Nuova pensione anticipata, uscita flessibile per disoccupati e donne
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Dopo tutte le promesse ed i dietrofront che si sono avvicendati in questi ultimi mesi, la riforma delle pensioni sembra essere sempre più vicina: ormai, anche gli esponenti perennemente contrari, come il Ministro Padoan, danno come sicura l’introduzione di un nuovo tipo di pensione anticipata all’interno della Legge di Stabilità 2016.
Le nuove disposizioni, dunque, non tarderanno ad arrivare, dato che la discussione della normativa è prevista per metà ottobre: sotto la lente d’ingrandimento, le particolari situazioni dei disoccupati, degli esodandi (ossia di coloro che son rimasti fuori dai diversi decreti di Salvaguardia), e delle donne (orfane, dal 2016 in poi, dell’Opzione Donna, che permette il pensionamento anticipato, con 35 anni di contributi ed il ricalcolo contributivo dell’assegno).
Flessibilità in uscita a 63 anni
Tra le ipotesi più papabili, che riscuotono consenti “bipartisan” (ovvero anche dagli esponenti del Ministero dell’Economia e delle Finanze), si sta affermando la cosiddetta “flessibilità in uscita a 63 anni”: si tratterebbe della possibilità di pensionarsi a 63 anni d’età ( anche se alcune proposte parlano di 62 anni), con almeno 35 anni di contributi, ed una penalizzazione che va da un minimo del 3% ad un massimo del 10-12%. Quest’ipotesi non sarebbe, però, fruibile da tutti i lavoratori, ma solo dalle donne, dai disoccupati over 62 e da coloro che non si sono potuti inserire nelle varie salvaguardie perché non rientranti nei requisiti prescritti dai decreti.
Il target non illimitato dei soggetti che potranno accedere a questa nuova pensione anticipata consentirebbe di far fronte allo stanziamento di risorse anche nel breve periodo (nel lungo periodo si realizzerebbe un risparmio per le casse erariali), cosicchè la normativa non potrebbe essere bocciata dal punto di vista economico.
Pensione con 30 anni di contributi
Altre ipotesi di uscita anticipata contemplerebbero addirittura non 35 anni, ma il requisito minimo di 30 anni di contributi: lo stesso presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha ribadito l’importanza della focalizzazione dell’anticipo non sugli anni di contributi, ma sull’età anagrafica, per evitare disparità tra donne e uomini, questi ultimi maggiormente avvantaggiati dagli sconti sulla contribuzione rispetto a quelli sull’età.
Ricongiunzione meno onerosa
Boeri ha anche auspicato una riforma della ricongiunzione dei contributi: allo stato attuale, ricongiungere i contributi previdenziali in un’unica gestione è un vero salasso, considerando soprattutto il fatto che le ricongiunzioni si effettuano al termine della vita lavorativa, quando si ha più disponibilità di denaro. Il calcolo degli oneri di ricongiunzione, che considera coefficienti quali età e stipendio, si alza sempre di più, infatti, col passare degli anni.
Rendere l’operazione meno onerosa consentirebbe di raggiungere prima il collocamento a riposo, senza colpo ferire alle casse statali.
Settima Salvaguardia
L’incertezza è massima, infine, per quanto riguarda la Settima Salvaguardia: il prepensionamento, infatti, seguirà le sorti della nuova flessibilità in uscita. Se quest’ultima dovesse comprendere in via definitiva , cioè senza alcun termine per l’invio della domanda, anche gli esodati rimasti fuori dalle vecchie Salvaguardie, la nuova normativa comprenderebbe implicitamente anche la Settima Salvaguardia. Diversamente, dovrebbe essere varato un decreto apposito, con contenuto simile a quello della Sesta salvaguardia.
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24 Settembre 2015
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