Ardizzone e Crocetta autonomisti sfegatati
“È un massacro, giorno dopo giorno un linciaggio della Sicilia da parte della grande stampa nazionale”. Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone,
ha difeso da “avvocato” scrupoloso e appassionato, lo Statuto,
l’autonomia e la Regione siciliana, davanti ad una platea di studenti di
Giurisprudenza a Palermo. Invitato a tirare di spada con Rosario Crocetta
da “Nuova Realtà Giovanile”, ha messo sul banco degli imputati tutti i
nemici della Sicilia, cercando di smontare, uno dopo l’altra, le accuse e
gli addebiti che alla Regione vengono fatti dall’informazione nazionale
con la complicità dei fogli regionali. Invece che un match sanguigno, è
stata perciò una partita a briscola fra amici di vecchia data, che si
misurano con il due di coppe e l’asso di bastone, raccontandosi com’è
dura la vita.
Ardizzone ha fatto il suo mestiere – l’avvocato – mentre Rosario Crocetta
si è rifugiato nella storia dell’Isola e nelle sue pagine di gloria,
passata e recente. Giuseppe Verde, direttore del dipartimento, avrebbe
dovuto fare da arbitro, ma ha dovuto trovarsi un ruolo diverso, perché
non c’è stato duello, ma uno scambio di assist. Meglio così? Chi lo sa.
Cominciamo da Ardizzone. La Sicilia subisce colpe che non ha.
Alcuni esempi? I forestali. Sono trentamila, secondo i soloni
dell’informazione, ma è falso, ci sono forestali che guadagnano appena
settemila euro l’anno, perché il numero delle giornate di lavoro sono
poche, non bastano per sopravvivere. E le trivelle? Si fa un gran
parlare di trivelle che uccidono l’ambiente. Ma i permessi di
perforazione a mare sono di competenza dello Stato, e per quelle a
terra, la Regione dà un parere consultivo, del quale lo Stato può
benissimo fare a meno. E il gettito fiscale? Una ingiustizia: le grandi
aziende producono in Sicilia e pagano, magari, in Lombardia o in Emilia.
La Regione ha avuto più poteri e meno risorse.
L’Assemblea regionale? Maltrattata giorno dopo giorno.
La più spendacciona? No, è morigerata, spende meno dei consigli
regionali. Il suo bilancio è appesantito dal fondo pensione, che altrove
non esiste, perché i vitalizi sono affidati agli istituti di
previdenza. Quindi i calcoli sono tutti sbagliati.
Una campagna di denigrazione, ecco quel che sta accadendo secondo Ardizzone.
La riprova? In Lombardia si svolge un referendum consultivo per il
quale la Regione spende trenta milioni di euro. I lombardi sono invitati
a rispondere ad un quesito: ti piace lo stato speciale? Vuoi che la
Lombardia divenga una regione autonoma? Roba da passi, chiosa il
presidente dell’Ars. Che cosa volete che rispondano, visto che viene
suggerito con un secondo quesito che, in subordine, basta che arrivino
in Lombardia le risorse che spettano oggi al Friuli. Che cosa sarebbe
accaduto se la Sicilia avesse proposto un referendum consultivo del
tipo: ti piace ancora l’autonomia siciliana, spendendo trenta milioni?
Saremmo stati passati per le armi, linciati, un finimondo. E invece
nemmeno un rigo sulle testate importanti.
E Rosario Crocetta? “L’autonomia non è negoziabile, né riconsiderabile”,
ha esordito. Un outing autonomista di grande pregio. “Uso il termine
nazione quando parlo della Sicilia per una ragione semplice: la Sicilia
ha una sua storia, una sua lingua, una sua diversità”. Il governatore si
sente italiano fino al midollo, ma anche siciliano, orgogliosamente
siciliano. L’autonomia è una identità, non una serie di norme. È una
condizione dello spirito, non una scelta politica e solo politica. Sono
state perpetrate molte nefandezze verso l’Isola, ed anche tanti torti.
La Corte costituzionale non ha fatto solo il suo mestiere, tanto per
fare un esempio, ma ha cambiato le norme costituzionali e le leggi. Come nel caso dell’Alta Corte, abolendola senza averne il potere.
Ed è per questa ragione che la Sicilia è rimasta sotto tutela per
decenni. Il Commissario dello Stato invece che il garante dello Statuto
speciale, si è trasformato nel censore del Parlamento regionale. La
revisione dello Statuto? Sarebbe utile, sostiene Crocetta, “ma temo che
ne approfittino per peggiorarlo”.
Unico argomento di dissenso fra Ardizzone e Crocetta,
alla fine, il Commissario dello Stato. La sua abolizione non è stata
applaudita dal presidente dell’Ars. Non è però il caso di piangerci
sopra, era stato dimezzato quando, quattordici anni or sono, gli è stato
tolto il potere di censurare l’attività del governo nazionale,
facendone un arbitro a senso unico, che può punire solo una delle parti.
Il governatore, al contrario, condivide la rimozione, visto che
perseguiva soltanto i provvedimenti dell’Assemblea.
28 Novembre 2014
Presidente Ardizzone, è possibile in Sicilia una volta tanto passare dalle parole hai fatti?
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