30 novembre 2014

ANTONIO DE MARINO, OPERAIO FORESTALE CAMPANO, HA AFFERMATO: IN UN PAESE COME L’ITALIA DOVE LA MAGGIOR PARTE DEL TERRITORIO E’ AD ALTO RISCHIO IDROGEOLOGICO ED ALTO RISCHIO INCENDI BOSCHIVI, L’IMPORTANZA E L’UTILITÀ’ DI QUESTO TIPO DI OPERAI E’ UNO STRUMENTO IMPORTANTE, SE NON L’UNICO, PER POTER CONTRASTARE TALI FENOMENI. IL PROBLEMA NON SONO I LAVORATORI FORESTALI MA UNA MIRIADE DI ENTI, CARROZZONI DI UNA POLITICA CLIENTELARE CHE GARANTISCE FUTURO A POLITICI TROMBATI


Agroalimentari in piazza

Camusso: "Il paese si ricostruisce col lavoro"


A Roma, manifestazione nazionale organizzata da Flai Cgil e Uila Uil, “Agroalimentare il lavoro che vogliamo”. La leader Cgil dal palco: "Questa piazza dice al governo che così non va. Che quello che stanno facendo va contro la dignità e i diritti"
di rassegna.it

foto di Simona Caleo/Cgil (immagini di Carlo Ruggiero)
“Noi siamo il mondo del lavoro, quel mondo del lavoro che racconta cosa vuol dire lavorare, cosa vuol dire avere qualità, formazione, diritti, riconoscimenti e libertà per le persone. Questa piazza dice al governo che così non va. Che quello che stanno facendo va contro quest'idea di lavoro, perché vuole renderlo meno libero, meno dignitoso”. Ha esordito così, Susanna Camusso, segretario generale della Cgil sul palco della manifestazione nazionale organizzata da Flai Cgil e Uila Uil a Roma, “Agroalimentare il lavoro che vogliamo”. L’appuntamento era a Piazza della Repubblica alle ore 12.00, il corteo si è mosso fino a Piazza SS. Apostoli dove si è tenuto il comizio finale di Camusso e di Stefano Mantegazza, Segretario Generale Uila.

“Libertà per il lavoro – ha continuato il leader Cgil – è quello che chiede questa piazza, una piazza in cui ci sono quelli che hanno combattuto i caporali, giorno per giorno, ricostruendo una visibilità in un paese che non li voleva vedere e che li cancellava. Ma noi siamo qui per dire con forza che se non ci fossero stati questi lavoratori e questi sindacati, l'Italia avrebbe ancora la vergogna di non avere una legge sul caporalato. E' perché c'eravamo noi che ci sono tanti processi aperti in questo paese. Allora, se davvero si vuole cambiare verso come dicono, si concluda quella legge. E si dica chiaro e tondo che si devono condannare non solo gli intermediari, ma anche quelle imprese che li utilizzano”.

Inoltre – ha continuato Camusso – in questa Italia in cui la caccia allo straniero sembra essere tornata in voga, vogliamo che si ringraziano quei tanti lavoratori che sono qui, e che hanno combattuto il precariato il caporalato, e che raccolgono ogni giorno il cibo che va sulle nostre tavole”. E poi rivolgendosi direttamente al segretario della Lega Matteo Salvini ha detto: “Lei non mangerebbe se non ci fossero quei lavoratori che fanno le raccolte. Cominci a rispettarli e a chiedere per loro condizioni di vita dignitose”.

“Questa piazza lo sa –
ha affermato poi - che ogni volta che si toglie un diritto a qualcuno non si concede un diritto a qualcun'altro, ma si abbassano le tutele di tutti. Qui ci sono molti che non sanno neanche cosa sia l'articolo 18, che sono stagionali e che dipendono dalla contrattazione. Però tutti sanno che se si tolgono i diritti ad altri anche loro staranno peggio. Perché anche su di loro cadrà l'idea della ricattabilità, del non riconoscimento e della non libertà. In questa piazza, però, c'è quello che può fare la differenza tra un paese che frana e un paese orgoglioso di se stesso che si rimette in sesto. Noi siamo con il paese che si vuole rimettere in sesto. E per farlo bisogna curare giorno per giorno il territorio, non si può solo invocare l'emergenza”.


Infine, ha concluso Camusso rivolgendosi al governo: “L'esecutivo pare sempre spaventato, quando qualcuno cita la storia sembra quasi che evochi dei mostri spaventosi. Senza memoria, però, non c'è futuro e si commettono gli errori già fatti. Come si sta facendo ora, dopo 12 anni, che si ricomincia ad attaccare l'articolo 18. Dopo tutto questo tempo si è però capito che questa guerra non porta da nessuna parte, che non dà nessuna risposta. Quindi si abbia rispetto per la storia. La storia serve a noi per sapere che quando c'è bisogno di salvare un paese, di ricostruirlo, di dargli una prospettiva, c'è bisogno di lavoro. Dobbiamo ricordarlo noi all'Italia, perché nessuno ancora lo fa. Continueremo a farlo anche con lo sciopero generale del 12 dicembre prossimo. Noi non ci rassegniamo: questo paese cambierà.”

Gli interventi dei lavoratori
Prima di Susanna Camusso e Stefano Mantegazza, sul palco sono intervenuti tre lavoratori agroalimentari. Antonio De Marino, operaio forestale campano, ha affermato: “In un paese come l’Italia dove la maggior parte del territorio e’ ad alto rischio idrogeologico ed alto rischio incendi boschivi, l’importanza e l’utilità’ di questo tipo di operai e’ uno strumento importante, se non l’unico, per poter contrastare tali fenomeni . Il problema non sono i lavoratori forestali ma una miriade di enti, carrozzoni di una politica clientelare che garantisce futuro a politici 'trombati'.”
Graziella Manconi, veterinaria sarda, ha invece raccontato l'esperienza dei “lavoratori delle Associazioni che da anni svolgono attività di consulenza, assistenza tecnica, formazione, miglioramento genetico, tutela delle razze autoctone”. E che oggi, “secondo la proposta dell'Aia, rischiano di vedersi demansionati, con orario di lavoro ridotto o peggio di perdere il posto di lavoro. Noi riteniamo che tali interventi costituiscano tagli a quelle risorse umane che mettono in campo, a fianco delle aziende zootecniche, conoscenze, competenze, frutto non solo di anni di studio, di collaborazioni, di ricerca, di continuo aggiornamento, ma anche di esperienza pratica, di conoscenza del territorio, delle sue problematiche e delle sue potenzialità. Il tutto a discapito dello sviluppo del settore”.

In conclusione è intervenuta Paola Tomasetti, delegata dell'azienda Tre Marie di Milano, che ha raccontato come il settore dell’agroindustria possa “essere di rilancio e sviluppo per l’intero paese, a patto di eliminare il lavoro nero, il caporalato e tutte le forme di sfruttamento”. “Non è tollerabile – ha detto - che nel 2014 si riparli, mettendola in discussione, della videosorveglianza nei luoghi di lavoro. Vogliono farci passare dai caporali in carne e ossa a quelli digitali. Cercano di fregarci dando una veste moderna a un concetto antico e odioso. Ecco perché dobbiamo continuare a lottare, non solo per mantenere i nostri diritti, ma anche per farci ascoltare da chi non vuole sentire le ragioni sociali. Ecco perché al governo Renzi dobbiamo dire: noi non ci arrendiamo, la mobilitazione continua. Ci rivediamo il 12 dicembre”.


29 Novembre 2014
http://www.rassegna.it/articoli/2014/11/29/116890/camusso-il-paese-si-ricostruisce-col-lavoro










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