Niente stipendio né tredicesima: Natale amaro per quindicimila dipendenti
Casse vuote alla Regione, stop ai pagamenti entro dicembre per una serie di enti: dai Consorzi agli Ersu, alle Ipab. Uno spiraglio per l'Esa
antonio fraschilla
Un Natale amaro quello che si apprestano a vivere almeno 15 mila famiglie siciliane. A tanto ammontano i dipendenti di enti controllati o finanziati indirettamente dalla Regione che non riceveranno lo stipendio di dicembre e nemmeno la tredicesima. Dai formatori ai lavoratori delle Ipab, dagli addetti ai Consorzi di bonifica ai tanti precari di Comuni che attendono risorse da Palazzo d'Orleans. Soldi che non arriveranno a causa di una Regione in piena crisi di liquidità, di patto di stabilità già raggiunto e in alcuni casi di malaburocrazia.
La Regione ha in cassa soltanto i fondi per pagare gli stipendi dei regionali, le spese obbligatorie e, si spera, anticipare 1,2 miliardi di fondi europei pena il rischio di restituire le somme a Bruxelles. In ogni caso, anche avendo i soldi in cassa, è già stato raggiunto il patto di stabilità concesso dallo Stato, cioè il limite di spesa annuale. Una situazione difficilissima e al momento senza vie d'uscita, mentre sul bilancio 2016 si attende il varo di un emendamento alla manovra nazionale di stabilità per garantire all'Isola 1,4 miliardi di euro necessari a chiudere i conti «senza disastri sociali».
Di certo c'è che, avendo dirottato tutta la cassa agli stipendi dei regionali, alla spesa Ue e ad altri impegni obbligatori, non ci sono più fondi per pagare una miriade di enti che, quindi, a loro volta non potranno garantire lo stipendio di fine anno e in alcuni casi già da mesi non pagano buste paga.
«Da dieci mesi sono senza stipendio i duemila dipendenti delle Ipab», dice Enzo Abbinanti della Funzione pubblica Cgil. Stesso discorso per i 2.200 addetti ai Consorzi di bonifica: «Quasi tutti da oltre un mese non ricevono buste paga e non l'avranno nemmeno in questo dicembre», dice Tonino Russolo della Flai. Dall'assessorato all'Economia fanno sapere che a causa di mancata liquidità e patto di stabilità raggiunto, non avranno trasferimenti gli Enti Parco, che quindi non pagheranno gli stipendi ai 250 dipendenti. Stesso discorso per i 60 dipendenti dell'Istituto regionale della vite e del vino, per i 48 dipendenti dell'Istituto zootecnico e per i 60 impiegati ex Eas in carico agli Ersu che non hanno avuto alcun trasferimento dalla Regione per pagare questi stipendi. In bilico anche la busta paga di dicembre per i 250 dipendenti dell'Irsap, l'Istituto che ha sostituto le vecchie Asi e che non ha fondi in cassa, al momento. All'Esa, invece, si è aperto uno spiraglio per pagare dicembre ai dipendenti diretti, ma per gli stagionali non c'è nulla e i 450 ex trattoristi avranno di fatto le giornate dimezzate.
Se si allarga l'orizzonte agli entri controllati da Palazzo d'Orleans indirettamente il quadro non cambia. «Almeno 4 mila precari dei Comuni da mesi non ricevono lo stipendio e non l'avranno nemmeno a dicembre — dice Massimo Bontempo del sindacato autonomo ex lsu — io ad esempio attendo cinque mensilità dal mio Comune, Capo d'Orlando. Qui il problema non riguarda soltanto i mancati trasferimenti della Regione, ma anche la malaburocrazia, perché un cavillo nell'ultima Finanziaria prevede lo sblocco delle somme soltanto per i Comuni che hanno approvato il rendiconto. E nessuno, o quasi, lo ha fatto». Altra situazione drammatica è quella della formazione professionale. Secondo Giuseppe Raimondi, della Uil, «sono almeno 6 mila i dipendenti che non prenderanno lo stipendio». Anche gli enti, pochi ormai, in regola con i versamenti non hanno più fondi in cassa perché hanno anticipato somme che la Regione deve da anni: soltanto per fare un esempio, ancora l'amministrazione deve pagare i vecchi Piani formativi del 2011.
All'assessorato Economia allargano le braccia: «Occorre stringere la cinghia, stiamo facendo il possibile per evitare di perdere fondi Europei e garantire spese obbligatorie, con il nuovo bilancio la situazione migliorerà».
Ma anche sul bilancio 2016 al momento non ci sono certezze. Dopo i tavoli Regione-Stato per trovare una soluzione alla richiesta della Sicilia, pari a 1,4 miliardi di euro, si attende il varo di un emendamento del governo Renzi alla legge di stabilità in votazione in Parlamento. Emendamento che ancora non c'è. Nel frattempo l'assessore Baccei è intenzionato già giovedì a portare in giunta un bilancio con 1,4 miliardi di euro di tagli «in attesa di norme nazionali» che dovranno essere approvate con la legge di stabilità.
Se da Roma non arriveranno aiuti, quello della Sicilia sarà un bilancio da «emergenza sociale». Non ci sarebbero i fondi per i forestali, per i precari degli enti locali e per tutti gli enti controllati e le società partecipate che vivono di contratti con Palazzo d'Orleans. In questo caso il numero di chi rischia di rimanere senza stipendio salirebbe oltre quota 50 mila. Nella migliore delle ipotesi.
08 Dicembre 2015
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