09 agosto 2014

CORNUTI E MAZZIATI




Ricevo e pubblico




CORNUTI E MAZZIATI


Alle 17 del 7 Agosto mi telefona Carletto Giordano.  47 anni, alto, longilineo, fisico da maratoneta.  Assieme ai suoi colleghi compone una delle squadre antincendio di  Casaboli. Spegne incendi da almeno 20 anni, fuori e dentro i boschi.  Anche da volontario. Non ha avuto la possibilità di andare molto avanti con gli studi, ma usa disinvoltamente computer e macchine fotografiche.
E’ molto arrabbiato: “ hai letto sul Giornale di Sicilia di oggi?” Lo vado a comprare.  A pag. 25, un breve articolo, firmato con un acronimo per me incomprensibile (EGA), descrive sommariamente un “ grosso incendio vicino al Castellaccio che ha messo a rischio alcune abitazioni “.  “ E’ stato necessario un grande spiegamento di forze per domare il rogo compresi 2 elicotteri Sierra del Corpo Forestale che hanno effettuato diversi lanci.  Le operazioni di spegnimento sono state condotte anche dai Vigili del Fuoco e dai volontari delle associazioni di protezione civile Overland, LeAli e Arca Verde, supportati dalla Protezione Civile del Comune di Monreale”.  “ E noi – che siamo stati determinanti – dove siamo?  Si chiedono Carlo e le 4 squadre antincendio forestali impegnati nello spegnimento:  Casaboli,  Carpineto,  San Martino,  Falcona.  Squadre che per esperienza individuale di lungo corso, professionalità e formazione sono abituate ad operare ed hanno operato nelle zone più impervie e rischiose (nei listoni, come dicono loro). Hanno domato il fuoco prevalentemente con i flabelli, assistiti dall’alto da un elicottero che alcuni lanci li ha sbagliati (entro certi limiti ciò è fisiologico). Hanno concluso le operazioni di spegnimento sui 2 versanti  interessati, Castellaccio e Pizzo Corvo (il più difficile e pericoloso) dopo il calar della sera.  Sono stati fondamentali perché agiscono in modo coordinato e seppur con le opportune cautele non si fanno impressionare dalla morfologia dei siti. Non attendono  il fuoco lungo le strade carrabili.
Una decina di giorni fa le squadre di Casaboli hanno impedito ad un incendio potenzialmente devastante (segnalato dalle torrette di competenza) di aggredire il Demanio di Fontanafredda, pascoli e boschi privati limitrofi,  a prevalenza di Leccio. Operazione resa più difficile (e rischiosa) dalla ancora inattuata ripulitura dei parafuochi , dei percorsi e dal buio della sera. L’incendio, sicuramente doloso, alimentato da un forte vento che soffiava in più direzioni, era  divampato lungo un tratto della strada di Giacalone in prossimità di alcune villette.
Dozzine, centinaia di azioni positive. Ma non se né accorge nessuno. Come se fossero svolte da entità invisibili, da fantasmi.  Perché?  Perché oramai  è di moda parlar solo male dei forestali siciliani. La campagna mediatica  (probabilmente
indotta) affermatasi negli ultimi 2/3 anni (mi ricordo ancora uno dei primi segnali: un articolo a dir poco parziale comparso sul Quotidiano di Sicilia nell’Agosto 2012. Nel  riquadro compariva  la foto di un dirigente forestale allora molto in auge ) ha pochi eguali: parassiti, fannulloni, sovradimensionati, incendiari (il 99% sostiene l’Onorevole Vecchio).  In alternativa… , quando il ruolo e la presenza dei forestali sono decisivi al punto che non si può parlare male di loro, li si ignora del tutto!  Cornuti e mazziati. Lo scopo è quello di farli scomparire.
Un giornalismo di inchiesta e non di pura cronaca (conservo ancora una intervista a Repubblica rilasciata nel l’Agosto del 1999. Mi cercarono e corteggiarono con tanto di foto e plauso personale. C’era stato un grande incendio a Cefalù. Cercai successivamente di spostare la loro attenzione su una analisi sistematica del fenomeno; sul rapporto tra incendi, interessi e governo del territorio. Non ci sono mai riuscito), farebbe un gran bene al Paese e non solo alla Sicilia. Gli incendi non riguardano solo i boschi, ma il territorio e l’economia nel suo insieme. Questo postulato cambia e integra le prospettive nel cercare le responsabilità e individuare le misure di prevenzione.  Le statistiche (Italiane) dicono che tra i criminali arrestati per incendi dolosi e colposi i lavoratori forestali sono agli ultimi posti.  E dicono pure che troppi comuni, specie in Sicilia, non hanno redatto e applicato il Catasto degli incendi. Strumento prezioso (e a mio avviso ancora da perfezionare) che consentirebbe di porre vincoli nelle aree percorse da incendi.
La storia della Sicilia “autonoma” del dopoguerra ci parla di una dominante borghesia parassitaria, pubblica e privata, privilegiata, incompetente, inconcludente, corrotta,  che pensa prioritariamente al 27 (e che 27!) ed alla speculazione.  In questo contesto storico i forestali, con tutti i limiti, sono stati tra le categorie che più di altre hanno raggiunto dei risultati: dal 3% di aree boscate del 1947 all’11% di oggi.
Una borghesia parassitaria che ha favorito (si fa per dire) lo sviluppo distorto, impedito quello reale, creato precariato, speculato sulla formazione, sui rifiuti, sull’energia, sugli appalti e le forniture, devastato il territorio, sottoutilizzato e disperso in mille rivoli i fondi comunitari.
Ieri quando le mucche erano piene di latte il sistema si teneva in equilibrio (o quasi). Oggi si tira la cutra. E i forestali sono tra le maglie più deboli della cutra.
Ecco perché ora più che mai sarebbe necessario l’intellettuale organico (di spiccia faccende né abbiamo sin troppi  con o senza laurea) e collettivo, dotato di cervello fine, di gambe e di coraggio. Per elaborare un progetto, innanzi tutto culturale, per restituire dignità ad una categoria, stabilizzare i forestali, cancellare la folle ingegneria delle graduatorie, tutelare e ampliare il patrimonio forestale e ambientale siciliano. Individuare e realizzare attività  direttamente produttive. Razionalizzare le spese. Un progetto che possa farsi valere a Palermo, a Roma e a Bruxelless.  Perché l’ambiente ed il bosco sono e dovrebbero essere considerati strategici per la qualità della vita e lo sviluppo economico.
Intanto assieme a Carletto, ai suoi e nostri colleghi , cerchiamo di difenderci nel migliore dei modi. Lo facciamo da sempre. Ma  oramai abbiamo i capelli che si imbiancano sempre di più. Speriamo di non arrivare al punto di invocare la maledizione – che in troppi meritano – di Bela Guttman, allenatore Ungherese del Benfica tra il 60 e il 62.

Palermo, 9 Agosto 2014
 Salvino Carramusa











3 commenti:

  1. Qualche anno fà lavorando a stretto contatto con un dipendente della protezione civile,chiesi come mai avevano fondi quasi "infiniti"
    La risposta fù:Anche che cade la cacca di un passero,subito interviene la protezione civile.Mass media fanno da megafono ad ogni piccolo ruttino,e passa il messaggio "meno male che c'è".
    Nella Forestale invece sembra che ci sia una specie di regola non scritta di non fare pubblicità.
    Quando qualcuno si perde sull'Etna,e alle ricerche oltre che al CF partecipano altri enti (Finanza,Vigili del Fuoco,Soccorso Alpino)le notizie pubblicate dai giornali relegano all'ultimo posto la Forestale
    La Pubblicità è l'anima del Commercio,ebbene si abbiamo bisogno di pubblicità,per invertire l'idea che forestali=parassiti.
    Questi sono pensieri di operai che hanno a cuore il proprio futuro e quello della propria terra,ma forse non è il pensiero dominante dei nostri amministratori che pongono al primo posto la ricerca della poltrona più comoda per sè e per i propri amici
    carmelo troina

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