Boeri: "Sistema vitalizi parlamentari è insostenibile"
Il sistema dei vitalizi parlamentari e ''insostenibile''. I correttivi apportati più di recente alla normativa, ''pur avendo arrestato quella che sembrava una inarrestabile crescita della spesa, non sono in grado di evitare, come si vedrà, forti disavanzi anche nei prossimi 10 anni''. Lo afferma il presidente dell'Inps, Tito Boeri, in audizione nella commissione Affari costituzionali della Camera. La spesa per le pensioni dei parlamentari, negli ultimi 40 anni, osserva il presidente, è stata ''sempre più alta dei contributi''.
Oggi, sottolinea, ci sono circa 2.600 vitalizi in pagamento, per cariche elettive alla Camera o al Senato, per un costo stimato in circa 190 milioni di euro. "Si tratta di una sottostima" perché sono stati esclusi eventuali anni di servizio presso il Parlamento europeo o presso Consigli Regionali.
Applicando le regole del sistema contributivo, oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori italiani, all’intera carriera contributiva dei parlamentari, la spesa per vitalizi si ridurrebbe del 40%. In altre parole ''i vitalizi dei parlamentari sono quasi il doppio di quanto sarebbe giustificato alla luce dei contributi versati'' dice il presidente dell'Inps. Portando le prestazioni parlamentari ai valori normali la spesa scenderebbe a 118 milioni, con un risparmio, dunque, di circa 76 milioni di euro all’anno (760 milioni nei prossimi 10 anni).
Boeri spiega che il sistema di calcolo dovrebbe essere applicato non solo ai parlamentari ma anche ai consiglieri regionali. Dunque, applicando il sistema contributivo su tutti i vitalizi, il risparmio complessivo, in caso di ricalcolo per l’insieme delle cariche elettive, sarebbe di circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni. Il risparmio, osserva il presidente dell'Inps, sarebbe "in grado di contribuire in modo significativo alla riduzione della spesa pubblica o al finanziamento di programmi sociali''.
Nel dettaglio, con l'applicazione del sistema contributivo il vitalizio parlamentare minimo passerebbe da 26.379 euro a 2.487 euro, mentre quello medio scenderebbe da 56.830 euro a 33.568 euro. I tagli interesserebbero il 96% dei casi.
05 Aprile 2016
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