Fondi europei, forestali, ufficio di Bruxelles
Vanno "in onda" le bugie del presidente
di Accursio Sabella
Pochi giorni fa Crocetta, ospite di un programma di La 7, ha difeso l'operato del suo governo dagli attacchi dei giornalisti. Ma le repliche del governatore sono colme di mistificazioni. Ecco come stanno davvero le cose.
PALERMO - Dalla sede di Bruxelles ai Fondi europei, passando per i forestali. Pochi giorni fa, è andata in onda una carrellata di bugie, di imprecisioni, di inesattezze. Rosario Crocetta le ha distribuite in diretta televisiva su La 7, con tanto di minaccia ai giornalisti: “Ci sono gli estremi per una richiesta risarcitoria”.
Per carità, a volte non mancano, anche sull'etere, le “palate” di luoghi comuni e di stereotipi negativi su una Sicilia che, soprattutto a causa delle sue più alte espressioni politico-amministrative, pare non far nulla per smentire la diffidenza dello Stivale. Ma il governatore siciliano, invitato in tv, non ha fatto da meno. Replicando alle inesattezze con qualche bugia. A qualche critica, con una balla. A cominciare dalla spinosa questione dei forestali siciliani.
Forestali: “Tagli per 200 milioni”
Crocetta, infatti, ha affermato di aver ottenuto un risparmio di quasi 200 milioni (da 400 a 220 milioni) della spesa per gli stipendi di questi lavoratori. Il risparmio c'è stato, per carità. Ma non è quello sbandierato dal presidente. E anche in questo caso ci vengono incontro i giudizi di parifica della Corte dei conti. Quello riguardante l'esercizio finanziario 2012, infatti, indica la spesa per i forestali in 322 milioni. Scesi a 275 milioni nell'ultimo esercizio. Quarantasette milioni, quindi e non 180. Un trend che però si è subito arrestato, a quanto pare. Visto che, fa notare la Corte dei conti nell'ultimo rendiconto, sono aumentate “le giornate lavorative di impiego, in controtendenza rispetto ai precedenti esercizi. Ne consegue che gli oneri finanziari complessivi restano pressoché invariati rispetto all’ultimo esercizio”. Insomma, il risparmio si è fermato. Anche se qualche speranza è legata all'ultima finanziaria, dove sono previste norme di razionalizzazione che hanno, però, lasciato “immutato l’impianto complessivo del sistema di reclutamento della manodopera per lavori in economia”. Hanno lasciato intatto, insomma, quel processo di precarizzazione infinita dei lavoratori, che ha rappresentato per anni e rischia ancora, potenzialmente, di rappresentate, il presupposto per il solito, dannoso clientelismo dell'Isola.
“I dipendenti regionali non sono troppi”
In un impeto sicilianista, poi, il governatore ha anche difeso lo spropositato numero di dipendenti regionali (forestali compresi), rivendicando le prerogative dello Statuto, che attribuiscono alla Sicilia funzioni che altrove vengono svolte dallo Stato. Ovviamente, il gran numero di dipendenti regionali non è imputabile a Crocetta. Ma che restino tanti, troppi è fin troppo evidente. “Anche al netto del personale forestale e di quello riconducibile al perimetro pubblico allargato, - scrive sempre la Corte - la consistenza numerica dei dipendenti di ruolo della Regione nel 2014 rappresenta il 23,5 per cento dell’ammontare complessivo del personale di tutte le Regioni. Il numero dei dirigenti è, poi, il 36 per cento di tutti i dirigenti regionali in Italia, con un rapporto di 1 dirigente per ogni 9 dipendenti (a fronte di un rapporto di 1 su 16 delle altre Regioni ordinarie e di 1 /su 19 di quelle a statuto speciale). Si tratta di valori – puntualizzano ancora i magistrati contabili - che, solo in parte, per via dell’autonomia differenziata, possono trovare giustificazione nelle attribuzioni alla Regione di funzioni altrimenti di competenza statale”.
La sede di Bruxelles
Il tema sul quale il governatore ha avuto poco da contrabattere è quello riguardante l'ufficio di Bruxelles. “Ha aumentato il personale di quell'ufficio” hanno accusato i cronisti. Crocetta ha provato a rivendicare la chiusura di non meglio precisate sedi internazionali della Regione. Ma quell'ufficio di Bruxelles lo ha fatto rinascere proprio lui. L'organico, infatti, era stato ridotto al minimo (due dipendenti soltanto) dall'ex governatore Lombardo. Ma fin dal suo arrivo, Crocetta, ha indicato quell'ufficio come un presidio strategico e di grande importanza. Per questo, con una delibera dell'aprile del 2013, il governatore ha deciso di ripristinare gli effetti di una legge del 2002, quella che istituisce gli uffici di Bruxelles, appunto. E che determina anche la dimensione dell'organico: non più di sedici dipendenti, mentre il tetto massimo per gli “esterni” è stato fissato a otto. A poco a poco, sono anche arrivati gli esperti e i dipendenti interni della Regione. Per un ufficio del quale in tanti ignorano l'effettiva utilità. E soprattutto il contributo che una manciata di esperti e un gruppetto risicato di dipendenti regionali possano dare alla spesa dei fondi europei, vero motivo per il quale Crocetta ha rivendicato la “riesumazione” di una sede, 750 metri quadrati, costata alla Regione guidata da Raffaele Lombardo, tra acquisto e ristrutturazioni, oltre tre milioni. Un ufficio che era dimagrito fino quasi alla scomparsa, dopo le delibere di Lombardo. Ma che con Crocetta ha ricevuto una bella cura ricostituente. Il governo, infatti, aveva previsto in bilancio una spesa, per il personale di quell'ufficio, di oltre 1,2 milioni per i prossimi tre anni. Una cifra contestata dal presidente della Regione, che ha parlato di “appena” 270 mila euro annui. Una cifra che va sommata però anche alle spese di funzionamento dell'ufficio. E che, dopo i tagli apportati nelle ultime finanziarie, nel triennio sfiorerà comunque il milione di euro.
“Fondi Ue, abbiamo accelerato”. Ma c'è il trucco
Quantomeno, però, i siciliani si sentiranno rasserenato dall'impulso fornito alla spesa europea. Che il governatore, anche in questo caso, ha sottolineato non senza enfasi: “Siamo passati dal 12 per cento della spesa all'80 per cento”. Ora, ci si potrebbe fermare di fronte al dato che, nel frattempo, sono trascorsi quasi tre anni dall'insediamento del nuovo governo. E che, quindi, la “crescita” della spesa è assolutamente logica, se non “fisiologica”. Peccato però che l'ultimo rendiconto della Corte dei conti sull'esercizio finanziario scorso allunghi qualche ombra sui risultati del governo. Nonostante i giudici contabili registrino un certo “dinamismo” della Regione, precisano che “il ritardo accumulato nella fase di avvio del programma non è stato integralmente recuperato”. Non solo. La Corte “tira le orecchie” proprio a Crocetta, censurando l'instabilità data dagli ecessivi e continui rimpasti in giunta (siamo a 37 assessori nominati) e al ripetuto valzer di dirigenti generali. Che ha portato al 'dimagrimento' delle risorse messe a disposizione dall'Unione europea. Le cosiddette “rimodulazioni” che, si legge nell'ultima parifica, si sono “rese necessarie a causa della inadeguatezza da parte dell’Amministrazione regionale a programmare e utilizzare l’intera dotazione dei Fondi Strutturali. Sulla descritta situazione – prosegue la Corte - hanno influito in modo rilevante due fattori. In primo luogo, l’instabilità dei governi e l’assenza di scelte strategiche idonee. Si deve, pertanto, rinnovare il richiamo – insistono i giudici contabili - in merito alla pressante esigenza di una necessaria ed imprescindibile 'stabilità' dei vertici amministrativi delle strutture regionali: il continuo e incessante turn-over dei capi Dipartimento e dei responsabili delle varie linee di intervento/misure, finisce infatti per compromettere quella continuità strategica ed operativa necessaria per una costante attuazione dei programmi europei”. Ma c'è di più. La crescita nella percentuale di spesa, spiega la Corte dei conti, è legata anche a un “artificio” contabile. La Corte fa riferimento all’inserimento “dei progetti riferibili alla Politica Unitaria di Coesione (Puc), nonché di quelli retrospettivi. Con particolare riferimento a questi ultimi, le Sezioni riunite – precisano i giudici contabili - fanno presente che, sebbene non si rinvengano, nell’ambito della normativa europea, disposizioni che esplicitamente vietino l’assistenza retrospettiva, purtuttavia la Commissione Europea qualifichi tale procedura come 'ad alto rischio', sia per il possibile mancato rispetto delle pertinenti regole della normativa europea e nazionale, sia in quanto si riferisce ad interventi, spesso avviati e realizzati, privi di una specifica correlazione con gli obiettivi del programma. Si rileva come il ricorso a tali strumenti celi, nei fatti, una generale carenza di progettualità, rivelando una sostanziale incapacità ad incrementare la spesa comunitaria con progetti originariamente inseriti nel programma”. Per farla breve, la Regione ha utilizzato fondi europei per finanziare progetti che erano stati in un primo momento finanziati con altre risorse (ad esempio quelle regionali o statali). Una procedura “ad alto rischio”, spiegano i giudici: quei progetti potrebbero non rispettare i requisiti europei. E quei soldi, quindi, potrebbero non essere rimborsati all'atto del rendiconto. La “crescita” della spesa quindi rischia di essere solo virtuale. Un spot televisivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
31 Agosto 2015
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