Pensioni, saltano i conti della Finanziaria?
La sentenza della Consulta inguaia la Regione
La sentenza della Consulta
che ha bocciato lo stop all’indicizzazione delle pensioni superiori ai
1.490 euro dal 2012, avrà conseguenze anche in Sicilia e costerà alle
casse della Regione siciliana 50 milioni di euro.
Lo stop all’indicizzazione delle pensioni, infatti, riguarda anche quelle dei pensionati regionali e la restituzione delle somme non erogate e degli scatti dei quali si dibatte a libello nazionale è vicenda anche siciliana. Con la differenza che nell’isola ai dipendenti regionali le pensioni non le paga l’Inps ,ma le medesima casse della Regione che di conseguenza potrebbe vedere saltare i conti di bilancio e finanziaria appena faticosamente approvati.
A fare la stima della nuova voragine di fronte a cui si trovano i conti pubblici nell’isola è la Cgil siciliana. per assurdo è proprio l’equiparazione delle pensioni regionali a quelle statali fortemente voluto dall’assessore Baccei su indicazione romana e sposato dal Presidente Crocetta rischia di trasformarsi in un boomerang.
“L’equiparazione del sistema pensionistico dei regionali a quello nazionale- ha detto Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil Sicilia aprendo il direttivo della confederazione- determinerà anche questo effetto. Calcolando che i regionali in pensione sono 13 mila la spesa si aggira intorno alla cifra che indichiamo e come è noto è carico del bilancio della regione”.
Un’altra grana si apre dunque per la Regione siciliana sul fronte economico a poco più di una settimana dal varo di una sofferta finanziaria. Pagliaro non ha risparmiato le critiche al governo Renzi “che fa tanta propaganda ma che di fronte alle criticità vere non si assume fino in fondo le proprie responsabilità, rivelando a ogni passo l’incapacità di mettere in campo una politica di ridistribuzione dal tratto equo”.
Quanto alla Regione l’opinione del segretario della Cgil è che “continui a galleggiare, con un approccio più che altro mediatico, volto cioè a rispondere alle polemiche che si aprono sui giornali. Abbiamo chiesto l’apertura di un confronto per la ristrutturazione della spesa- ha detto Pagliaro- e stiamo ancora attendendo: questo è un fatto. Come al solito – ha rilevato- si riprenderà a parlare della questione sotto l’onda dell’emergenza e le soluzioni saranno inevitabilmente discutibili e dannose a medio e lungo termine come quella praticata con l’ultima manovra, cioè il dirottamento delle risorse per investimenti sulla spesa corrente”.
Per Pagliaro, “se il governo Renzi non è interessato al Mezzogiorno per come è evidente, il governo Crocetta fa ben poco per risollevare le sorti della Sicilia, mancando tutti gli appuntamenti: dalla riforma delle province, alla formazione professionale fino all’Expo, vicenda paradossale e paradigmatica dell’andazzo delle cose in Sicilia”. Pagliaro ha anche parlato dei precari degli enti locali, che il 12 maggio saranno di nuovo in piazza. “Non accettiamo che si apra sulla pelle di questi lavoratori la solita bagarre preelettorale a chi la spara più grossa. Mettere fine con la stabilizzazione a questa annosa questione è dovere della regione e degli enti locali presso i quali questi lavorano in certi casi da trent’anni, contribuendo ognuno per la sua parte”.
Lo stop all’indicizzazione delle pensioni, infatti, riguarda anche quelle dei pensionati regionali e la restituzione delle somme non erogate e degli scatti dei quali si dibatte a libello nazionale è vicenda anche siciliana. Con la differenza che nell’isola ai dipendenti regionali le pensioni non le paga l’Inps ,ma le medesima casse della Regione che di conseguenza potrebbe vedere saltare i conti di bilancio e finanziaria appena faticosamente approvati.
A fare la stima della nuova voragine di fronte a cui si trovano i conti pubblici nell’isola è la Cgil siciliana. per assurdo è proprio l’equiparazione delle pensioni regionali a quelle statali fortemente voluto dall’assessore Baccei su indicazione romana e sposato dal Presidente Crocetta rischia di trasformarsi in un boomerang.
“L’equiparazione del sistema pensionistico dei regionali a quello nazionale- ha detto Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil Sicilia aprendo il direttivo della confederazione- determinerà anche questo effetto. Calcolando che i regionali in pensione sono 13 mila la spesa si aggira intorno alla cifra che indichiamo e come è noto è carico del bilancio della regione”.
Un’altra grana si apre dunque per la Regione siciliana sul fronte economico a poco più di una settimana dal varo di una sofferta finanziaria. Pagliaro non ha risparmiato le critiche al governo Renzi “che fa tanta propaganda ma che di fronte alle criticità vere non si assume fino in fondo le proprie responsabilità, rivelando a ogni passo l’incapacità di mettere in campo una politica di ridistribuzione dal tratto equo”.
Quanto alla Regione l’opinione del segretario della Cgil è che “continui a galleggiare, con un approccio più che altro mediatico, volto cioè a rispondere alle polemiche che si aprono sui giornali. Abbiamo chiesto l’apertura di un confronto per la ristrutturazione della spesa- ha detto Pagliaro- e stiamo ancora attendendo: questo è un fatto. Come al solito – ha rilevato- si riprenderà a parlare della questione sotto l’onda dell’emergenza e le soluzioni saranno inevitabilmente discutibili e dannose a medio e lungo termine come quella praticata con l’ultima manovra, cioè il dirottamento delle risorse per investimenti sulla spesa corrente”.
Per Pagliaro, “se il governo Renzi non è interessato al Mezzogiorno per come è evidente, il governo Crocetta fa ben poco per risollevare le sorti della Sicilia, mancando tutti gli appuntamenti: dalla riforma delle province, alla formazione professionale fino all’Expo, vicenda paradossale e paradigmatica dell’andazzo delle cose in Sicilia”. Pagliaro ha anche parlato dei precari degli enti locali, che il 12 maggio saranno di nuovo in piazza. “Non accettiamo che si apra sulla pelle di questi lavoratori la solita bagarre preelettorale a chi la spara più grossa. Mettere fine con la stabilizzazione a questa annosa questione è dovere della regione e degli enti locali presso i quali questi lavorano in certi casi da trent’anni, contribuendo ognuno per la sua parte”.
08 Maggio 2015
SE NON CAMBIANO SERIAMENTE LE LEGGI NULLA CAMBIERA' E SARA' SEMPRE COSI',I LUPI (3 ANNI)DI MANDATO MA (PI FARI SOCCU????) E PENSIONI ALLE STELLE,U PUVURIEDDU 30 ANNI DI RUMPISI L'OSSA (TE VACCATTATI LU PANI)E NUN TI VUTARI NE DAVANTI NE DARRERI toto gebbia 78
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