12 maggio 2015

VALERIA RESTUCCIA, LA THATCHER DI SICILIA. CUSTODISCE LO ZINGARO, MA AVVOLTE LA RISERVA REGALA ANCHE DISPIACERI PER GLI INCENDI. IL SERVIZIO ANTINCENDIO POTREBBE FUNZIONARE MEGLIO



2/Valeria Restuccia, la Thatcher di Sicilia
Custodisce lo Zingaro, ma…



2/Valeria Restuccia, la Thatcher di Sicilia <br /> Custodisce lo Zingaro, ma…Valeria Restuccia è una palermitana di forte concetto, che fa il lavoro per il quale è nata. Una predestinata, dunque. Dirige da quattro anni e mezzo la riserva naturale dello Zingaro. “Non voglio essere chiamata direttrice”, ma ha un piede dentro e due fuori. Potrebbero essere per lei gli ultimi giorni, e la riserva – che ha protetto come un centurione romano incaricato di vigilare il palazzo imperiale, potrebbe passare ad altri. Questione di rotazione, nessuna congiura, ma il rispetto di una regola che mostra le sue falle.
Grandi incassi, un bilancio lusinghiero, cinque musei, due aree attrezzate, i bivacchi, Borgo Cusenza, 300 mila visitatori l’anno. La “sua” riserva è diventata il fiore all’occhiello fra le aree protette siciliane. Non le dispiace lasciare?
“Non è questo il mio cruccio. Proverei rammarico, anzi sarei irritata solo se a succedermi mandassero la persona sbagliata, ma penso che questo malanno verrà evitato, ci tengono tutti che le cose vadano bene in quel posto. Lo Zingaro fa notizia, regala immagine all’Isola, ma anche dispiaceri…”.
Per via degli incendi. Troppi, non le pare?
“Il problema vero è una seria politica del territorio. Poi c’è la vigilanza, l’attenzione verso il contesto, talvolta difficile, come quello che sta attorno allo Zingaro. I pastori, i cacciatori. Gli incidenti possono sempre capitare. Non è solo dolo, talvolta c’è solo colpa, ma i danni restano enormi a prescindere”.
Che cosa non ha funzionato nel servizio antincendio. È utile saperlo alla vigilia dell’estate.
“Forse la prevenzione, la buona organizzazione. Quando siamo alla vigilia di una giornata di scirocco, dobbiamo mettere in campo controlli più serrati e tenere in preallarme i mezzi antincendio. Il servizio antincendio non fa parte dei miei compiti, ma siamo impegnati a mettere in campo ciò che serve per evitarli. Per esempio, organizzando i controlli sul territorio, con turni e personale assegnato nei posti giusti. E disponendo di strumenti e supporti che ci permettono di avere le squadre antincendio, elicotteri e aerei in tempi molto brevi”.
Avete vinto la guerra e perso molte battaglie, è così?
“I tentativi di incendio sono stati tanti, ma i danni sono diminuiti, non ce l’hanno fatta, come capitava in passato, a distruggere la riserva”.
A che cosa addebita questo fenomeno? Non è che sia una eccezione, intendiamoci, ma lo Zingaro è stata a lungo la vittima predestinata degli incendiari.
“Ci sono tanti interessi in ballo: economici, locali. C’è in ballo il controllo del territorio. E c’è chi vuole metterci le mani. Per questa ragione è necessario che lì ci vada gente con una ossatura di ferro….”.
La rotazione però è utile…
“Certo, lo è. Ma il cardiochirurgo, per dire, non può essere ruotato con un dermatologo. I dirigenti tecnici devono restare nel loro campo, se non nel loro posto, non le pare?”.
Ha ragione direttore. Che cosa la preoccupa, dunque?
“Ha sentito che vogliono abolire il servizio notturno degli operai antincendio. Sarebbe una follia. Mi aspetto una legge quadro, piuttosto, che metta ordine sui compiti, i turni, gli emolumenti. Cercare il risparmio, sempre e comunque, è un errore. Risparmi un euro e ne spendi mille. A parte il dovere di proteggere il paesaggio, la natura, l’ambiente, i doni che abbiamo ricevuto dal Padreterno”.
Lei si considera la persona giusta nel posto giusto, è così?
“Non mi sono mai posta questa domanda, mi basta credere di avere fatto la mia parte”.
Voi avete incassato in un anno 850 mila euro. Lo sa che altrove si contano le briciole? Com’è possibile che non si riesca a fare cassa…
“Non me lo spiego, davvero. Penso alla Valle dei templi. La Regione dovrebbe guadagnarci un sacco di soldi. Però, mi lasci dire. Quando l’ente pubblico incassa, deve reinvestire là dove ha ottenuto guadagni. C’è un problema, evidentemente, di riequilibrio della spesa, dei costi”.
Che cosa le piace che venga ricordato?
“Che la mia gestione passi alla piccola storia dello Zingaro come un tempo buono, se non felice. Abbiamo impedito l’abuso, conservato il litorale, preservato le coste. Abbiamo anche ricevuto un riconoscimento dalla Commissione europea nell’ambito del progetto Life per il restyling della coturnice di Sicilia. Ora c’è un sentiero, sedici chilometri, che collega le due aree protette più importanti, Monte Cofano e lo Zingaro. Una natura incomparabile, un’area di straordinaria bellezza”.
 
11 Maggio 2015
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