24 marzo 2015

FINANZIARIA SENZA BILANCIO IN VIAGGIO VERSO L’ARS IL PARLAMENTO SI PREPARA ALLA BATTAGLIA SUL NULLA



Finanziaria senza bilancio in viaggio verso l’Ars
Il Parlamento si prepara alla battaglia sul nulla



palazzo dei normanni


di Manlio Viola

Approda oggi ufficialmente all’Ars, o almeno così dovrebbe essere, la finanziaria 2015 targata Crocetta Baccei, approvata venerdì dalla giunta riunita a Catania mentre a Palermo era in corso lo sciopero dei regionali.

Uno sciopero dimezzato visto che in piazza c’erano solo Cgil e Uil. A prescindere dalla Funzione Pubblica Cisl, i grandi assenti erano i Cobas/Codir e Sadirs, i sindacati autonomi che rappresentano la maggioranza dei regionali. Lo sciopero era stato sospeso dopo il via libera del governatore, sancito anche dalle direttive trasmesse all’Aran, alla contrattazione proprio davanti all’agenzia negoziale della Regione, della trattativa per il contratto dei regionali e dunque delle norme che riguardano il settore.

Ma la finanziaria approvata venerdì a Catania non ha accantonato quelle norme. Nel documento che oggi andrà trasmesso all’Ars ci sono tutti i provvedimenti che stanno alla base delle contestazioni dei sindacati.

Il cuore della manovra punta a risparmiare con il taglio del 20% al personale, che inciderà sulla busta di 16 mila dipendenti diretti. Non si tratta di tagli effettivi alla base della busta ma di mancata corresponsione della parte variabile del contratto, della disdetta degli accordi integrativi e così via.

Ma la parte più consistente della manovra riguarderà quelle che vengono additate come le norme che garantiscono i privilegi dei regionali, ovvero le norme sulle pensioni. Anche lì un taglio del 20% per 7.500 dipendenti che negli anni hanno mantenuto una quota parte del sistema retributivo nel calcolo della futura pensione. La riforma regionale del 2004, infatti, salvava quanto già maturato dai dipendenti e calcolava la parte restante fino alla pensione con il nuovo sistema contributivo (meno favorevole). Ora si vuole tagliare i diritti acquisiti da queste circa 7500 persone con un allineamento di fatto alle pensioni medie statali.

Se questo personale opterà per il prepensionamento entro il 2020, perderà solo il 10%, come misura di incentivo all’esodo. Non premi se vai via ma tagli inferiori rispetto agli altri Da questa misura la giunta si attende un risparmio di circa 50 milioni l’anno ma il calcolo è fatto a regime ovvero al 2020 quando l’esodo dovrebbe raggiungere circa 6000 regionali lasciando in servizio solo diecimila persone.

Più della metà di questi dovrebbe andar via nel prossimo anno e mezzo (entro fine 2016) grazie ai prepensionamenti che si prevede riguardino circa 3.500 dipendenti. Potrà andar via chi ha i requisiti in vigore prima della riforma Fornero (piccolo regalo per incentivare l’esodo e compensare parte del taglio).

A fianco a queste misure si prevede anche un ulteriore blocco del turn over per altri due anni e solo dal 2017 la Regione potrebbe cominciare a sostituire parte del personale andato via. La norma prevede che si possa assumere solo la metà dei soli dipendenti andati in quiescenza.

Tutte norme che non possono essere messe in campo unilateralmente (anche se il governo ci prova da tempo e probabilmente lo farà ugualmente anche stavolta) e delle quali bisognerà discutere in sede di Aran ma intanto la giunta va avanti con il governatore che annuncia: “se la trattativa porterà a modifiche le riporteremo in finanziaria in corso d’opera”.

Ma a prescindere dall’inevitabile nuovo scontro sindacale la manovra rischia di arenarsi ugualmente. Contrariamente a quanto annunciato, infatti, la finanziaria è stata approvata senza che vi siano allegate le tabelle di bilancio che sono ancora in discussione.Per poterle chiudere, infatti, mancano 2 miliardi e 600 milioni che Palermo chiede a Roma che, però, non ha ancora concesso trasferimenti (anzi appare alquanto riluttante).

Una finanziaria senza bilancio non può essere discussa, avvertono dalla Commissione bilancio dell’Ars. Si tratta, praticamente, di norme senza copertura. Non possono essere dati pareri tecnici, gli uffici non possono vagliarne la legittimità ne gli effetti, i deputati non sanno cosa votano.

Un documento che rischia di essere dichiarato irricevibile mentre il conto alla rovescia va avanti. Mancano, ormai, 37 giorni alla scadenza ultima dei termini e, nella migliore delle ipotesi, seguendo regolamenti e norme l’Ars non può impiegare meno di 19 giorni per l’intera procedura che ancora non è neanche iniziata.

Anche se, ad onor del vero, bisogna pur sempre ricordare che in nome del nuovo corso norme e procedura d’aula negli ultimi due anni sono stati spesso scavalcati senza conseguenze


23 Marzo 2015
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