Ridotti a due solamente i consorzi di bonifica
E' passata l'integrazione tra sanità e assistenza
Il Presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone
Foto lasicilia.it
Giovanni Ciancimino
Palermo. I Consorzi di bonifica saranno due: Sicilia occidentale e orientale. Lo prevede l'art. 13 della Legge di stabilità regionale. Quello occidentale accorperà i consorzi di Trapani, Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Gela e i loro rispettivi comprensori; l'orientale i consorzi di Enna, Caltagirone, Ragusa, Catania, Siracusa, Messina e rispettivi comprensori. Statuti e regolamenti degli istituendi consorzi saranno approvati entro 120 giorni dall'etrata in vigore della finanziaria. L'assessoraro all'Agricoltura è autorizzato a trasferire ai due Consorzi (anche per il personale) per il 2014 fino al 95% dei fondi ad ora impegnati, fino al 90% per il 2015 e all'85% per il 2016. L'assessorato all'Agricoltura è autorizzato, per l'esercizio in corso, a trasferire ai Consorzi un ulteriore somma di ottomila migliaia di euro. La riscossione dei ruoli di contribuenza sarà affidata alla Serit.
Una riforma, hanno commentato Gucciardi e Panepinto (Pd), «che contiene le necessarie garanzie per i lavoratori». Falcone (Fi) e D'Asero (Ncd) hanno protestato nei confronti della presidenza dell'Ars per avere dichiarato inammissibile il loro emendamento sulla soppressione dell'Esa. Ma il cammino della Legge di stabilità va molto a rilento. Non si è neanche a metà del percorso: si è fermi all'art. 22 sui 48 previsti dal ddl. E ne sono stati accantonati almeno tre.
È significativo che il presidente dell'Ars, Ardizzone, abbia bacchettato l'Aula: «Questo eccessivo prolungamento dei lavori sulla Finanziaria causerà ritardi anche nel pagamento degli stipendi dell'amministrazione regionale. Di questo passo è probabile che il testo non potrà essere promulgato prima del 25 prossimo». E malgrado la capigruppo abbia contingentato i tempi degli interventi, la verbosità dei figli d'Ercole non si è placata.
Non a caso, il sindaco di Catania, Bianco, ha manifestato «forte preoccupazione per le lentezze nell'approvazione della manovre e per la palude che si sta creando all'Ars, dovuta a veti incrociati, infiniti emendamenti e duelli in Aula. La legge va approvata subito, anche per salvaguardare il pagamento dei dipendenti pubblici, regionali, forestali, precari e i trasferimenti ai Comuni».
Il pomeriggio di ieri è stato assorbito dall'art. 20 relativo all'integrazione tra servizi sanitari e socio-assistenziali. Nella riscrittura il governo ha cassato un emendamento Pd a firma Panepinto-Gucciardi che prevedeva l'obbligo per le aziende sanitarie di stipulare apposite convenzioni con le associazioni delle famiglie dei disabili e altre istituzioni di assistenza. Il presidente, Crocetta, ha proposto l'abolizione di quest'obbligo, con l'eliminazione dal capitolo delle somme statali destinate ai distretti socio-sanitari e la discrezionalità lasciata agli assessorati alla Salute e alla Famiglia di stipulare le convenzioni: «Se crea tanti problemi tutto questo, invece d'inserire nella norma che il sociale ha diritto, aboliamo la parte che destina questa quota parte del fondo nazionale per le politiche sociali, così risparmiamo nuove risorse e lasciamo gli assessori liberi di pensare a come istituire un nuovo piano per l'integrazione di servizi sanitari e assistenziali».
L'art. 20 è stato approvato in serata. In buona sostanza, contiene la riforma socio-sanitaria per cui, dopo tredici anni, la Sicilia si allinea al resto del Paese. Attraverso un accordo tra i dipartimenti Salute e Famiglia, entro 60 giorni la Regione dovrà elaborare il piano socio-sanitario integrato per calare gli obiettivi. Effetto della norma è anche l'unificazione del fondo per la gestione delle risorse. Per Gucciardi (Pd), «si tratta di una riforma importante, ci mette in linea con le altre Regioni».
E sebbene abbia riconosciuto l'importanza della norma, il capogruppo del Pds-Mpa, Di Mauro, ha definito «il comportamento della Giunta e della sua pseudo-maggioranza in Aula ai limiti della violenza, con un palese ricatto del presidente della Regione». Una norma che, per come è stata portata in Aula senza un confronto e un lavoro di concertazione con il territorio, potrà avere effetti gravissimi sulle già dissestate casse dei Comuni».
11 Gennaio 2014
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