioni personali-patrimoniali per il mancato raggiungimento di essi; taglio dell’organico, stabilendo la misura massima della media di tutte le Regioni a Statuto speciale di dirigenti e dipendenti, in rapporto a popolazione e chilometri quadrati del territorio.
Ancora: riforme sull’economia mediante l’obbligo di destinare almeno un terzo delle entrate del bilancio regionale alla spesa in conto capitale per investimenti, cofinanziamento dei fondi Ue, riparazioni idrogeologiche del territorio, opere pubbliche, valorizzazione dei beni culturali e archeologici anche in termini di fruizione.
Applicazione automatica di tutte le Leggi dello Stato di sistema, tendenti alla razionalizzazione e alla revisione della spesa, salvo il caso in cui una Legge regionale non preveda un’ulteriore riduzione della spesa; eliminazione di tutte le partecipate regionali, salvo quelle in attivo.
Sicilianum, Sicilianum: sappiamo di parlare ai sordi e a coloro che non hanno a cuore l’interesse dei siciliani. Ma nonostante ciò, noi non disperiamo.
Non sappiamo se in Sicilia ci sia la volontà di semplificare e razionalizzare il rapporto fra presidente della Regione e Assemblea regionale, perché molti partiti pescano nel torbido e guazzano nello stagno dell’ingovernabilità per sostenere interessi propri e quelli dei propri accoliti, sfregiando quelli del popolo siciliano, che ha bisogno di riforme, riforme e riforme.
Tali riforme, sono state più volte da noi elencate e riguardano il divieto dei deputati regionali di diventare assessori; la formulazione del Piano aziendale regionale per determinare procedure semplici e tutte digitalizzate dei servizi che produce la Regione; la responsabilizzazione di tutti i dirigenti, determinando premi solo sui risultati e sanzioni personali-patrimoniali per il mancato raggiungimento di essi; taglio dell’organico, stabilendo la misura massima della media di tutte le Regioni a Statuto speciale di dirigenti e dipendenti, in rapporto a popolazione e chilometri quadrati del territorio.
Ancora: riforme sull’economia mediante l’obbligo di destinare almeno un terzo delle entrate del bilancio regionale alla spesa in conto capitale per investimenti, cofinanziamento dei fondi Ue, riparazioni idrogeologiche del territorio, opere pubbliche, valorizzazione dei beni culturali e archeologici anche in termini di fruizione.
Applicazione automatica di tutte le Leggi dello Stato di sistema, tendenti alla razionalizzazione e alla revisione della spesa, salvo il caso in cui una Legge regionale non preveda un’ulteriore riduzione della spesa; eliminazione di tutte le partecipate regionali, salvo quelle in attivo.
Sicilianum, Sicilianum: sappiamo di parlare ai sordi e a coloro che non hanno a cuore l’interesse dei siciliani. Ma nonostante ciò, noi non disperiamo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
24 Maggio 2016
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