Arrivano in Sicilia i 300 milioni da Roma. Faraone: “Impugnata parte della Finanziaria”
Arrivano i 300 milioni di euro da Roma per chiudere il bilancio 2015 e risanare i conti della Regione Siciliana, almeno per l’anno in corso. Lo rende noto Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione e uomo di riferimento del premier Matteo Renzi per il Pd dell’Isola. Secondo Faraone è stata formalizzata l’intesa che prevede il trasferimento delle somme promesse da Palazzo Chigi in occasione dei lavori per la legge di stabilità regionale e previste in Finanziaria regionale. Ma il Consiglio dei ministri ha, comunque, impugnato la parte dello strumento economico relativa ai Fondi per lo sviluppo e gli investimenti per spese correnti che hanno effetto sui bilanci 2016 e 2017.
“Grazie alla determinazione del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, – spiega Faraone – si sta chiudendo una partita per il presente e si sta aprendo una strada per il risanamento dei conti e lo sviluppo della Regione Sicilia”.
Per il sottosegretario questo risultato segna una svolta lungo il percorso che ha portato agli accordi economici tra Roma e Palermo, percorso funestato negli ultimi anni dai contenziosi per stabilire chi, tra i governi nazionale e regionale, dovesse incassare le tasse riscosse in Sicilia.
“Il riconoscimento di questi 300 milioni – continua Faraone – segna un risultato importantissimo: la Regione avrà le risorse per pagare gli stipendi ai dipendenti e i 300 milioni consentiranno di incrementare in maniera strutturale le entrate. Rappresentano un primo passaggio di un percorso che dovrà portare ad una revisione completa degli accordi economici tra Stato e Regione. Se la Sicilia proseguirà in questo cammino virtuoso sarà possibile risanare completamente i conti e prendere il treno della ripresa”.
Ma non sono tutte rose e fiori. Infatti, attraverso la stessa nota, Faraone comunica che una parte della legge Finanziaria della Regione Siciliana è stata impugnata. “Bene ha fatto il governo durante la riunione del Consiglio dei ministri di oggi a impugnare la parte di bilancio approvato dalla Regione Siciliana – argomenta il sottosegretario – in cui si prevede l’uso dei Fondi per lo sviluppo e gli investimenti per spese correnti. L’autorizzazione ad usare queste risorse per il 2015 è stata un’eccezione concordata dal governo nazionale soltanto in via d’emergenza. Mai più potrà accadere che risorse pensate per le nuove generazioni possano essere utilizzate per finanziare sprechi della Regione Siciliana”.
“È importante ricordare – prosegue Faraone – che le difficoltà del 2015 della Regione nascono da un’operazione di trasparenza sui conti: finalmente si è interrotta la prassi di gonfiare le entrate creando debito sulle spalle dei cittadini. Coraggiosamente si è rotto con il passato cercando altrove le risorse. Si è impostata una politica di rigore che si è concretizzata con la legge regionale di stabilità 2015, con cui la Sicilia ha riguadagnato credibilità a livello nazionale”.
“Nel 2015 le entrate strutturali, secondo le previsioni condivise con il Governo centrale, dovrebbero aumentare di circa 600 milioni – spiega Faraone – tra Iva e imposta sui redditi di persone e società. Questo significa un aumento delle entrate tributarie pari a oltre il 5%. Alle entrate ordinarie vanno poi aggiunti altri 800 milioni di entrate straordinarie: 200 come quota dei 300 dell’accordo e 580 di restituzione di importi trattenuti alla fonte nel 2014”.
“Ora è fondamentale – conclude Faraone – mantenere i tavoli con lo Stato per lavorare da subito sulla finanziaria 2016, per la quale Stato e Regione dovranno ancor di più lavorare fianco a fianco”.
Pochi giorni fa, durante la direzione regionale del Pd, i 300 milioni che Roma doveva alla Sicilia erano stati al centro del dibattito politico proprio tra Faraone e Crocetta. Il governatore aveva perfino minacciato di andare in Procura se i soldi non fossero arrivati. Faraone ha invece accusato Crocetta di disfare quello che lui costruisce per la Sicilia. Oggi i 300 milioni sono finalmente arrivati e la pressione politica, ora, è tutta sul governatore Rosario Crocetta.
10 Luglio 2015
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