Allarmante, in Sicilia quasi metà
dei giovani non studia e non lavora
dei giovani non studia e non lavora
Un quarto, circa il 25 per cento, dei giovani in Italia non studia e non lavora.
E’ il dato più sconfortante fra quelli che la crisi ci consegna, il
dato che suscita il cruccio maggiore di Mario Draghi. Ma è niente
rispetto a ciò che avviene in Sicilia, la frontiera d’Europa, perché qui sono quasi la metà, più del 40 per cento, i giovani che non studiano e non lavorano.
La Sicilia sta peggio delle altre regioni meridionali,
nel Sud, infatti, la media è più alta di due punti. C’è da augurarsi
che questa rilevazione dell’Istat non sia esente da pecche o che non
tenga conto dei “piccoli” lavori, dell’arte di arrangiarsi che i giovani
siciliani in qualche misura posseggono. Ma anche se così fosse la
distanza fra la Sicilia, il resto del Paese e l’Europa è così abissale
da lasciare le cose come stanno. E’ una condizione devastante. Non
dovrebbero dormirci la notte. E invece Assemblea e governo si struggono
per tenere in piedi la baracca della Regione così com’è. 225 milioni l’anno costano i forestali, perché c’è il vincolo delle giornate lavorative da assicurare, a prescindere dai bisogni.
I giovani hanno oggi più disponibilità, voglia di sbracciarsi e competenze che in passato,
e vengono iscritti dalle statistiche nell’elenco di chi non lavora e
non studia, come se fosse una scelta invece che una maledizione.
E’ vero che è meglio nascere e vivere in
Sicilia che in Siria o in Gambia, ma le frustrazioni di una terra che
potrebbe stare in testa ed è in coda a tutto, sono perfino più dure da
digerire, perché si assiste al declino, scelto scientemente.
I forestali costano 225 milioni l’anno, il Parlamento è mobilitato tutto l’anno per assicurarli.
Per invesrtire la tendenza – il declino, la povertà – occorre investire
sulla qualità, il capitale umano, affidarsi alla voglia di sbracciarsi
dei giovani “che non lavorano e non studiano”.
La fotografia che l’Istat ci consegna dell’Italia, riferisce che per il resto i siciliani sono abbastanza omologati al resto del Paese, dai matrimoni (divorzi e separazioni), ai figli, e alla sicurezza.
08 Aprile 2016
Quello che mi preoccupa e che qualche economista ed alto funzionario di statura internazinale si preoccupa che il parlamento si mobilita ogni anno per assicurare per pagare i forestali che costano 225 milioni di euro (??) che invece il parlamento dovrebbe aiutare i giovani che non lavorano e non studiano. Bene sig. Economista mi fa piacere che si interessa per i giovani, anche a noi farebbe piacere che il parlamento attenzionasse questo problema. Ma non ci fa piacere sentirci dire che tutto in una volta dovremmo diventare noi disoccupati che non lavoriamo dopo ch il primo anno di lavoro e stato nel 1986 (si faccia il conto lei di quanti anni prestiamo servizio ed essendo tanti gli anni e io non mi regolo a fare il conto se lo faccia lei visto che e laureato) e non solo mà disoccupati DIPLOMATI E LAUREATI anche, certo che facendo i conti credo che ci sono stati dei sacrifici e delle spese per studiare, o nòòò (??) ma caro economista le faccio presente che esiste una legge EUROPEA che dopo 36 mesi il datore di lavoro deve stabilizzare (non a caso già sta provvedendo l'avvocatessa Angela Fasano, che ho molta stima anche se non la conosco, per questa iniziativa che ha messo a conoscenza tutti noi ignorante in materia, e che non a caso Il premier Renzi per rispettare la suddetta legge europea ha dovuto passare al lersonale della scuola maestri ecc da tempoa determinato a INDETERMINATO. Un mio pensiero: ma gli economisti di fama internazionale ogni tanto non sarebbe buono OBBLIGARLI a fare un corso di aggiornamento anche per vedere cosa dicono le Norme dell'Europa e dei Diritti acquisiti del lavoratore (??) Signiruzzu !!! A pensare che un paio di economisti (che li paghiamo anche tutti noi forestali) CCOSTANO QUANTI NOI TUTTI NOI FORESTALI mi fa venire la pelle d'oca. Saluti. Salvatore Claudio Proietto (Capizzi ME) Tel. 392-0941363 -- 334-3690508.
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