Crocetta: «Se il Pd vuole che mi dimetta
lo dica apertamente»
Lillo Miceli
Palermo. L'avviso di sfratto da Palazzo d'Orleans, arrivato ieri mattina attraverso i titoli dei quotidiani, da parte del segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, e dal responsabile Welfare e Scuola della segreteria nazionale del partito, Davide Faraone, non è certamente piaciuto al presidente della Regione, Rosario Crocetta. Ad entrambi ha risposto, rilanciando la sfida: «Se il Pd vuole le mie dimissioni le chieda». Nessun timore per la paventata mozione di sfiducia: «Andando via da qui nudo come un angelo - ha detto Crocetta, citando il Don Chisciotte di Cervantes - vorrà dire che ho governato come un angelo... ». Ma non ha intenzione di mollare, di lasciare la Regione in mano alle massonerie finanziarie, tantomeno di favorirne il commissariamento, così come chiede da tempo il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che recentemente ha aderito al Pd.
Al presidente della Regione, in particolare non è andato giù l'aut aut lanciato da Davide Faraone: due settimane di tempo per avviare le riforme che non sono state fatte in un anno e mezzo e mettersi nella scia del premier Renzi che ha dato al governo del Paese un impulso mai visto prima. Ma per Crocetta, «Faraone è informato male: dice che abbiamo perso tempo al governo? Credo che sia quantomeno disinformato. Abbiamo fatto moltissime cose, compreso il risanamento del bilancio della Regione. Gli pare poco? Per i miracoli ci stiamo attrezzando». E, intanto, alcune di quelle riforme invocate da Faraone, come la riduzione degli stipendi dei burocrati, Crocetta ha annunciato di averle già presentate: fanno parte della cosiddetta «manovrina» approdata ieri all'Ars.
«Prevediamo - ha aggiunto il presidente della Regione - un tetto massimo di 150 mila euro per i dirigenti regionali, ma anche un limite alle pensioni d'oro e un aiuto ai testimoni di giustizia. Il taglio deve riguardare dirigenti generali della Regione, manager della sanità e degli enti controllati. Proponiamo, poi, l'unificazione degli stipendi dell'Ars a quelli della Regione. Basta a burocrati del Parlamento che guadagnano 600 mila euro. Possiamo risparmiare circa 100 milioni che ci consentirebbero di pagare i lavoratori della forestale, senza affanno».
Riforme, come detto, inserite nella «manovrina», di iniziativa del presidente della Regione e senza alcuna consultazione preventiva con la maggioranza. «Visto che la richiesta - ha sottolineato Crocetta - mi è stata lanciata a mezzo stampa, rispondo allo stesso modo. Adesso cominceremo a rivedere tutti i nostri comportamenti. Certamente convocherò il capigruppo e i segretari. Ma in un anno e mezzo non abbiamo parlato di riforme, bensì di rimpasti».
Il governatore ha rivendicato il difficile lavoro di risanamento del bilancio effettuato dal suo governo nel 2013 quando è stato costretto a coprire i buchi del 2012, oltre ai tagli imposti dal governo nazionale. «In poco meno di due anni - ha rilevato - ho tagliato sprechi per un miliardo e quest'anno avremo un consuntivo del 2013 in avanzo di amministrazione. La verità è che c'è un golpe strisciante che vuole addossare al governo colpe non sue. Ho fatto tante riforme, a cominciare dal risanamento del bilancio e dalla preferenza di genere. Siamo in testa all'utilizzo dei fondi Ue, abbiamo avviato le zone franche urbane, finanziato le scuole e iniziato un percorso di riforma nella formazione, ho salvato i precari degli enti locali».
Nonostante tutto ciò, gli viene negato di avere contribuito alla vittoria del Pd alle elezioni europee. «Non mi sembra - ha ribadito - che le correnti abbiano vinto. I loro candidati, votati con doppie e triple preferenze, non è che abbiamo avuto un successo maggiore di Michela (Stancheris, ndr). Ho visto anche ministri come la Lorenzin prendere appena 33 mila preferenze. Senza lo sforzo del governo di aggregare Aricolo 4, Drs e Megafono, il Pd sarebbe maggioritario in Sicilia? Adesso qualcuno pensa di mettermi da parte per fare il presidente della Regione. Io voglio un Pd forte. Se vogliamo tornare al voto, cambiamo subito le legge elettorale, introducendo la preferenza di genere e il voto confermativo per il presidente della Regione».
28 Maggio 2014
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