21 marzo 2016

MICHELA GIUFFRIDA, EUROPARLAMENTARE DEL PD. “SUD SFRUTTI RISORSE UE, ULTIMA OPPORTUNITA’”. L’INCAPACITÀ CRONICA DI SPENDERE I FONDI EUROPEI. “DA 25 ANNI REGIONI COME SICILIA, PUGLIA E CAMPANIA SONO FANALINO DI CODA NONOSTANTE LE RISORSE MESSE A DISPOSIZIONE DALL’EUROPA



Giuffrida “Sud sfrutti risorse Ue, ultima opportunita’”





Le risorse ci sono, ma il Sud non ne approfitta e per questo resta un passo indietro al resto d’Italia e d’Europa. Michela Giuffrida, europarlamentare del Pd, spiega che Bruxelles “non è matrigna” come spesso viene percepita ma, al contrario, mette a disposizione fondi non sfruttati a dovere. Per esempio, nel mondo dell’agricoltura: “Il bilancio Ue per il 51% è finalizzato al finanziamento dell’agricoltura, questo significa che si scommette in modo pesante su un settore ritenuto fondamentale - sottolinea nel corso di un forum organizzato dall’Agenzia ITALPRESS -. Stiamo lavorando alla programmazione sapendo che dal 2020 in poi non verranno messe in campo le stesse risorse, visto che le priorità a livello europeo cominciano a essere altre, dalla sicurezza all’immigrazione. E’ un settennato determinante, l’ultima agenda cospicua per uno sviluppo che è possibile e dietro l’angolo. I Psr scommettono sul campo dell’innovazione, delle start up, dell’imprenditoria giovanile come mai prima d’oggi. Per chi vuole fare impresa nel settore ci sono tante opportunità. Ma in Sicilia c’è troppa frammentazione e poca propensione a fare sistema, si guarda il vicino con sospetto. E così le opportunità si riducono, pur avendo la Sicilia un brand forte e riconosciuto a livello agroalimentare”.
Alle difficoltà degli agricoltori siciliani si aggiungono anche alcune decisioni che tendono a favorire l’arrivo, a volte incontrollato, di prodotti dall’estero.
“L’accordo  Euromediterraneo del 2012 sul pomodoro è stato devastante per la nostra economia - ammette -. I produttori dicono che, con l’ingresso del Marocco, i prezzi sono crollati del 50%: ho posto un’interrogazione a Bruxelles, torneremo alla carica con dati Mipaf aggiornati, speriamo che la Commissione europea ci dia ragione e si faccia un passo indietro”.
Sul tema dell’olio tunisino, Giuffrida ammette che da un lato “è giusto lo spirito di solidarietà verso la Tunisia, unico avamposto del Nord Africa rispetto al terrorismo internazionale”, dall’altro però “ci saranno impatti negativi sull’economia di alcuni Stati membri, come l’Italia, la Grecia e la Spagna. Manca un principio di condivisione e per la prossima volta bisognerà stare più attenti in maniera preventiva”.
Altra nota dolente l’incapacità cronica di spendere i fondi europei. “Da 25 anni regioni come Sicilia, Puglia e Campania sono fanalino di coda nonostante le risorse messe a disposizione dall’Europa. Si prenda esempio dalla Polonia, un Paese povero ed entrato non da molto nell’Ue: ha speso sin da subito fino all’ultimo centesimo e continua a farlo. Per questo - osserva - mi oppongo a chi dice che l’Europa è matrigna. Anziché lamentarci dovremmo fare un esame di coscienza, i fondi Ue non devono essere utilizzati per coprire la spesa corrente, non è accettabile: sono finalizzati a creare sviluppo”.
Con la recente risoluzione del Parlamento europeo che riconosce la condizione di insularità anche della Sicilia “è stata aperta una strada, adesso il Governo nazionale e quello regionale la percorrano, perché non rimanga sulla carta. E’ un’opportunità enorme e unica, tra l’altro abbiamo introdotto anche il Desk Isole per far sì che funzionari si occupino esclusivamente dei problemi delle Isole - sottolinea Giuffrida, relatrice della risoluzione a Bruxelles -. Il Governo nazionale attraverso il ministro degli Affari regionali Costa, e il presidente della Regione Crocetta, chiedano a gran voce che i gap oggettivi che vive la Sicilia, dai trasporti all’energia, vengano colmati”.
E infine, sul referendum sulle trivellazioni del prossimo 17 aprile, Giuffrida avverte: “Dobbiamo avere la consapevolezza di quello che significherà, perché sarà tardi quando si dismetteranno posti di lavoro e si apriranno nuove crisi. Bisogna conciliare l’ambientalismo e quanto fatto in termini occupazionali e di impatto industriale. E’ una situazione delicata, bisogna aprire una riflessione non affrettata. Il tempo c’è”.
(ITALPRESS).


21 Marzo 2016
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