Sicilia, teatri a rischio chiusura
Ombretta Grasso
Catania. «C'è una strategia per concentrare risorse nei teatri palermitani, il Massimo e il Biondo, e marginalizzare la cultura a Catania. Per il Massimo i fondi ci sono e si pensa al nuovo sovrintendente, al Bellini, invece, la Regione ha spedito il secondo commissario e non si nomina il Cda, sfiancando la resistenza dei lavoratori. E' stato abbandonato». L'allarme arriva da Pompeo Benincasa, presidente di Catania Jazz nel corso del Forum sulla Cultura a Catania, organizzato ieri mattina dalla redazione de Lasiciliaweb (coordinato da Luca Ciliberti), un incontro che ha riunito allo stesso tavolo operatori del settore, l'amministrazione comunale, stampa e tv. Una nota di allarme viene lanciata anche per i teatri di prosa, con il Biondo palermitano che si affida a nomi di spicco come Emma Dante, ingloba il Montevergini e progetta di far circuitare i propri spettacoli proprio nel momento in cui il decreto legge Valore cultura del ministro ai Beni culturali e Turismo, Massimo Bray ridisegna le caratteristiche che dovranno possedere gli Stabili per diventare Teatri nazionali.
Tra crisi, risorse risicate, nuovi assetti nazionali e l'impugnativa della finanziaria del Commissario dello Stato i teatri siciliani sono a rischio chiusura? Il timore che le nostre istituzioni culturali diventino di serie B e che assottigliandosi le risorse pubbliche ci sia spazio in Sicilia solo per un grande teatro lirico e solo per un teatro di prosa di livello nazionale alimenta voci nel mondo dello spettacolo catanese, crea alleanze e rinfocola dubbi, e approda al forum anche se il Bellini e lo Stabile di Catania non sono stati invitati proprio perché enti "istituzionali".
«Le risorse sono limitate ma non c'è per nulla la volontà di stare in una posizione di marginalità - commenta l'assessore comunale alla Cultura Orazio Licandro - Stabile e Bellini attendono i fondi stanziati dalla Regione. Il Comune. da parte sua, si sta attivando, ha incontrato gli operatori per raccogliere proposte e creare sinergie per accedere ai fondi Ue. Credo nella vitalià della città: c'è stato un aumento del 30% della fruizione culturale. Mi appello ai catanesi per aiutarci nella valorizzazione dei luoghi che sono sedi di eventi».
Le differenze di fondi tra una sponda e l'altra dell'Isola sono sempre state rilevanti, anche perché il Massimo palermitano è una Fondazione e ha finanziamenti dallo Stato, mentre il Bellini, ente lirico regionale, riceve i contributi soprattutto dalla Regione e in maniera più ridotta da Fus, Provincia e Comune. Ma c'è, se non «una lucida strategia», un concreto timore di essere «messi ai margini»? «Non lo credo per nulla - ribatte Rita Gari Cinquegrana, sovrintendente del Bellini di Catania - l'assessore Stancheris ha preso a cuore le sorti del Bellini ed è consapevole dell'impatto positivo che può avere il teatro nella promozione turistica. Nella Finanziaria è stata mantenuta la stessa cifra dello scorso anno, 14 milioni e 872 mila euro - commenta - Da sempre i teatri di Palermo, che è la capitale, hanno avuto più fondi, non mi sembra ci sia una strategia "contro". Il Massimo di Palermo è una fondazione, ha altri finanziamenti, gli sponsor, un tessuto sociale diverso. Va benissimo creare sinergie, scambiarsi il coro o i costumi, c'è stata un'ottima collaborazione». Per la Gari c'è «una crisi spaventosa che colpisce i teatri di tutt'Italia, si è chiusa un'era, c'è una profonda trasformazione. Fino a 5-6 anni fa il Bellini aveva 6 milioni di euro in più ed era possibile fare una programmazione più ricca. Ma la crisi è più ampia e non riguarda solo la cultura. Con il commissario Marcello Giacone siamo già intervenuti per chiedere che la Sicilia tutta non venga penalizzata e che il governo nazionale intervenga. Aspettiamo notizie sulla finanziaria, la deputazione catanese è sempre stata vicina al teatro ed è auspicabile che continui a farlo. Certo, come si dice "senza soldi non si canta messa". In questo caso, non si canta proprio». E ieri sera alla fine del concerto al Bellini - assente l'annunciato direttore Jeffrey Tate, ufficialmente malato - il rappresentante sindacale dell'Orchestra Giuseppe Calanna ha ringraziato il pubblico e sottolineato che il teatro si trova nell'impossibilità di andare avanti e alzare il sipario se non arriveranno i fondi e ha chiuso ironicamente dicendo che lascerà questo mestiere «perché forse è meglio fare il forestale... ».
Giriamo le domande al presidente del Teatro Stabile di Catania, Nino Milazzo: in Sicilia i teatri sono a rischio chiusura? E c'è una visione panormocentrica degli enti culturali? «In questo momento c'è una situazione regionale di difficoltà per l'impugnativa del Commissario dello Stato, siamo in attesa: la finanziaria aveva confermato lo stanziamento dell'anno scorso, 2 milioni 123 mila euro - replica - la visione panormocentrica è un vizio antico della politica siciliana, se ci dovesse essere disparità di trattamento mi appello alla deputazione catanese di essere compatta nella difesa degli enti artistico culturali e ho fiducia in Bianco nel sostenere gli interessi della città. Ma non credo che serva il vittimismo, si compie l'errore di dare un alibi alla paralisi, la città deve reagire».
Cosa cambierà con la riforma Bray degli Stabili? «Il nostro teatro non resterà indietro, ha alle spalle la forza di una grande tradizione - afferma fiducioso - La riforma degli Stabili, allo stato, ci vede in regola e con tutti i numeri per far parte dell'èlite dei teatri». Il teatro etneo, sottolinea Milazzo, ha attivato una serie di iniziative: «Abbiamo affrontato la riforma dello Statuto, ci siamo dotati di un codice etico - elenca - vogliamo trasformare la Scuola di recitazione estendendola anche ai "mestieri", è stato imposto un tetto ai contratti perché certe scelte non sono più compatibili con la crisi che stiamo vivendo». La città si è abituata ai tagli, agli "scippi", alla crisi e non sa più ritrovare la forza, le idee, la voglia di progettare? «La città esce da un lungo periodo di difficoltà. La nuova amministrazione sta cercando di avanzare un progetto, di portare vitalità. Non ci si può rassegnare, c'è sempre voglia di sentire buona musica, di assistere a spettacoli di qualità».
Un po' di speranza nel mondo dello spettacolo drasticamente messo a dieta, arriva proprio ieri dal ministro di Beni culturali e Turismo Massimo Bray, che ha alzato le risorse del Fondo Unico per lo Spettacolo a 406 milioni di euro dal Decreto Valore Cultura dall'ammontare inizialmente previsto di 380 milioni. La Consulta ha approvato la proposta di ripartizione del Fus per il 2014: fondazioni liriche 46%, pari a 186.865.000 euro; musica 13,9%, 56.465.000 euro; danza 2,6%, 10.562.000 euro; prosa 15,83%, 64.306.000 euro; attività circensi 1,3%, 5.281.000 euro; cinema 20,2%, 82.060.000 euro.
In serata scende in campo il sindaco Enzo Bianco: «Stabile e Bellini sono una nostra priorità assoluta», scrive in una nota. «Comprendo i sentimenti del presidente Crocetta quando dice che è stato costretto a pubblicare sulla Gazzetta ufficiale una finanziaria che uccide la Sicilia, ma non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto», prosegue. «Le ultime notizie sono che il Consiglio dei ministri ha individuato la maniera per sbloccare buona parte degli oltre 500 milioni di euro vincolati nel Fondo dei residui attivi dopo l'impugnativa del Commissario dello Stato e l'assessore Bianchi sarà pronto ad attuare tutti gli adempimenti conseguenti». L'appello del sindaco «è che si pensi prima di tutto al delicatissimo settore della cultura, a quei teatri che hanno, molto più che altre organizzazioni, problemi di programmazione. Vanno garantiti i finanziamenti per Stabile e Bellini, che sono una nostra priorità assoluta. La cultura, e lo dimostra il dialogo costante che abbiamo con i ministri Bray e Trigilia - sottolinea riferendosi ai progetti con il Distretto del Sud Est e con il Coordinamento Unesco -, deve diventare per la Sicilia, e in particolare per la Sicilia orientale, il settore su cui puntare per uno sviluppo sostenibile. E in questo i nostri teatri hanno una fondamentale importanza».
01 Febbraio 2014
Un tempo i "saltimbanco e i pagliacci" circolavano nei circhi oggi mi sembra si siano trasferiti nei teatri. Salvo La Licata
RispondiEliminaCARO MAESTRO CALANNA,SE UN VERO ARTISTA VA IN TEATRO E' FA DELLE BUONE COSE,NOI FORESTRALI POVERI SCEMI E IL POPOLO STESSO INTERESSATO,MAGARI ANDIAMO A VEDERE O SENTIRE LO SPETTACOLO,SPETTACOLO CHE IN QUESTO CASO SI SPONSORIZZA DA SOLO SENZA BISOGNO DI AIUTI DELLO STATO...SI VEDE CHE GLI SPETTACOLI CHE FA LEI CARO MAESTRO CALANNA,NON INTERESSANO A NESSUNO,E ALLORA FACCIA IL VIOLINISTA IN UNA BANDA DI PAESE,FORSE LA FOLLA LA APPLAUDIRA'...:::eventualmente se le serve aiuto si rivolga a vasco rossi,inviti lui e il teatro si riempie...MA MI FACCIA IL PIACERE::::SANTO CANONICO
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