Ricevo e pubblico
CORNUTI E MAZZIATI
Alle 17 del 7 Agosto mi telefona Carletto Giordano. 47 anni, alto, longilineo, fisico da
maratoneta. Assieme ai suoi colleghi compone
una delle squadre antincendio di
Casaboli. Spegne incendi da
almeno 20 anni, fuori e dentro i boschi. Anche da volontario. Non ha avuto la
possibilità di andare molto avanti con gli studi, ma usa disinvoltamente
computer e macchine fotografiche.
E’ molto arrabbiato: “ hai letto sul Giornale
di Sicilia di oggi?” Lo vado a comprare.
A pag. 25, un breve articolo, firmato con un acronimo per me
incomprensibile (EGA), descrive sommariamente un “ grosso incendio vicino al
Castellaccio che ha messo a rischio alcune abitazioni “. “ E’ stato necessario un grande spiegamento
di forze per domare il rogo compresi 2 elicotteri Sierra del Corpo Forestale
che hanno effettuato diversi lanci. Le
operazioni di spegnimento sono state condotte anche dai Vigili del Fuoco e dai
volontari delle associazioni di protezione civile Overland, LeAli e Arca Verde,
supportati dalla Protezione Civile del Comune di Monreale”. “ E
noi – che siamo stati determinanti – dove siamo? “ Si chiedono Carlo e le 4
squadre antincendio forestali impegnati nello spegnimento: Casaboli, Carpineto,
San Martino, Falcona. Squadre che per esperienza individuale di lungo corso, professionalità
e formazione sono abituate ad operare ed hanno operato nelle zone più impervie e rischiose (nei
listoni, come dicono loro). Hanno domato
il fuoco prevalentemente con i flabelli, assistiti dall’alto da un elicottero
che alcuni lanci li ha sbagliati (entro certi limiti ciò è fisiologico).
Hanno concluso le operazioni di spegnimento sui 2 versanti interessati, Castellaccio e Pizzo Corvo (il
più difficile e pericoloso) dopo il calar della sera. Sono stati fondamentali perché agiscono in
modo coordinato e seppur con le opportune cautele non si fanno impressionare
dalla morfologia dei siti. Non attendono il fuoco lungo le
strade carrabili.
Una decina di giorni fa le squadre di
Casaboli hanno impedito ad un incendio potenzialmente devastante (segnalato
dalle torrette di competenza) di aggredire il Demanio di Fontanafredda,
pascoli e boschi privati limitrofi, a
prevalenza di Leccio. Operazione resa
più difficile (e rischiosa) dalla ancora inattuata ripulitura dei parafuochi
, dei percorsi e dal buio della sera. L’incendio, sicuramente doloso,
alimentato da un forte vento che soffiava in più direzioni, era divampato lungo un tratto della strada di
Giacalone in prossimità di alcune villette.
Dozzine,
centinaia di azioni positive. Ma non se né accorge nessuno. Come se fossero
svolte da entità invisibili, da fantasmi. Perché? Perché oramai è di moda parlar solo male dei forestali
siciliani. La campagna mediatica (probabilmente
indotta) affermatasi
negli ultimi 2/3 anni (mi ricordo ancora uno dei primi segnali: un articolo a
dir poco parziale comparso sul Quotidiano di Sicilia nell’Agosto 2012. Nel riquadro compariva la foto di un dirigente forestale allora molto
in auge ) ha pochi eguali: parassiti, fannulloni, sovradimensionati, incendiari
(il 99% sostiene l’Onorevole Vecchio).
In alternativa… , quando il ruolo e la presenza dei forestali sono
decisivi al punto che non si può parlare male di loro, li si ignora del
tutto! Cornuti e mazziati. Lo scopo è quello di farli scomparire.
Un
giornalismo di inchiesta e non di pura cronaca (conservo ancora una
intervista a Repubblica rilasciata nel l’Agosto del 1999. Mi cercarono e
corteggiarono con tanto di foto e plauso personale. C’era stato un grande
incendio a Cefalù. Cercai successivamente di spostare la loro attenzione su una
analisi sistematica del fenomeno; sul rapporto tra incendi, interessi e governo
del territorio. Non ci sono mai riuscito),
farebbe un gran bene al Paese e non
solo alla Sicilia. Gli incendi non riguardano solo i boschi, ma il
territorio e l’economia nel suo insieme. Questo postulato cambia e integra le
prospettive nel cercare le responsabilità e individuare le misure di
prevenzione. Le statistiche (Italiane)
dicono che tra i criminali arrestati per incendi dolosi e colposi i lavoratori
forestali sono agli ultimi posti. E
dicono pure che troppi comuni, specie in Sicilia, non hanno redatto e applicato il Catasto degli
incendi. Strumento prezioso (e a mio
avviso ancora da perfezionare) che consentirebbe di porre vincoli nelle aree
percorse da incendi.
La storia della Sicilia “autonoma” del
dopoguerra ci parla di una dominante borghesia parassitaria, pubblica e privata,
privilegiata, incompetente, inconcludente, corrotta, che pensa prioritariamente al 27 (e che 27!)
ed alla speculazione. In questo contesto
storico i forestali, con tutti i limiti, sono stati tra le categorie che più di
altre hanno raggiunto dei risultati: dal 3% di aree boscate del 1947 all’11% di
oggi.
Una borghesia parassitaria che ha favorito (si fa per dire) lo sviluppo distorto, impedito quello reale, creato
precariato, speculato sulla formazione, sui rifiuti, sull’energia, sugli
appalti e le forniture, devastato il territorio, sottoutilizzato e disperso in
mille rivoli i fondi comunitari.
Ieri quando le mucche erano piene di latte il
sistema si teneva in equilibrio (o quasi). Oggi si tira la cutra. E i
forestali sono tra le maglie più deboli della cutra.
Ecco perché ora più che
mai sarebbe necessario l’intellettuale organico (di spiccia faccende né
abbiamo sin troppi con o senza laurea) e
collettivo, dotato di cervello fine, di gambe e di coraggio. Per elaborare un
progetto, innanzi tutto culturale, per restituire dignità ad una categoria,
stabilizzare i forestali, cancellare la folle ingegneria delle graduatorie,
tutelare e ampliare il patrimonio forestale e ambientale siciliano. Individuare
e realizzare attività direttamente
produttive. Razionalizzare le spese. Un progetto che possa farsi valere a
Palermo, a Roma e a Bruxelless. Perché
l’ambiente ed il bosco sono e dovrebbero
essere considerati strategici per la qualità della vita e lo sviluppo
economico.
Intanto assieme a Carletto, ai suoi e nostri
colleghi , cerchiamo di difenderci nel migliore dei modi. Lo facciamo da
sempre. Ma oramai abbiamo i capelli che
si imbiancano sempre di più. Speriamo di non arrivare al punto di invocare la
maledizione – che in troppi meritano – di Bela Guttman, allenatore Ungherese
del Benfica tra il 60 e il 62.
Palermo, 9 Agosto 2014
Salvino Carramusa
Qualche anno fà lavorando a stretto contatto con un dipendente della protezione civile,chiesi come mai avevano fondi quasi "infiniti"
RispondiEliminaLa risposta fù:Anche che cade la cacca di un passero,subito interviene la protezione civile.Mass media fanno da megafono ad ogni piccolo ruttino,e passa il messaggio "meno male che c'è".
Nella Forestale invece sembra che ci sia una specie di regola non scritta di non fare pubblicità.
Quando qualcuno si perde sull'Etna,e alle ricerche oltre che al CF partecipano altri enti (Finanza,Vigili del Fuoco,Soccorso Alpino)le notizie pubblicate dai giornali relegano all'ultimo posto la Forestale
La Pubblicità è l'anima del Commercio,ebbene si abbiamo bisogno di pubblicità,per invertire l'idea che forestali=parassiti.
Questi sono pensieri di operai che hanno a cuore il proprio futuro e quello della propria terra,ma forse non è il pensiero dominante dei nostri amministratori che pongono al primo posto la ricerca della poltrona più comoda per sè e per i propri amici
carmelo troina
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaI commenti devono essere firmati.
Elimina