Chiesta per martedì 20 la convocazione dei capigruppo all'Ars
Lillo Miceli
Palermo. Una conferenza dei capigruppo per approvare la prossima settimana la "manovrina" che l'Ars ha rimandato in commissione Bilancio. È l'estremo tentativo del presidente della Regione, Crocetta, che ha chiesto al presidente dell'Ars, Ardizzone, la convocazione della conferenza dei capigruppo per martedì prossimo. Difficile, però, che a pochi giorni dal voto per il rinnovo del Parlamento europeo e le amministrative in 37 Comuni siciliani, con le forze politiche impegnate in campagna elettorale, che l'Ars, già convocata per il 27 maggio, possa riaprire i battenti. Anche se accadesse, potrebbe esserci il rischio di trasformare Sala d'Ercole in un vero e proprio Vietnam.
Non è detto che, a elezioni avvenute, il disegno di legge che dovrebbe consentire di pagare gli stipendi ai dipendenti delle società e delle aziende regionali possa avere un cammino spedito. Ma perdere ulteriore tempo potrebbe creare seri problemi di ordine pubblico.
Al di là della effettiva copertura finanziaria della "manovrina" (l'utilizzo di circa cento milioni di euro accantonati a garanzia del piano di rientro dal deficit sanitario), all'interno della maggioranza che sostiene la giunta Crocetta, sono parecchi i conti da regolare. Soprattutto, all'interno del Pd. Sono i numeri a parlare: il rinvio in commissione della "manovrina" ha ottenuto 21 "sì" e 17 "no". Tra i primi c'è il voto di sei esponenti del Pd: Cracolici, Alloro, Arancio e Panarello che hanno votato a favore e l'astensione di Maggio e Marziano. Se questi sei voti si fossero sommati ai 17 no, i voti contrari al rinvio in commissione Bilancio sarebbero stati 23. Cracolici, da parte sua, ha definito «ipocrite alcune dichiarazioni indignate di colleghi deputati in commissione. Sono veramente surreali. Molti di essi non erano neanche in Aula, ma in tutt'altre faccende affaccendati».
Con i cento milioni accantonati, che il ministero dell'Economia libererà ufficialmente a luglio, il governo avrebbe voluto destinare venti milioni di euro ai Comuni e ottanta milioni ai lavoratori della forestale.
Intanto, dalle campagne cominciano a levarsi le prime voci di protesta degli agricoltori, preoccupati per il mancato avvio delle attività dei consorzi di bonifica che potrebbe mettere a rischio l'imminente campagna irrigua.
Per il capogruppo di Forza Italia, Falcone, la manovra è affondata per l'ingenuità dell'assessore Agnello che, «invece d'intervenire subito in Aula, doveva aspettare l'inizio dell'esame dell'articolato per presentare l'emendamento sostitutivo del mutuo. Soprattutto, da questa vicenda emerge la superficialità del presidente, Crocetta. Se avesse avuto a cuore la "manovrina", avrebbe dovuto presentarsi in Aula per difenderla».
Per il vicepresidente della commissione Bilancio, Vinciullo (Ncd), «la manovra di copertura finanziaria prospettata dal governo, con la quale si è inteso individuare uno strumento che potesse evitare il ricorso al mutuo di cento milioni, presenta rilevanti profili di problematicità, anche di natura costituzionale, che ne compromettono la fondatezza e solidità». Sul piano formale, infatti, l'utilizzo dei cento milioni accantonati dalla Regione a garanzia del piano di rientro dal deficit sanitario, non sono stati ancora «liberati» dal tavolo tecnico nazionale, ma dal ministero dell'Economia avrebbero dato il via libera per l'utilizzazione di queste risorse. Anche perché per stipulare un mutuo occorre fornire la garanzia del rimborso e sono necessari tre-quattro mesi prima di ottenerlo. Invece, qui necessita subito denaro liquido.
17 Maggio 2014
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