Catania. Un debito ultramiliardario degli ex Ato che rischia di mandare in default centinaia di campanili, le discariche stracolme con una "data di scadenza" sempre più simile alle mozzarelle con l'incubo ricorrente di non sapere più dove buttare l'immondizia. E adesso anche il nodo del trasferimento di circa 11mila dipendenti dagli ex Ato ai Comuni che incombono su bilanci e tasse per i cittadini. Ma, considerato anche che Matteo Renzi è uno dal "commissariamento facile", non è che la Sicilia rischia di vedersi arrivare da Roma un uomo per sbrogliare l'intricata matassa sui rifiuti? Rosario Crocetta giura che non accadrà: «Con il governo nazionale c'è un dialogo aperto, ma non siamo sotto tiro».
Nel vertice della scorsa settimana a Palazzo Chigi, però, una delle condizioni dettate dal sottosegretario alla Presidenza, Graziano Delrio, affinché si aprano i cordoni della borsa sul bilancio siciliano, è stato proprio chiudere la partita dei rifiuti. Non è un caso che, fra le richieste espresse dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan (allineamento della spesa su dipendenti e pensioni agli standard nazionali, riduzione del numero e del peso delle società partecipate, stop ai privilegi di ogni tipo) per trattare sul "tesoretto" di tre miliardi rivendicato dalla Regione assieme agli aiuti per i prepensionamenti di precari e forestali, ci sia anche una «normalizzazione della gestione dei rifiuti in Sicilia». Anche perché, lo ha ricordato l'edizione palermitana di Repubblica, sull'Italia - così come per le reti idriche e i depuratori - pende un'altra procedura d'infrazione da parte dell'Unione europea sulle discariche. Con un peso specifico notevole della Sicilia, maglia nera sulla raccolta differenziata e con il maggior numero di siti borderline.
Il governatore, che a dicembre scorso aveva chiesto a Renzi dei poteri speciali per rispondere all'ennesima emergenza rifiuti (soprattutto dopo gli scandali dopo i quali erano state chiuse delle strutture nel Catanese e nel Messinese), adesso capisce che non è più tempo di giocare all'attacco con spregiudicatezza. Ma la sua non è una resa incondizionata: «Il settore dei rifiuti è delicatissimo, così come non è più rinviabile la scelta di avere un nuovo Piano regionale dei rifiuti, che seppellisca per sempre quello che abbiamo ereditato, fondato sulle discariche private, del quale stiamo piangendo le conseguenze». Il presidente rivendica però che «nonostante le numerose difficoltà, tutte non dipendenti da nostre responsabilità, siamo riusciti a evitare il disastro che i soliti detrattori prefiguravano». Ovvero, «la raccolta e lo smaltimento non si sono mai fermati, le città sono rimaste pulite e non c'è mai stata, così come annunciava qualcuno, la necessità di spendere milioni e milioni per portare la nostra spazzatura altrove, magari all'estero con costi spropositati».
Crocetta annuncia che «il nuovo Piano lo stiamo già scrivendo e sarà pronto molto presto». Ma sarà un documento sul quale Palazzo Chigi avrà l'ultima parola? «Nemmeno per sogno: c'è collaborazione e scambio di informazioni e di consigli, ma il Piano lo scriveremo noi». Come sarà? «Con molti degli elementi su cui abbiamo puntato in questi mesi: strutture medio-piccole, tutte pubbliche, localizzate in più zone della Sicilia. Investiremo sulla raccolta differenziata e su impianti di nuova generazione, ma avremo bisogno dell'aiuto dei sindaci e dei cittadini, che non dovranno protestare se una discarica si fa nel loro comune».
Un iter che sarà accelerato, oltre che dall'annunciata volontà del governatore, anche dalle scadenze che il "tavolo di coordinamento sui rifiuti", uno dei tre voluti da Delrio, alla presenza del ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti, stabilirà presto una rigida tabella di marcia. Insomma, un'altra apertura di credito (politico) alla Regione. Che sì, potrà disegnare la sua nuova mappa delle discariche. Ma sotto l'occhio - vigile e molto interessato - del governo Renzi.
Ma. B.
09 Febbraio 2015
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