Verso la Leopolda Sicula a piccoli passi, il Pd prende tempo
di GIUSEPPE BIANCA
Annunciato da indiscrezioni non confermate, come in transito veloce per il Pd, di area faraoniana, Giuseppe Milazzo, parlamentare regionale, al momento, dopo avere lasciato Forza Italia, rimane al gruppo misto.
Quanto ci vorrà, e soprattutto, cosa nascerà, come evoluzione della situazione, rimane da capire.
Uno che non aveva fatto salti di gioia, dopo le prime notizie che lo volevano in avvicinamento verso il Pd, era stato Fausto Raciti,
segretario regionale cuperliano che da sempre ha marcato le
distinzioni, sui reclutamenti dei nuovi ingressi dem, cercando di essere
il contrappeso naturale al dilagare dei reclutamenti renziani a Palermo
e nei territori.
Tra poco sarà tempo di Leopolda in salsa sicula.
Davide Faraone attende Renzi per presentagli la “sua Sicilia”, una
platea di militanti e di società civile, allargata al punto giusto da
rappresentare la sede fisica ed il punto di partenza, delle sue concrete
chances per la corsa a Palazzo d’Orleans.
Tra gli ultimi entusiasti sostenitori, approdati alla casa renziana,
l’ex assessore regionale all’Agricoltura, l’avvocato Nino Caleca che
presiede il Comitato per il si per il referendum costituzionale di
ottobre.
Uno che al momento si è fatto da parte, ma che pare proprio destinato ad avere in futuro un ruolo di peso nella politica siciliana.
Faraone, impegnato nella guerra di posizioni all’interno del Pd
con Antonello Cracolici e Giuseppe Lupo, outsider forti che hanno lo
stesso obiettivo della candidatura a presidente, pare pronto a tenersi
in caldo le carte di riserva di Enzo Bianco, ma soprattutto di Michela
Giuffrida, e cerca di mettere pressione su Raciti, che su una
candidatura di D’Alia nel centro sinistra, firmerebbe senza grandi
difficoltà.
Anche da questo dato, e dalle manovre
più o meno esplicite del sottosegretario renziano, nascerebbe il
ritorno di fiamma tra D’Alia ed il centrodestra. L’ex ministro messinese
deve aver fatto un poco di conti di recente.
E depurando il dato delle ultime europee dai cespugli confluiti,
decisivi per l’elezione della stessa Giuffrida, ma anche per il
risultato finale della lista, si è convinto che il Centro in Sicilia può
anche sedersi a dare la carte al tavolo di gioco.
Né va dimenticato che le folle che seguono da vicino il ritorno di Cuffaro,
osservatore motivato della politica siciliana, troverebbero una
naturale confluenza nelle truppe centriste che Saverio Romano sta
posizionando all’interno del voto strutturato siciliano.
Perché il vero dato, a vertenza Almaviva conclusa,
a riforma di forestali fatta, e dopo tutto quello che la Sicilia
attende di dovere vivere nei prossimi mesi, è che la reazione di
protesta alle urne sarà deflagrante e che i protagonisti di questa
storia dovranno lottare per un patrimonio di voti decisamente
assottigliato.
Ecco quindi che tanti piccoli “Casi Milazzo”, possono fare la differenza.
23 Marzo 2016
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