La diplomazia del governatore
Crocetta, la Libia e l'ultima boutade
di Salvo Toscano
La Libia preoccupa il mondo. Non c'è problema, Crocetta è pronto a scendere in campo.
È la Libia la nuova terra promessa di Rosario Crocetta. Il governatore intravede un Eldorado al di là del Mediterraneo e lancia l'idea di un protocollo di collaborazione, proprio nei giorni in cui il ministero della Difesa ha disposto lo schieramento di quattro caccia Amx presso la base di Trapani Birgi, in Sicilia “a seguito del deterioramento delle condizioni di sicurezza” proprio nel Paese che fu di Gheddafi e che oggi è sempre più vigilato speciale per la minaccia Isis. Problemi superabili, probabilmente, per il presidente della Regione, che fiducioso annunciava nei giorni scorsi che la Sicilia potrebbe stabilire "nel giro di qualche mese" un "protocollo di collaborazione con la Libia", sul modello di quello già esistente con la Tunisia.
Boutade, fanfaronata o svolta diplomatica di respiro internazionale? Ai posteri l'ardua sentenza. Nel suo intervento alla riunione della settima plenaria dell'Assemblea delle autorità regionali e locali del Mediterraneo (Arlem) a Cipro, Crocetta ha sottolineato "quanto la situazione libica preoccupi la Sicilia, l'Italia e l'Europa". Aggiungendo di aver lanciato l'idea "di un protocollo di collaborazione: lo faremo nel giro di poco tempo, mettendo insieme città come Tobruk e Tripoli, che in questo momento appartengono a due entità statali diverse e invece così sarebbero costrette a convivere in un quadro comune". Insomma, se “in casa” gli spazi del governatore sono sempre più angusti e carichi di sofferenze (vedi lo smacco gelese, per esempio), Crocetta ci riprova con la vocazione internazionale. Quella stessa che lo portò in Tunisia (per una fiera) nei giorni più caldi della protesta dei forestali. Dice il governatore: "Ho avuto incontri con i sindaci di Tripoli e di Zintan, e abbiamo stabilito dei contatti per arrivare nel giro di qualche mese ad un'intesa" da proporre al capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, come esempio "di cooperazione dal basso, più partecipato". Crocetta pensa ad una collaborazione "in tutti i campi, dalla formazione e la ricerca alla sanità, alla pesca e all'agricoltura, fino al restauro dei beni culturali, mettendo insieme istituzioni pubbliche e scientifiche". E i venti di guerra? E lo Stato Islamico? “Scambi e progetti comuni costituiscono un modo concreto di lavorare per la pace", dice il governatore. Vero, senz'altro. Curioso se lo spiega lo stesso presidente che nelle stesse ore s'era allarmato per l'accorpamento dei porti siciliani con quelli calabresi. Quasi che la vicina Calabria facesse più paura dello Stato Islamico, almeno dalle parti di Palazzo d'Orleans.
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