La Regione a caccia dei soldi per gli stipendi
In bilico 27 mila salari. Casse vuote all’assessorato all’Agricoltura. Ultimatum di 7 giorni dei sindacati: poi sciopero generale
di GIACINTO PIPITONE
PALERMO. A più di tre mesi dalla fine
dell’anno le casse dell’assessorato all’Agricoltura sono già vuote.
Negli enti collegati non si pagano gli stipendi da tre mesi, i forestali
rischiano di vedere interrotto in anticipo il loro impiego e i
fornitori dell’amministrazione non vengono pagati per non sottrarre
fondi alle buste paga. È scattata l’emergenza e i sindacati hanno
assegnato un termine di 7 giorni al governo per dare certezze sul futuro
di circa 27 mila operai stagionali e precari vari: poi scatterà lo
sciopero generale.
Il problema principale riguarda i circa 25 mila forestali. Il loro budget doveva essere integrato da risorse europee ma - spiegano i sindacati - una parte di queste non può essere utilizzata per pagare stipendi essendo limitata agli investimenti. Risultato: mancano almeno una trentina di milioni, secondo un calcolo che è stato fatto in una riunione in commissione Bilancio all’Ars convocata da Nino Dina (Udc). A questo punto Fan Cisl, Flai Cgil e Uila hanno scritto al presidente della Regione: «Si rischia di compromettere diritti non solo salariali. È un’emergenza sociale senza precedenti».
Il problema è portare a compimento almeno il numero
minimo di giornate previste annualmente: 78, 101 o 151 a seconda degli
scaglioni in cui ogni forestale è inserito. «Ma con i soldi a
disposizione - ha calcolato Gaetano Pensabene della Uil - chi doveva
fare 151 giornate non andrà oltre le 101, chi doveva farne 101 si
fermerà a 51 e gli altri faranno al massimo una trentina di giornate di
lavoro». Per Cgil, Cisl e Uil tanto basta per annunciare «attivare,
nostro malgrado, le iniziative di lotta più opportune, compreso lo
sciopero generale complesso e difficile da governare».
20 Settembre 2014
Il Governo litiga per le poltrone e i forestali ne piangono le conseguenze. Mai successo nella storia che un forestale nonostante la legge, rischia di dover tornare a casa anzitempo.
C'è un detto, ma anche un colpevole: Chi comanda (a Roma e a Palermo) fa legge.
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