I FONDI A RISCHIO
La Regione non ha più un soldo
Tutti gli enti rimasti “a secco”
di Accursio Sabella
Dalle riserve naturali all'Esa: non c'è più un euro per gli stipendi. E se non si chiude l'accordo con Roma sarà un disastro.
PALERMO - Dalle riserve naturali all'Esa, dall'Irsap alle Ipab, la Regione è a secco. I rubinetti di molti enti regionali non riescono più a erogare i soldi per la gestione e gli stipendi dei dipendenti. Tutto a causa di qualche taglio sanguinoso in finanziaria, dei ritardi del governo, ma soprattutto della “trattativa” tra la Sicilia e Roma per lo “sblocco” del mezzo miliardo accantonato nell'ultima legge di stabilità. E se non si fa presto, tra un mese il disastro riguarderà anche Comuni e Forestali, Province e precari.
Una “pezza” sulle voragini delle Province
A dire il vero, per le Province la situazione è già drammatica. Una boccata d'ossigeno arriverà subito con un trasferimento da 50 milioni, poi la settimana prossima con un altro contributo da 9 milioni sbloccato dallo Stato. Ma serve molto, molto di più per tenere in piedi gli enti. Enti già in grave sofferenza a causa dei ritardi di governo e Ars nell'approvare una vera riforma. Riforma che ha avuto il via libera poche settimane fa. Adesso, però, sui Liberi consorzi incombe l'ombra di una nuova impugnativa della legge. Che potrebbe bloccare nuovamente i trasferimenti. E gli effetti sono già evidenti. In più consorzi si sono fermate le spese destinate ai disabili, alla manutenzione delle strade ridotte spesso a trazzere, agli interventi nelle scuole. Ma le difficoltà hanno anche raggiunto i dipendenti: a Siracusa gli stipendi sono in ritardo da due mesi. E se davvero dovesse arrivare una nuova impugnativa, la situazione rischia di precipitare. “Stiamo lavorando – assicura l'assessore Lantieri – per scongiurare questa eventualità. La situazione è indubbiamente grave ma già tra oggi e domani distribuiremo 50 milioni, provenienti dalle accise dell'energia elettrica. Nel frattempo porteremo avanti la trattativa con lo Stato. Intanto questi contributi eviteranno guai peggiori”.
La trattativa con Roma
E metà dello stanziamento previsto per la spesa corrente delle Province è anche “congelato”. Fa parte, insomma, di quel mezzo miliardo che si sbloccherà solo se il governo regionale e quello centrale troveranno un accordo. Accordo che era stato dato per “cosa fatta” mesi fa, ma che ancora non ha visto la luce. E che potrebbe adesso essere in salita, dopo le recenti polemiche tra il presidente della Regione Crocetta e i “renziani”, a cominciare dal sottsegretario Davide Faraone.
Esa e Irsap: stipendi in ritardo e pignoramenti
I primi effetti pratici del “congelamento” sono già evidenti in alcuni enti regionali. È il caso dell'Ente di sviluppo agricolo. All'Esa la Regione in Finanziaria ha infatti destinato solo 6 dei circa 12 milioni necessari per garantire gli stipendi di un anno. In enti come questo, però, i trasferimenti avvengono semestralmente. E per ogni semestre, in due momenti precisi (metà della somma a inizio semestre e metà dopo l'approvazione del bilancio). Per farla breve, all'Esa saranno trasferiti al momento solo 3 dei 12 milioni previsti. Fino a oggi i dipendenti hanno ricevuto solo lo stipendio di gennaio. Ma grazie a un escamotage: sono stati usati, infatti, i fondi dei Trattamenti di fine rapporto. Soldi che dovranno poi essere rimpinguati appena arriveranno i primi trasferimenti.
Ma l'emorragia peggiore è all'Irsap. Lì i lavoratori nel 2016 hanno ricevuto solo lo stipendio di febbraio. E il problema è profondo. La Regione, infatti, al momento non trasferisce le somme perché queste sarebbero automaticamente aggredite dai pignoramenti. Pignoramenti che, a dire il vero, riguardano i Consorzi Asi e non l'Irsap, cioè l'ente nel quale i vecchi consorzi dovranno “sciogliersi”. Qualcosa si starebbe muovendo dopo un incontro tra l'assessore Mariella Lo Bello e i dirigenti di Banca Nuova, che sono stati convinti a sbloccare alcuni pignoramenti: da lì i primi stipendi. Ma il problema rimane: quest'anno l'Irsap ha ricevuto in finanziaria poco più di 10 milioni, a fronte dei quasi 15 che servirebbero per garantire gli stipendi. E anche in questo caso, metà del contributo si sbloccherà solo se tra Regione e governo Renzi sarà fumata bianca. Altrimenti sarà un vero problema trovare i fondi.
Riserve, Ipab, precari in bilico
Ma dovunque ti volti, vedi un disastro. Una settimana fa ecco lo sciopero dei lavoratori delle Ipab: circa 2000 dipendenti (800 a tempo indeterminato e un migliaio a tempo determinato) in attesa del disegno di legge che ne riforma l’organizzazione e che dovrebbe garantire nuove risorse dopo anni di incertezza e di stipendi non pagati. Qui gli arretrati degli stipendi vanno dai 20 ai 70 mesi. Stamattina invece l'assessore Maurizio Croce incontrerà le associazioni (tra queste Legambiente, Wwf, Lipu) che gestiscono alcune tra le più belle riserve naturali di Sicilia. Ieri agli enti è arrivata una nota del dipartimento Ambiente: “Sono finiti i soldi, chiudete o arrangiatevi”. Questo in sintesi il senso della nota. “Come facciamo adesso?” hanno protestato alcune di queste associazioni. Ma le gravissime condizioni economiche dell'Isola sono evidenti anche nelle pieghe della pubblica amministrazione. È il caso del piccolo Comune di Villafranca Sicula, dove 35 precari “articolisti” sono senza stipendio da un anno. “Una vergogna, l'ennesima, - la denuncia del deputato nazionale di Sel, Erasmo Palazzotto - che testimonia il disastro in cui versa la Sicilia governata da Crocetta”.
Il caos Formazione e gli altri enti in bilico
Dai 35 articolisti di Villafranca, agli oltre 4.500 operatori della Formazione il passo è breve. In questo caso, a provocare il caos non è stata la mancanza di trasferimenti, ma una serie di problemi burocratici e giudiziari (il Tar ha sostanzialmente 'bocciato' l'ultimo Avviso per i corsi'). Così, se tutto andrà bene, quei lavoratori che dovevano essere destinatari dei contributi da 167 milioni e già senza stipendio da parecchi mesi, dovranno attendere l'autunno. Un disastro, dicevamo. Che potrebbe avere dimensioni persino incalcolabili se solo Regione e Stato centrale non dovessero trovare un accordo, e in tempi brevi, sullo sblocco dei 500 milioni. Che dovranno servire anche per garantire metà dei finanziamenti per gli enti del cosiddetto “Allegato 1” della Finanziaria. Se l'accordo non andasse in porto, insomma, resterebbero a secco, e di colpo, tra gli altri, i Comuni siciliani già in difficoltà, i Forestali, i dipendenti della società partecipata Sas (nella quale dovrebbero confluire anche i lavoratori di Sviluppo Italia e Spi), l'Eas, l'Arpa, l'Isttuto zootecnico, quello per l'incremento ippico, i Consorzi di bonifica. Ma svanirebbe la possibilità anche di garantire per tutto l'anno i sussidi per gli ex Pip di Emergenza Palermo, oltre agli stipendi per i lavoratori dell'Istituto Vite e vino, degli enti parco, dei teatri siciliani, e i contributi per gli Enti regionali per il diritto allo studio, per le comunità alloggio per minori e quelle per disabili. Un disastro.
14 Aprile 2016
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