Il futuro della Sicilia è nelle sue mani. Oggi il giorno della verità a Roma?
di Manlio Viola
Il lungo ponte dell’Immacolata è finito. Anche per il Presidente della Regione Rosario Crocetta è arrivato il momento di riporre il costume da ‘sirenetto’ nell’armadio della sua abitazione di Tusa e tirare nuovamente fuori giacca e cravatta e magari anche un maglioncino, per volare a Roma.
Lasciando a casa i panni del bagnante indignato che risponde a Vecchioni (chissà come poi visto che Vecchioni aveva detto proprio ‘non potete dire sempre e solo che avete il mare’) e sperando che la bravata del 6 dicembre non gli abbia fruttato una bella influenza, Crocetta èp atteso al tavolo della trattativa ‘finale’ quella dalla quale dovranno venir fuori i soldi per chiudere il bilancio 2016 della Regione siciliana.
Palermo chiede a Roma 1 miliardo e 400 milioni di euro e Roma risponde chiedendo un accordo per la modifica dello Statuto che renda, a un alto, certe le entrate non solo per il 2016 ma anche per gli anni a venire attraverso i trasferimenti da Roma a Palermo e dall’altro dia il via libera alla legge di riforma costituzionale che modifica lo Statuto siciliano con la rinuncia definitiva all’incasso diretto delle imposte.
Uno scambio che ricorda tanto la rinuncia al contenzioso firmata da Crocetta e che, a fronte di un trasferimento di circa 500 milioni, ha già fruttato la perdita di un miliardo mentre altri 4 sono ancora in bilico (il primo dei contenziosi è stato vinto ma non potrà essere incassato e si profilano risultati analoghi per gli altri).
Sabato scorso il sottosegretario Davide Faraone ha detto a chiare lettere che oggi si potrebbe chiudere davvero quell’accordo, che ci sono tutte le condizioni per firmare l’atto che cambierà per sempre di rapporti fra Roma e Palermo rendendo la Sicilia, di fatti, una regione a statuto ordinario anche se non nel nome, a fronte di trasferimenti che le permetteranno di non fallire. Un poco,come avviene con tutti gli altri Enti Locali.
Ma sul fronte politico si fa un gran parlare di un dettaglio non da poco. Oltre la cessione di ampi spazi di autonomia Renzi avrebbe messo un’altra condizione ai suoi per firmare quell’accordo: subito dopo dovete avviare l’operazione caccia Crocetta. Come non si sa ma il premier segretario sarebbe alquanto preoccupato per la situazione siciliana da un punto di vista politico.
A far infuriare il leader del nuovo Pd centrista sarebbe stata proprio la bravata del servizio fotografico di Crocetta al mare. Ripresa con ironia e sarcasmo da tutti i giornali italiani, dal più piccolo al più grande, avrebbe causato non poco imbarazzo in un Pd che, volente o nolente, viene identificato come il partito che ha messo la Crocetta.
Le foto di Crocetta avrebbero innalzato la pressione del Premier molto di più perfino del passaggio degli ex dem di Messina guidati da Genovese a Forza Italia. Ogni giorno che passa sotto il governo del bagnante Crocetta il Pd perde sempre più consenso, sarebbe l’idea renziana tratta dai sondaggi. A Faraone e compagni il compito di trovare la soluzione.
Una occasione potrebbe arrivare dalla mozione di sfiducia in discussione giovedì che, però, arriva troppo presto per essere veramente efficace. Intanto da oggi Crocetta si consola esercitando l’esibizione muscolare (ma senza muscoli) del suo potere con lo sfratto degli uccelli esotici da villa D’Orleans. Dopo tre anni chiuderà definitivamente, finalmente, il parco voluto dai d’Orleans che misero questa condizione per donarlo alla collettività
09 Dicembre 2015
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