03 settembre 2014

LETTERA. ANTINCENDIO E POLEMICHE, "IL NOSTRO NON E' UN GIOCO". LA VERGOGNA DI AVERE INCENDI BOSCHIVI ATTORNO A NOI E DI NON POTER INTERVENIRE, PUR ESSENDO PAGATI PER FARLO, NON DEVE ACCADERE PIU'



Lettera. Antincendio e polemiche, “il nostro non è un gioco”


Lettera. Antincendio e polemiche, “il nostro non è un gioco”

Pubblichiamo la lettera inviata a SiciliaInformazioni da Antonino Lomonaco, che torna sulla polemica che ha interessato forestali e incendi in Sicilia:
“Prima di iniziare una qualsiasi discussione su di una cosa bisogna chiedersi la ragione di quella cosa, per cui: cos’è l’antincendio boschivo? Probabilmente, questa attività, in Sicilia nasce come un’attività di ammortizzazione sociale. Ciò è evidente dai criteri che si sono adottati, a suo tempo, per la selezione del personale e la sua formazione. E’ anche vero, comunque, che alla fine degli anni ottanta e inizio anni novanta, l’incidenza degli incendi boschivi, nei nostri territori, era ancora minima. Nondimeno è anche vero che, disgraziatamente, negli anni seguenti essa si sarebbe incrementata sempre più.
Bisogna chiedersi, allora, il perché di questo incremento. La risposta è abbastanza ovvia, da passare quasi inosservata ai più sprovveduti, e cioè a dire: l’abbandono sempre più marcato dei terreni agricoli. Abbandono dovuto alla miopia di scelte politiche che, negli anni, hanno sempre più penalizzato l’attività agricola rendendola via via non competitiva e, per questo, non redditizia. Ciò ha comportato anche l’abbandono di tutte quelle attività connesse, che servivano alla manutenzione delle reti viarie, ed anche fluviali, nei territori rurali e agricolo-forestali.
Un abbandono che ha portato, e porta ancora, all’espansione delle piante spontanee che per noi in Sicilia significano, principalmente, vegetazione a “macchia mediterranea”, quindi alberi bassi, arbusti oleosi, rovi, e, soprattutto, erba secca d’estate: il combustibile per eccellenza di un incendio.
Certamente, soltanto questo non spiega il fenomeno degli incendi boschivi, nel senso che il combustibile se non viene acceso non prende fuoco. Sfortunatamente, però, il fenomeno degli incendi boschivi è un fenomeno mondiale ed è dovuto all’antropizzazione dei territori, soprattutto all’antropizzazione dei territori di quel particolare tipo di uomo che vede nelle cose soltanto gli “oggetti” da sfruttare e non le risorse da valorizzare.
In Sicilia è successo, tuttavia, che le squadre di antincendio boschivo hanno fatto esperienza sulle loro spalle, sono cresciute professionalmente con l’accrescersi dell’entità degli incendi ed hanno maturato una professionalità adeguata, al punto che, pur avendo analoghe condizioni climatiche e vegetali di altre nazioni, ed a differenza di queste ultime, non è mai accaduto che un incendio durasse più di qualche giorno. Ciò significa, appunto, che queste squadre siciliane svolgono bene il loro compito e che questa esperienza siciliana è uno dei pochi esempi virtuosi di cui vantarsi ed a cui riferirsi.
Invece cosa capita? Capita che la mentalità sprovveduta, ignorante di quel che accade nel mondo agricolo e rurale, non trovando spiegazioni del perché vi sia stata, negli anni, una recrudescenza degli incendi, accusa gli stessi addetti allo spegnimento di essere causa degli incendi, non sapendo cosa significa, ogni volta, intervenire su di un incendio: i rischi di infortunio che si corrono ed il fumo che si inala… Non sapendo che molti di noi hanno anche perso la vita in questa attività. Non sapendo che se non interveniamo saremmo pagati ugualmente.
Ma capita ancora peggio quando a pensare queste cose sono gli stessi dirigenti del settore, i quali, per ragionare in tali termini, non hanno mai spento fattivamente un incendio, tanto che, addirittura, spesso propongono dispositivi di sicurezza opportuni per il Trentino alto Adige ma, certamente, non per la Sicilia e le sue peculiarità da clima subtropicale. Ciò nondimeno al peggio non c’è mai fine, il peggio del peggio sono i politici, che dovrebbero legiferare sulla cosa e, di fronte alla loro negligenza cercano di difendersi indicando un aumento del quattrocento per cento di incendi in più, di quest’anno rispetto al 2013, come a dire che il “disagio” della categoria possa essere causa dolosa di questo aumento consistente di incendi nel 2014!
Eppure basterebbe andare a vedere i dati meteorologici dell’anno passato per notare che l’estate del 2013 fu una estate anomala per la nostra Regione, una estate contraddistinta da continue piogge e temporali, per cui, per tali condizioni, si può ben dire che incendi “non ve ne furono”. Bisogna, allora, far riferimento non al 2013, bensì al 2012, o al 2011, oppure ai decenni precedenti per avere un adeguato raffronto, altrimenti si fa la figura dell’inconsistente parolaio. Fare illazioni è grave ma, ancor più grave, è l’ignoranza sull’argomento da parte di chi dovrebbe legiferare o far rispettare la legge.
Si dice che la legge non ammette ignoranza, ma cosa dire di chi è ignorante e dovrebbe fare la legge? Per la tendenza all’abbandono dei terreni agricoli, in Sicilia non si può far a meno di un contingente di antincendio boschivo. Ciò significa che non si può far a meno del contingente già esistente, poiché questo ha maturato una esperienza qualitativa di intervento efficiente e di tutto rispetto e che ora chiede, ad alta voce, questo rispetto. Un rispetto dovuto ai tanti compagni che hanno sacrificato la loro vita in questa attività, alle loro famiglie orfane, ai sacrifici immani, fisici ed emotivi, svolti da tutti noi, del contingente in questione, durante gli innumerevoli interventi.
Un rispetto dovuto al risultato apportato nella salvaguardia dei territori, altrimenti abbandonati alla devastazione del fuoco. Un rispetto dovuto all’usura dei nostri corpi che, in questa attività, hanno saltato muri, dirupi, fossi, sciare. Hanno corso, sono caduti in mille impatti, resistito all’arsura e al surriscaldamento, fino a non poter più parlare, dentro tute ignifughe, del d.p.i., con le nostre temperature ambientali estive che ruotano intorno ai quaranta gradi, e ciò nonostante davanti al calore degli stessi incendi hanno sempre combattuto le fiamme. Hanno inalato il fumo delle combustioni fino ad intossicarsi pur di fermare quell’ultima fiamma e quell’ultimo rischio. E’ ora che questo rispetto si faccia concreto, che la nostra attività venga portata alla conoscenza dei più, che non rimanga relegata ai boschi e alle montagne e oscura alle piazze e all’opinione della gente.
Per cui:
1) Bisogna iniziare ad essere intransigenti verso la calunnia, allorquando ci venga rivolta da giornali o persone pubbliche. Allo stesso tempo ed allo stesso modo l’intransigenza va rivolta a quei rari elementi di noi che vivono il nostro lavoro con sufficienza e mancanza di interesse, questi sono nostri nemici quanto lo sono i nostri denigratori: quelli lo fanno a parole questi lo fanno nei fatti!
2) E’ ora che la nostra attività rientri in quei parametri finanziari stabili, e di ordinaria amministrazione, senza alcuna incertezza o carattere di emergenza o di ammortizzatore sociale.
3) Allo stesso modo, è ora che venga riconosciuta la nostra specificità di “operai specializzati” allo spegnimento incendi boschivi, un’attività pericolosa, usurante, che richiede un’adeguata preparazione e specifica esperienza.

Risulta, pertanto, opportuno e necessario avviare, il più presto possibile, la procedura di ricollocazione del profilo professionale in modo adeguato alla reale peculiarità della nostra attività. La nostra non è un’attività “generica”, la nostra è un’attività che richiede un’appropriata competenza di territorio, di vegetazione, e di dinamiche di un fenomeno chimico-fisico distruttivo, in movimento, come lo è, appunto, un incendio boschivo. Che richiede un’appropriata competenza di intervento su questo stesso fenomeno, nella salvaguardia della propria incolumità e di quella dei compagni di squadra che si hanno accanto come fratelli. Richiede una idonea competenza nella guida di automezzi fuoristrada, anche di grosse dimensioni. Richiede una competenza nell’individuazione, comunicazione ed indicazione in tempo utile, della località in cui avviene l’incendio.
Il nostro non è un gioco, ed a noi non piace giocare, svolgiamo la nostra attività con orgoglio ed umiltà. Orgoglio perché sappiamo il valore del nostro lavoro svolto e da svolgere. Umiltà perché non abbiamo mai cercato la celebrità, e di fronte agli insulti e alle calunnie abbiamo sempre lasciato stare. Sappiamo però che adesso qualcosa è cambiato e questa stessa umiltà ci chiede di alzare la testa e pretendere il nostro rispetto, prima di essere “squalificati” e cancellati come un contingente di “inutili”. L’umiliazione che abbiamo subito quest’anno non deve accadere mai più!
La vergogna di avere incendi boschivi attorno a noi e di non poter intervenire, pur essendo pagati per farlo, non deve accadere mai più! Per cui i tre punti sopra elencati devono intendersi come imprescindibili da ogni discussione che ci riguardi. Di inutile e dannoso può esserci soltanto l’ignoranza quando arriva a sedere su poltrone di comando”.
Antonino Lomonaco


02 Settembre 2014
http://www.siciliainformazioni.com/117960/lettera-antincendio-polemiche-non-gioco




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