04 settembre 2014

CASE EVACUATE E PAURA, NELL'OASI DI FIUMEFREDDO. IMPEGNATI PER OLTRE 7 ORE 11 MEZZI TRA FORESTALE E VIGILI, 3 AUTOBOTTI DEL CORPO FORESTALE DI LINGUAGLOSSA E ZAFFERANA ETNEA E LA SQUADRA DEL DISTACCAMENTO DEL CORPO FORESTALE, COORDINATA DAL COMANDANTE PIETRO CALANNA


Case evacuate e paura, nell'oasi di Fiumefreddo un incubo lungo 14 ore








E' un paesaggio lunare quello che si scorge la mattina seguente il terribile incendio divampato nella notte fra lunedì e martedì nella riserva naturale del fiume Fiumefreddo, tra Calatabiano e Fiumefreddo. Erano da poco passate le 20 di lunedì sera, quando un focolaio, nella zona archeologica di Calatabiano in contrada Pianotta, si è esteso rapidamente nel cuore dell'area protetta sino alla zona B della pre-riserva.
L'immenso rogo, molto probabilmente di origine dolosa, alimentato dalle forti raffiche di vento durate tutta la notte e la mattina di ieri ha divorato 25 ettari di terreno fra riserva, terreno incolto, inclusi 3 ettari di fascia boschiva del litorale. Cinquanta le persone impegnate nelle operazioni di spegnimento.
Sono stati i volontari di protezione civile i primi a giungere sul posto, dal lato di Marina di Cottone, in una notte infernale in cui le squadre dei vigili del fuoco erano impegnate su più fronti. Mentre a San Marco i vigili del fuoco hanno dato precedenza alla zona delle abitazioni, 5 delle quali, lambite dalle fiamme e danneggiate nei muri esterni e negli infissi, sono state evacuate. Sette le squadre di vigili del fuoco provenienti da Riposto, Randazzo e Catania, 11 mezzi tra forestale, Vigili del fuoco e volontari, 3 autobotti del Corpo forestale di Linguaglossa e Zafferana Etnea e la squadra del distaccamento della forestale di Giarre, coordinata dal comandante Pietro Calanna, hanno continuato a combattere il fuoco per oltre 7 ore. Sono intervenuti anche i carabinieri di Calatabiano a fornire supporto logistico.
E' l'incendio più grave, per dimensioni e rilevanza della zona colpita. Un grande polmone verde e un raro ecosistema fluviale, reso riserva per la conservazione della flora acquatica, il ripristino della flora mediterranea e la tutela di specie rare come il papiro, il salice bianco e il pioppo bianco nonché rifugio di una nutrita fauna, è stato in gran parte spazzato via in una notte di fine estate.
La riserva del Fiumefreddo accoglie una ricca fauna composta da conigli e molteplici varietà di uccelli sia stanziali che di passo come l'airone cenerino, il tarabusino, l'anatra colloverde e la gallinella d'acqua.
I proprietari dei terreni che ricadono all'interno della Riserva considerano la Provincia regionale di Catania la principale responsabile di un disastro ambientale prevedibile. Gran parte delle zone A e B, difatti, versano in uno stato di incuria cui non possono porre rimedio i proprietari dei terreni in questione che lamentano il divieto di coltivazione e bonifica di un territorio che è area protetta. Ma nei 14 anni in cui la riserva è stata gestita dalla Provincia, insieme alle specie protette, sono proliferate le sterpaglie, i rovi e il canneto, soggetto a fisiologico rinnovo, che non viene ripulito. Il signor Salvatore Torrisi è uno di questi proprietari che durante l'incendio ha dato un grosso aiuto, servendosi della propria minipala meccanica, attraverso la tecnica tagliafuoco, ha impedito alle fiamme di estendersi in altre zone della riserva, mettendo in salvo la propria azienda, altre limitrofe e un importante allevamento di api.
I residui della combustione hanno rischiato di danneggiare tre lidi di San Marco. Alle 5 del mattino un altro focolaio è ripreso in zona canneto, all'interno del quadrato ex cartiera Siace. Tre automezzi del corpo forestale, 2 dei vigili del fuoco di Linguaglossa e 2 Canadair hanno definitivamente estinto l'incendio intorno alle 10 di ieri mattina.
Rita Patanè

03 Agosto 2014




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