12 febbraio 2016

LA CRIAS È UN PROBLEMA, IMPRESE IN ATTESA. IL PRESIDENTE DI CONFARTIGIANATO PALERMO: MANCANO I SOLDI, QUELLI CHE C’ERANO SONO STATI DESTINATI AI FORESTALI E LE CASSE NON VENGONO RIMPINGUATE


La Crias è un problema, imprese in attesa
 



Il commissario ad acta nominato a fine gennaio dovrà riapprovare i bilanci dal 2003 al 2013. Chi doveva vigiliare non lo ha fatto. Cinquanta milioni di euro per le richieste degli artigiani. Circa 2mila richieste di finanziamento già deliberate


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di Rosario Battiato


PALERMO – Ci sono dei termini ricorrenti in questo ultimo scorcio della più che cinquantennale storia della Cassa regionale per il credito alle imprese artigiane (Crias) e non sono tutti lusinghieri. In cima ci troviamo proprio la difficoltà di accesso al credito per le imprese, cioè la ragione d’essere dell’Ente. Le criticità sono tante e passano dall’interno – l’ultimo commissario ad acta nominato alla fine di gennaio dovrà approvare i bilanci dal 2003 al 2013 – per finire nei conti di una Regione che nel corso degli anni ha ridotto risorse e potenzialità della Cassa.

Un fondo per il credito senza fondi economici è l’ennesima contraddizione di una Sicilia che continua a lastricare il proprio cammino di paradossi. La Crias, dal canto suo, continua a deliberare le pratiche, ma l’accesso al credito è un tunnel con un enorme restringimento di carreggiata. “Mancano i soldi – ha spiegato Nunzio Reina, presidente di Confartigianato Palermo, sentito ieri dal QdS –, quelli che c’erano sono stati destinati ai forestali e le casse non vengono rimpinguate. Le imprese, in pratica, vengono messe con le spalle al muro, al punto da essere costrette a chiudere”. La situazione attuale “resta critica” soprattutto in riferimento alla tempistica. “Si tratta di attese che superano i 14 mesi – ha concluso Reina – visto che i tempi di rotazione si sono dilatati notevolmente”.

Il caso è tornato alla ribalta all’inizio di questo mese. Ci sarebbero almeno duemila imprese in coda alla Crias con finanziamenti deliberati eppure non ancora sostenuti da fondamenta economiche. A dare l’ultimo quadro delle richieste, in una intervista al Giornale di Sicilia nei primi giorni di febbraio, è stata il direttore generale Lorenza Giardina. Ci sono già 250 richieste autorizzate per i finanziamenti destinati a investimenti e scorte e servirebbero circa 15 milioni di euro. Un’altra valanga arriva dalle circa 1.700 domande autorizzate per il credito di esercizio pari a 35 milioni di euro. Un ammontare che porta il computo totale delle richieste delle imprese a 50 milioni di euro.

E in cassa quanto si metterà? Giuseppe Cascone, presidente regionale della Confederazione nazionale dell’artigianato e della pmi (Cna), ne ha parlato all’Adnkronos, sottolineando la necessità di prevedere nella finanziaria regionale l’incremento del “fondo di rotazione Crias che, specie in questo momento, è uno strumento indispensabile per il sostegno a migliaia di piccole e medie imprese che creano economia e lavoro vero”.

Le cifre, intanto, ballano. Cascone ha dichiarato inadeguato “l’incremento di tre milioni di euro” dell’emendamento proposto dal governo, anche se la settimana scorsa era stato Giovanni Di Giacinto, capogruppo Pse, a richiedere un aumento del fondo di rotazione per Ircac e Crias da 15 milioni a testa.

In attesa che la finanziaria approdi a Sala D’Ercole, arrivo previsto la metà della prossima settimana, i problemi strutturali in casa Crias non mancano. Il decreto assessoriale 72/6, firmato da Maria Lo Bello lo scorso 25 gennaio, ha infatti rinnovato e ampliato i poteri del commissario ad acta nella persona di Giovanni Cudia (in sostituzione di Dario Montana, ultimo commissario) che dovrà, tra le altre cose, procedere alla “rielaborazione e riapprovazione di tutti i bilanci relativi agli anni dal 2003 al 2013”.
In ballo c’è anche la questione caldissima delle tabelle di equiparazione previste dall’articolo 31 della lr 6/97.

12 Febbraio 2016
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