Senza stipendio da maggio, forestali in piazza
Sindacati: «Il 118 del territorio, ma trattati come un peso»
Rossana Lo Castro
Economia – Oggi una delegazione di lavoratori scenderà in piazza per protestare contro la mancata erogazione di tre mensilità e per chiedere certezze per il futuro. Si tratta di una platea di 24mila lavoratori in tutta la Sicilia. Un terzo dei lavoratori non pagati ricade nel territorio di Palermo. All'appello mancano circa 100 milioni di euro
Assaggi di autunno caldo. La stagione di “battaglie” sindacali si apre in anticipo in Sicilia. Sul tappeto ci sono proroghe e contratti in scadenza per un bacino di oltre 50mila lavoratori, in forza alla regione. I primi a scaldare i motori della protesta saranno i forestali. Una platea di 24mila persone da tre mesi senza un euro. Stamani scenderanno in piazza a Palermo per un sit-in davanti l’assessorato regionale all’Economia. Una manifestazione pacifica, in programma a partire dalle 10, organizzata dalle segreterie regionali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, per chiedere certezze su un futuro lavorativo sempre più precario.
«Il dramma della mancata erogazione delle tre mensilità – spiega Tonino Russo, segretario della Flai Cgil di Palermo - colpisce in particolar modo i forestali di Palermo: un terzo dell’intero contingente che opera nei boschi risiede e opera nella nostra provincia». Che è quella con il maggior numero di lavoratori: circa 7mila persone. Un dramma duplice, perché accanto ai 3.500 circa addetti del territorio che pur avviati al lavoro non percepisco lo stipendio, ce ne sono altri 3mila (i 68ottisti), che non hanno fatto un solo giorno di lavoro dall’inizio dell’anno.
Così oggi i confederali hanno deciso di “assediare” via Notarbartolo. «Rimarremo là – assicura a MeridioNews Fabrizio Colonna, segretario generale della Fai Cisl Sicilia – fino a quando non avremo risposte certe». Al momento, infatti, l’unica cosa certa è il mancato pagamento degli stipendi. Da maggio. Colpa di un’operazione di verifica dei conti che avrebbe causato i ritardi. «Chiediamo un incontro per capire cosa è successo – dice Russo -. Malgrado esistano i residui delle somme stanziate per progetti approvati un anno fa, le procedure a quanto sembra andrebbero riavviate e i pagamenti rifatti ex novo». Un iter, denunciano le parti sociali, che potrebbe richiedere ancora un altro mese e mezzo di tempo. Troppo per famiglie che vivono già una «condizione insostenibile» e che hanno trascorso l’estate «in povertà, senza poter contare su queste mensilità».
All’appello mancano circa cento milioni di euro. Il via libera da Roma ai 300 milioni di euro (di cui 100 in arrivo nelle casse siciliane a settembre), sbloccati a inizio luglio, non ha risolto i problemi del settore. «Al comparto – spiega ancora Colonna – sono stati destinati 30 milioni di euro. Un budget insufficiente per garantire tutte le giornate lavorative per le quali servirebbe uno stanziamento di 275 milioni annui». Così a conti fatti, dopo i 140 stanziati in finanziaria e gli altri 30 in arrivo dalla capitale per far quadrare i conti mancherebbero un centinaio di milioni.
Ma quello degli stipendi non pagati è solo uno dei problemi. «Ci sono 8.500 lavoratori, i cosiddetti 78isti (quelli che devono svolgere nell’arco dell’anno 78 giornate di lavoro, ndr), – spiega ancora Colonna – che non hanno fatto ancora un solo giorno». Un clima di incertezza acuito dalle critiche al comparto, divenuto negli anni «il capro espiatorio» della politica. Colpa di quella platea a tre zeri, trasformata nel simbolo stesso degli sprechi dell’autonomia. «Occorrebbe ricordare che i 24mila forestali ogni anno diminuiscono – spiega il leader della Fai Cisl Sicilia - per lo stop al turn over: chi va in pensione non viene rimpiazzato. Prima della legge Fornero ogni anno la riduzione di personale era di un migliaio di unità, adesso di circa 300-400».
Un “esercito” che la Sicilia potrebbe porre al servizio del territorio. «Da anni chiediamo – dice Colonna – un utilizzo migliore di questo personale, per renderlo più produttivo. Si tratta di persone con competenze specifiche che potrebbero essere poste a tutela di una terra massacrata». Lavoratori “superstiti” per formazione e abilità acquisite che nelle intenzioni del sindacato dovrebbero diventare «una sorta di 118 del territorio» per la difesa da incendi, ma anche da frane e dal rischio idrogeologico, che rende fragile l’intero territorio regionale.
«Nei cassetti degli assessorati – denuncia Colonna – ci sono montagne di carte e documenti con progetti e proposte, rimasti lettera morta». Colpa anche del susseguirsi di assessori, «che cambiano ogni tre mesi, costringendoci a ricominciare daccapo. Noi non chiediamo sussidi e assistenzialismo, ma di lavorare di più e meglio, per far diventare questo personale una risorsa e non un peso». Un obiettivo che il Governo regionale non sembra capace di raggiungere. «Il nostro giudizio? Non può che essere negativo: è incapace di programmare. C’è da questo punto di vista una continuità con il passato. Anzi, direi che facciamo passi indietro».
25 Agosto 2015
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