Su rassegna.it in evidenza l'emergenza dissesto del territorio
La denuncia del sindacato siciliano: ancora non si ragiona in termini di prevenzione, a ogni evento la viabilità è compromessa. Come a Giampilieri, le conseguenze sono gravissime per la mobilità di persone e merci
di Esmeralda Rizzi
A Messina e provincia la notte a cavallo tra il 30 settembre e il 1° ottobre del 2009 se la ricordano bene. Nell’arco di poche ore oltre 230 millimetri di pioggia investirono l’area a sud della città in direzione Taormina, assieme alle frazioni di Giampilieri, Altolia, Molino, Briga, Pezzolo e al comune di Scaletta Zanclea, provocando frane, fiumi di fango e crolli, sotto i quali persero la vita 37 persone.
Un evento non inaspettato. Negli anni precedenti, quello stretto tratto di costa tra le pendici dei Peloritani e il mar Ionio, dove coesistono centri abitati, autostrada, strada statale e linea ferroviaria, aveva già conosciuto episodi analoghi. Il giorno dopo la tragedia, si parlò di abusivismo e di mancata prevenzione. Ma il fatto che, nonostante le avvisaglie, quell’area non fosse nemmeno inserita tra quelle a rischio, sulle quali effettuare interventi di messa in sicurezza, spiega molto.
A distanza di sei anni, la musica non cambia. Nei giorni scorsi, in quello stesso tratto di costa, è stata chiusa a causa di una frana l’A18, l’autostrada che collega Messina con Catania, anticipata appena di qualche giorno dalla caduta di materiale fangoso e roccioso, causa di forti disagi alla viabilità. “Dopo la tragedia di Giampilieri sono stati effettuati i lavori di ripristino e di messa in sicurezza più urgenti – spiega Lillo Oceano, segretario generale Cgil di Messina –, ma, come dimostrano le frane di questi giorni e i tanti altri eventi analoghi che hanno colpito la nostra provincia dal 2009 a oggi, ci si è fermati all’indispensabile”.
Ancora non si ragiona in termini di prevenzione, è la denuncia del sindacato messinese. “Ci si dimentica – prosegue Oceano – che sotto le colline passano le principali vie di comunicazione della zona orientale della Sicilia, l’autostrada e la linea ferroviaria. Così a ogni evento, la viabilità è compromessa, con conseguenze gravissime nei soccorsi, come avvenne a Giampilieri, dove intere zone rimasero isolate, e per la mobilità di persone e merci”.
Proprio in queste ore la viabilità in Sicilia è in ginocchio, con l’A19, l’autostrada Palermo-Catania, bloccata dallo scorso aprile per il crollo del viadotto Himera, e ora con l’A18 interrotta all’altezza di Giardini Naxos, prima di Catania. E sembra strano che, dopo gli annunci del governo sul Piano di interventi contro il dissesto, nell’isola non si sia partiti proprio da lì, dalla messa in sicurezza delle principali vie di comunicazione e delle aree a più elevato rischio.
“È evidente che c’è uno stacco tra gli annunci e i fatti”, osserva Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil Sicilia, che insieme al segretario generale della Filt regionale, Franco Spanò, ha chiesto la costituzione ugente di una task force per individuare e predisporre tempestivamente piani di intervento. “Il governo fa promesse, il ministro delle Infrastrutture ha realizzato qui in Sicilia molte visite, ma mancano i fatti, le risorse e l’apertura vera dei cantieri. E la mobilità interna regionale è in grande difficoltà, perché non solo si bloccano le arterie principali per eventi eccezionali, ma manca anche la manutenzione delle strade secondarie, che in un territorio al 70% collinare e montuoso sono essenziali”.
#Italiasicura è la parola d’ordine del governo per il piano da 1.300 milioni di euro finalizzato a contrastare il dissesto idrogeologico. Ed è anche un bel sito online, accattivante per grafica e interazioni, che raccoglie la mappa degli interventi, programmati e in corso, le risorse destinate, le foto dei lavori, statistiche e grafici. Eppure andando a verificare i lavori previsti nella zona dell’alluvione di Giampilieri e in quella vicina della frana di queste ore sull’A18 non sembra siano previsti interventi.
Pagliaro, tra le altre cose, punta il dito sulla mancanza di dialogo tra l’esecutivo regionale e quello centrale. “I siciliani – conclude il segretario generale della confederazione regionale – si trovano a pagare un prezzo altissimo ai cattivi rapporti tra la giunta dell’isola e il governo di Roma. Senza misure concrete, la Sicilia, che non ha visto alcun benefico dal Jobs Act, non uscirà dalla crisi, mentre il blocco della viabilità sta già provocando ricadute pesanti anche sulle attività produttive. Basti pensare a tutta l’area di produzioni pregiate della Sicilia sud-orientale, in queste ore isolata rispetto a Messina e quindi al resto d’Italia. Con Cisl e Uil stiamo pensando che sia davvero arrivato il momento di una mobilitazione regionale unitaria, perché così non si può andare avanti”.
07 Ottobre 2015
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