Aree naturali a pagamento: "Scelta diventata necessaria"
Carmelo Frittitta, capo di Gabinetto
dell'assessorato regionale dell'Ambiente
di Adriano Agatino Zuccaro
Ticket d’ingresso, parla il capo di Gabinetto dell’assessorato regionale dell’Ambiente, Carmelo Frittitta. “I seri problemi di bilancio rendono cruciale la questione dell’autofinanziamento”
PALERMO - “I seri problemi di bilancio che afferiscono tanto alla gestione dei Parchi quanto a quella delle Riserve naturali rendono cruciale la questione dell’autofinanziamento ossia l’acquisizione diretta di risorse finanziarie, purché frutto di attività sostenibili compatibili con i valori tutelati” ha dichiarato, nel corso di una nostra intervista, il capo di Gabinetto dell’assessorato regionale del Territorio e dell’ambiente, Carmelo Frittitta. L’istituzione di biglietti e servizi a pagamento nelle aree naturali protette appartenenti al demanio regionale, nonché in aree a qualsiasi titolo nella disponibilità degli enti gestori, però, fa discutere l’opinione pubblica che si divide tra favorevoli e contrari all’iniziativa.
Il costo minimo, a persona, del biglietto d’ingresso in tali aree sarà di quattro euro, due per il ridotto, venti per l’abbonamento settimanale, dieci per quello ridotto. Gli enti gestori potranno prevedere la riduzione o l’aumento delle tariffe, fino ad un massimo del 50%, in funzione della stagionalità, dell’affluenza dei visitatori, della qualità del servizio reso e dell’eventuale attivazione del biglietto integrato, si legge nella Gurs del 31 dicembre 2015. Al capo di Gabinetto abbiamo chiesto se esiste il rischio che l’introduzione di questi “costi” per il turista finiscano per penalizzare il numero di accessi. “Il numero dei visitatori, nel caso delle aree protette - risponde Frittitta - è una variabile che deve tener conto dei delicati equilibri eco-sistemici oggetto di salvaguardia. In alcuni casi si è già arrivati ad un limite massimo di sostenibilità mentre in altri esistono margini di crescita”. “Inoltre - prosegue - non sempre la distribuzione dei visitatori è ben spalmata nel corso dell’anno solare. Ad esempio nelle riserve dove è consentita la balneazione, la maggiore frequenza si ha nel periodo estivo, con una polarizzazione delle presenze turistiche al limite della sostenibilità ambientale, mentre negli altri periodi, magari più interessanti dal punto di vista delle osservazioni ecologico-ambientali, si registrano minori presenze. In tal senso, il Decreto consente di modulare il flusso dei visitatori ottimizzandone la distribuzione nel corso dell’anno solare”.
L’attivazione dei servizi a pagamento è prevista “dalla data di pubblicazione del decreto, 31 dicembre 2015, compete agli Enti gestori implementare i servizi, nel più breve tempo possibile ed al Dipartimento regionale dell’Ambiente vigilare sull’attuazione” continua Carmelo Frittitta. A chi ha sollevato dubbi sulla possibilità di dispiegare risorse e personale sufficiente a garantire servizi tali da giustificare l’istituzione di un biglietto a pagamento, il capo di Gabinetto ha risposto che “l’attuale dotazione in risorse umane dei Parchi e degli Enti gestori delle Riserve appare congrua rispetto alle nuove sfide, che necessitano di una diversa organizzazione”.
Infine apprendiamo che il Parco naturale regionale dell’Etna inserito dall’Unesco nella World Heritage List non deroga dalle disposizioni dettate dalla normativa perché “l’introduzione dei servizi sopradetti non può che arrecare benefici alla corretta fruizione del parco”.
Sono state precise disposizioni di legge (l.r. n.10 del 27 aprile 1999, art. 6; n.33 dell’1 giugno 2012, articolo 1, comma 2; n.9 del 7 maggio 2015, articolo 59;) nonché la deliberazione di Giunta regionale n.119 del 15 marzo 2013 a spingere l’assessorato ad introdurre i biglietti a pagamento nonostante si tratti di “una questione complessa”. “Nel caso delle aree protette di maggiore estensione, come i Parchi - conclude Frittitta - la questione va oltre le usuali problematiche connesse al finanziamento di beni pubblici divenendo piuttosto problema di sviluppo rurale, cioè di ricerca e di realizzazione di condizioni socio-economiche e culturali capaci di consentire la ‘manutenzione’ del territorio e del paesaggio”.
03 Febbraio 2016
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