«Dalla Valle dei Templi alla Scala dei Turchi: Come si sviliscono le nostre bellezze e si scoraggia il turismo».
E ancora una volta, da siciliano, mi vergogno.
Definire inadeguata la gestione del turismo in un'Isola che solo di turismo potrebbe vivere è un eufemismo! Da tempo immemore ci si lamenta dell'immobilità del turismo siciliano ma ancora oggi le istituzioni preposte non fanno nulla e negli anni si registrano solo sparuti casi di intraprendenza da parte di pochi soggetti (rigorosamente privati! figurarsi a parlare di enti pubblici…).
Un paio di esempi parlano chiaro.
La visita alla Valle dei Templi di Agrigento (indubbiamente uno dei siti che rendono la Sicilia celebre in tutto il mondo) inizia dal parcheggio est. Qui ad attendere il viaggiatore ci sono dei "locali igienici" consistenti in una penosa baracca da cantiere senza carta igienica, con asciugamani elettrico fuori servizio e con un "mocio" in bella vista all'ingresso, là dove transitano migliaia di visitatori da tutto il mondo.
Il giro procede all'interno del sito, dove i pannelli storici esplicativi si contano sulle dita di una mano e dove soprattutto non esiste una mappa dell'area, per cui l'ingenuo viaggiatore straniero di turno potrebbe ritrovarsi a vagare per ore confuso e solingo senza sapere quali punti d'interesse attenzionare ed ignorando l'eventuale presenza di un percorso turistico prestabilito.
Il gradevolissimo pomeriggio d'inverno si conclude con la "visita" sul versante ovest del sito (il lato dei giardini di Kolymbetra, per intenderci) dove, superati i primi sentieri romanticamente illuminati con luci segnapasso a led… subentrano le tenebre! L'illuminazione cessa e i pochi temerari turisti rimasti sono costretti ad avanzare alla cieca servendosi delle torce dei cellulari per evitare di rompersi un femore o, peggio, di farsi accoltellare da qualcuno (considerato che in tutta la zona non si vede alcun vigilante e che un sentiero pubblico collega questa parte di sito al parcheggio a valle - chiaramente trovare il sentiero d'uscita nel buio pesto è più una scommessa che una certezza!). Resta sottinteso dunque che, chi osa avventurarsi nel tardo pomeriggio sul versante ovest (il sito resta aperto fino alle 19, anche d'inverno quando il sole tramonta presto!), non riesce a vedere nulla né a sapere cosa eventualmente ci sia da visitare (l'unica attrazione rilevabile nell'oscurità consiste nei resti del tempio di Castore e Polluce).
Un altro maestoso esempio di turismo mal riuscito in Sicilia è la Scala dei Turchi.
Sempre nell'ipotesi che si riesca a raggiungerla (visto che le indicazioni cominciano solo a pochi chilometri di distanza!), il visitatore di turno arriva in un parcheggio certamente sottodimensionato per un'attrazione del genere, dove degli allegri lavoratori di colore bruciano legna e scarti vegetali in mezzo ai veicoli posteggiati.
Si scende dall'auto e si procede per sette minuti a piedi lungo la spiaggia. Evitate di mettere le scarpe da serata perché lungo il tragitto vi insabbierete e rischierete pure di essere travolti dall'acqua sulla battigia; installare una banale passerella lungo la spiaggia significa chiedere troppo!
Lungo il cammino, tra una fotografia e l'altra non dimenticate di immortalare le bottiglie di plastica, gli involucri in polistirolo, le carte e i rifiuti di ogni genere disposti ordinatamente lungo la costa, come a voler segnalare il percorso da seguire.
Finalmente giunti ai piedi di questa meraviglia della natura - lo spettacolo è davvero stupefacente! - è bello notare che l'intera superficie superiore della Scala è tappezzata da incisioni (sì, esatto, scritte incise sulla roccia!) che riportano i nomi e le dediche degli amabilissimi visitatori (sia italiani che stranieri) giunti sul posto.
Alla luce di queste vergogne, basterebbe guardare a Paesi più civili del nostro e prendere spunto dalle idee vincenti.
Un caso esemplificativo potrebbe essere quello irlandese. Le due principali attrazioni naturalistiche d'Irlanda sono le celebri scogliere di Moher ed il Sentiero del Gigante (Giant's Causeway). Le prime sono spettacolari scogliere a picco sul mare, il secondo è un tratto di costa caratterizzato da particolari formazioni basaltiche prismatiche.
Partendo dal presupposto che la Scala dei Turchi nulla ha da invidiare ai siti naturalistici irlandesi (o a tanti altri sparsi per il globo), la differenza sostanziale sta nel fatto che, a fronte della desolazione e del lerciume siculi, in Irlanda hanno ben pensato di far pagare un biglietto d'ingresso e di organizzare musei, esposizioni, ristorazione, audioguide, servizi navetta e souvenir, il tutto senza una carta per terra. Hanno trasformato una meraviglia della natura in una fonte d'introito, garantendo al contempo la salvaguardia del sito e la promozione di un flusso turistico enorme.
Basterebbe che qualche dirigente siciliano "illuminato" si renda conto che forse quella dozzina di portieri all'Assessorato o quel plotone di bigliettai al Museo o ancora quell'esercito di forestali sono sprecati nelle loro attuali mansioni. Dislocarli alla vigilanza o alla salvaguardia di un sito come la Scala dei Turchi non sarebbe più utile?
O ancora, dare un sito in gestione ad una società privata, previa accordi che prevedano vincolanti obiettivi di qualità del servizio, di pulizia, manutenzione e sorveglianza, non costerebbe un euro all'Amministrazione e porterebbe solo beneficio alla comunità.
La verità è che in Sicilia "tutto cambia affinché nulla cambi". Le soluzioni ai nostri problemi sono talmente semplici ed immediate che, chi dovrebbe applicarle, non lo fa per non alterare delicati quanto infami equilibri di potere e burocrazia che farebbero crollare il castello di politica e assistenzialismo su cui si regge questa nostra Regione.
E intanto tutto il mondo ci ride dietro…
Marco Galluccio
24 Gennaio 2015
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