IL PUNTO
Baccei si arrende al disastro
Nessuna speranza per questa Sicilia
Le famiglie siciliane sono sempre più povere, mentre cresce la disoccupazione. Il turismo crolla, insieme all'industria e all'agricoltura. Nessun elemento fa pensare a una possibile ripresa dell'Isola. Anzi, negli ultimi due anni si registra un netto peggioramento. A dirlo non è il solito "gufo". Ma l'assessore all'Economia, che descrive nel Dpef, una regione al collasso.
PALERMO - Sono crollati i consumi. È cresciuta la disoccupazione.
E con essa, la povertà. Mentre Roma continua a negare alla Sicilia le
risorse che le appartengono. Così, l'Isola, all'alba del 2015, è senza
speranza. Il quadro fosco non è stato disegnato dal solito pessimista di
turno. Da quei “gufi” contro cui spesso il governatore Crocetta si è
scagliato, al punto da minacciare la denuncia per chiunque avesse
parlato di “commissariamento” della Regione. A dipingere l'affresco di
una Regione drammaticamente lanciata verso il baratro è l'assessore
all'Economia Alessandro Baccei, nelle 96 pagine del Documento di
programmazione economico-finanziaria.
E del resto, che la situazione fosse grave, gravissima si era compreso fin da subito.
E lo stesso responsabile dell'Economia nella giunta Crocetta non aveva
nascosto la delicatezza del momento. Una “operazione verità”, a ridosso
di Natale, quella di Baccei. Con la quale, pur indicando le possibili
strade per un “salvataggio in extremis” della Sicilia (i Fondi europei,
il contenzioso con Roma), aveva dato l'impressione di aver trovato, nei
numeri della Regione, una condizione persino più grave di quanto avesse
immaginato prima che il governo Renzi lo inviasse a Palermo.
Tutto
in una frase. Basterebbe quella, messa nero su bianco nelle prime
pagine del Dpef, per comprendere a che punto sia giunta, oggi, la
Sicilia.
Accennando infatti alla crisi economica che ha
coinvolto non solo l'Italia, ma anche il resto del continente, Baccei
scrive che “la prospettiva di fuoriuscita dalla recessione delineata
nelle analisi nazionali e internazionali è meno applicabile alla
Sicilia”. Per l'Isola, insomma, le “cure” previste per gli altri paesi
rischiano di risultare inutili palliativi. Serve, per la Regione, uno
choc. E invece, per anni si è assitito a una tentativo sempre più stanco
e insufficiente di “vivacchiare”. Pezze messe qua e là, mentre la nave
affonda. “La gestione emergenziale delle problematiche – scrive infatti
Baccei - ha prevalso sulle logiche di programmazione delle azioni,
concorrendo di fatto, ad un peggioramento del quadro economico
complessivo: la spesa produttiva arretra anno dopo anno”. Anzi, in
qualche caso persino gli interventi apparentemente virtuosi hanno finito
per mettere la Regione ulteriormente in difficoltà: “I continui tagli
orizzontali alla spesa corrente – dice l'assessore - hanno, di fatto,
annullato le spese per il raggiungimento di fini istituzionali,
contribuendo a svuotare l'attività lavorativa degli uffici: se da un
lato la contrazione delle spese di funzionamento ha prodotto risparmi,
dall’altro il ritardo nei pagamenti ha determinato l’aumento dei
contenziosi”. La classica coperta corta. Ormai ridotta a un fazzoletto.
Il Pil che crolla, insieme ai consumi
A
destate le maggiori preoccupazioni sono proprio i dati dell'ultimo
biennio. Tra il 2012 e il 2013, infatti, la ricchezza della Regione,
misurata dal Prodotto interno lordo, è vertiginosamente crollata. Con
dati non solo peggiori rispetto alla media nazionale, ma anche a quelle
delle altre Regioni del Sud. Per intenderci, nel 2012-2013, infatti, il
Pil è sceso del 7,4%, mente nelle Regioni del Mezzogiorno si calcola un
calo medio del 6,8% e nel resto dell'Italia il dato è del 4,3%. E
insieme alla ricchezza, ovviamente, ecco crollare anche i consumi e la
spesa. In Sicilia la spesa media mensile al netto dell’inflazione ha
subito un calo, fra il 2007 e il 2013, del 20% circa, contro il 15%
registrato a livello nazionale. I siciliani hanno speso di meno per i
beni per la casa (-43,1%), nell'abbigliamento (-50%) e nelle risorse
destinate all’istruzione (-36,7%) e al tempo libero (48,2%). Ma non
solo. Il costante impoverimento della Sicilia è evidente dal fatto che i
cittadini dell'Isola hanno risparmiato persino per nutrirsi (-14,9%) e
per curarsi (-31,1%). I siciliani insomma, non ce la fanno più.
La produzione a picco
Tra
il 2009 e il 2013 non c'è nessuno dei macro-settori produttivi che
registri un segno “più”. Una crescita, seppur minima. Anzi, in qualche
caso il calo della produzione è superiore al 10%. Scende la produzione
nel settore dei servizi (-1,6% ), dell'agricoltura (-2%) ma sopratuttto
dell'Industria che crolla di oltre sette punti percentuali. Nel
concreto, , Le Costruzioni, in particolare, fanno segnare un
preoccupante -10,1%. Un tracollo. Dovuto anche al fatto, spiega il
romano Baccei, del mancato riconoscimento alla Sicilia, da parte dello
Stato centrale, delle risorse che spettano all'Isola. “Il contributo
alla finanza pubblica che lo Stato chiede sempre più insistentemente
alle Regioni si traduce, per la Regione Siciliana, nella sottrazione di
risorse di sua spettanza, che mette a dura prova il rispetto dei
necessari equilibri di bilancio”. E meno male che lo dice Baccei, il
“proconsole” inviato da Renzi.
Occupazione i minimi storici
Causa
e conseguenza di tutto, ovviamente, il calo dell'occupazione in
Sicilia. Che fa registrare numeri imbarazzanti, se confrontati col resto
d'Italia. Cifre che sono costantemente peggiorate nell'ultimo biennio
portando il tasso di disoccupazione giovanile, cioè di persone di età
compresa tra i 15 e i 29 anni, al 46% (nel 2012 era del 41,7%) a fronte
del dato nazionale che, sempre alla fine del 2013, si attestava al
29,6%. E ancora più grave è il tasso di occupazione: 17,9 %. Meno di un
giovane su cinque oggi ha un lavoro. Mentre un siciliano su tre ha
persino smesso di cercarlo, un impiego. E così, la Sicilia è sempre più
povera. Una famiglia su tre (il 32,5%) nel 2013 era sotto la soglia di
povertà. Per intenderci, la media nazionale è di tre volte inferiore.
Addio anche all'ultima speranza: il crollo del Turismo
E
persino le uniche speranze, oggi, sembrano chimere. Per decenni, la
luce, per l'Isola, faceva rima con “turismo”. Ma oggi, scrive Baccei, la
Sicilia è la nona Regione in Italia per numero di presenze (registra
circa un quinto delle presenze registrate nel Veneto), mentre è
terz'ultima come “tasso di turisticità”, cioè il rapporto tra presenze
negli hotel e popolazione residente. Terz'ultima. Persino nel turismo.
L'unica speranza per l'Isola. Un'Isola ormai senza speranza.
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NESSUNA SPERANZA PER QUESTA SICILIA,E PENSARE CHE MASTROIANNI FECE ( Stanno tutti bene (film 1990) ),MA FORSE INTENDEVA CO STU FILM PROPRIO COSI' Stanno tutti bene (film 1990)..........I LUPI PERO',INVECE IL POPOLO PECORA AVEMU A STARI TUTTI MALI,SENNO' UNCE' PRIU toto gebbia 78
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