Forestali, raschiato il barile per pagarli: ora scoprono il marcio
Non il passare delle ore, mano a mano che arrivano i numeri, il quadro si fa più inquietante: la Regione siciliana aveva affidato alle persone sbagliate la cura del territorio. Sarebbero 3200 i forestali che hanno avuto guai giudiziari,
ed alcuni avevano una fedina penale così nera da rendere incompatibile
la loro attività nella pubblica amministrazione. Non ne sapeva niente
nessuno? I forestali in odore di mafia erano sconosciuti a coloro che
hanno elargito risorse pubbliche con una generosità senza eguali?
Il monitoraggio degli “stagionali” è stato completato da pochi giorni,
ma i primi risultati erano già noti a metà dello scorso anno. Già a
novembre c’erano alcuni elementi utili, l’Assemblea regionale siciliana
che ai forestali ha dedicato la maggior parte del suo tempo ed una fetta
consistente del bilancio, avrebbe dovuto essere informata “formalmente”
di quello che stava venendo fuori.
La scoperta – che ci fosse del marcio – è stata resa nota
dopo l’esame e l’approvazione della finanziaria. Se le informazioni
fossero arrivate, probabilmente, le scelte del Parlamento regionale
sarebbero state più caute, visto che è prevalsa la manica larga e che
sull’altare dei forestali si sono sacrificati teatri, enti musicali,
investimenti per lo sviluppo ed altro ancora.
Il 2015 è stato l’anno dei forestali: se si scorrono le pagine dei giornali
o si dà uno sguardo al calendario dei lavori dell’Ars, non si hanno
dubbi sul livello sulla generosità delle istituzioni siciliane verso la
categoria. Eppure qualche dubbio avrebbero dovuto averlo tutti quanti,
governo ed Assemblea. Per tante ragioni. La più importante è che il
lavoro di monitoraggio affidato ad un alto dirigente della Regione
siciliana stava aprendo il vaso di Pandora e cominciavano a venire fuori
processi e condanne sul 416 bis, con nomi importanti.
Forse non ci sarebbe stato bisogno nemmeno di attendere l’esito del monitoraggio
per sapere come stanno le cose. I casi eclatanti sono conosciuti nelle
realtà locali in cui i forestali in odore di mafia operano. Perché le
informazioni non hanno mai penetrato le mura di Palazzo dei Normanni?
Per quale ragione la questione non è mai stata sollevata?
Se si fa un calcolo delle ore di lavoro dedicate ai forestali da
parte dell’Assemblea regionale siciliana, e dall’entità delle risorse
elargite, non si può che restare sorpresi dai “privilegi” che la
categoria ha goduto. Se i forestali fossero tutti dei santi, non
cambierebbe niente: la propensione a dare una mano alla categoria
avrebbe ugualmente destato meraviglia. Di questa attitudine alla
generosità verso i forestali, tra l’altro, si sono accorte altre
categorie in Sicilia – le associazioni degli imprenditori, degli
artigiani, il mondo della cooperazione e della cultura – hanno espresso
il loro dissenso. Proteste vibranti, disappunto sulle scelte del governo
e dell’Assemblea, senza alcun effetto. La Sicilia è stata anche il
bersaglio di critiche feroci da parte della stampa e della politica
nazionale. I forestali sono divenuti la metafora dell’assistenzialismo e
della clientela. Ma da quest’orecchio non ci hanno mai sentito in
Sicilia.
Il Parlamento regionale, con l’assistenza e il sostegno del governo regionale,
non ha mai retrocesso di un passo. Ha dedicato giorno e notte alla
ricerca delle risorse. Un’attività infaticabile, una dedizione che non
ha pari, mai stata infranta nel tempo. Impossibile trovare chi si è
messo di traverso.
Lo scorso anno, alla vigilia di una delle tante sedute della commissione Bilancio
dedicate ad un nuovo stanziamento a favore dei forestali, qualche
parlamentare osò criticare il fatto che gli stagionali pretendessero
scarponi e quanto altro era necessario per completare il numero delle
giornate previsto dalla legge regionale. Pochi giorni, al più due
settimane. Sarebbe stato meglio pagarli lasciandoli a casa piuttosto che
acquistare per sette giorni scarponi ed altro. Poi si raggiunse
l’intesa naturalmente. Si svenarono per accontentare i forestali.
È una categoria di intoccabili. Politicamente, di sicuro.
Tremiladuecento con la fedina penale sporca, 1000 con reati contro il
patrimonio, 200 contro la pubblica amministrazione, 600 contro la
persona, una cinquantina i casi di 416 bis, mafia. Ci sono anche quelli
che hanno precedenti per stupro. Non ne sapeva niente nessuno. Si è
cominciato a scoprire il marcio nel 2014, si è continuato l’anno
successivo, e si è conclusa l’indagine dopo la chiusura della sessione
di bilancio.
Il presidente della Regione ha detto che verranno licenziati i condannati,
che sono tanti. E che si farà pulizia alla Regione un po’ ovunque.
Meglio tardi che mai, ma sarebbe stato utile far conoscere come stavano
le cosa alcuni mesi or sono, visto che è stata assicurata una tutela a
360 gradi alla categoria. Certo, le rumorose proteste nelle piazze, la
lotta dura senza paura, il consenso elettorale, la necessità di mettere
le cose a posto e chiudere la vertenza, consigliavano di “chiudere” la
partita senza badare a spese.
Fare pulizia significa offrire a quelli che fanno il loro dovere,
e fra i forestali ce ne sono e come, di svolgere meglio, con più
serenità e risorse, la loro attività, e non subire l’onta del “tutta
l’erba un fascio”, come avviene oggi. In più avrebbe suggerito prudenza e
la necessità di eliminare gli “impresentabili”, prima di raschiare il
fondo del barile, esausto, della Regione siciliana.
Diciamola tutta, questa è una brutta storia. Purtroppo è quella che meglio rappresenta come stanno le cose in Sicilia.
09 Marzo 2016
chi ha scritto questo articolo è una persona in malafede, ed inoltre non è un buon giornalista (ammesso che sia iscritto all'albo dei giornalisti) per due gravi motivi. Il primo è che non ha attinto alle fonti ma scrive de relatio, per sentito dire cioè. Il secondo è che ha calpestato molte regole della sintassi. Dilettante puro...
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