10 ottobre 2013

DA GIORNI SI ATTENDONO LE VARIAZIONI DI BILANCIO CHE DOVREBBERO PORTARE UN PO' D'OSSIGENO AI FORESTALI


L'analisi

Voi "rompete" e nel frattempo la Sicilia sta affondando

La politica siciliana litiga su tutto. Ogni questione diventa occasione di polemiche e clamorose rotture. E in parlamento, troppo spesso vuoto, non approda nessun disegno di legge. Intanto la Sicilia, tra emergenze e scadenze di ogni tipo, rischia di affondare.

 


Di Accursio Sabella
PALERMO - Il segretario Lupo, due giorni fa, convoca la direzione regionale. Il presidente della Regione risponde: “Fatti vostri”. E vola in tv. Persino il tubo catodico ha finito per dividere governatore e Pd. Il presidente va in una direzione diversa. I dirigenti Lupo, Gucciardi e Cracolici da una parte, e il presidente Crocetta dall'altra, hanno rotto. E non si sono risparmiati accuse e offese. Persino sulla rispettiva “moralità”, sull'”etica”.
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Rottura. Che non si sana nemmeno grazie all'intervento dei pontieri di turno. Baldo Gucciardi riesce a mettere Crocetta e Lupo attorno a un tavolo. A discutere, prima e a tirare fuori un “comunicato congiunto”, poi. Ma appena lanciata la nota nell'etere, ecco il segretario Lupo che riattacca: “Il Pd non ha cambiato idea, siamo fuori dalla maggioranza” e il governatore (ri)replica: “Io ho il diritto di governare. Se il dialogo si romperà, la colpa non sarà mia”.
Ma il dialogo sembra già rotto. E la rottura ha prodotto altre rotture. Quelle dentro la giunta di governo. Nelli Scilabra, pochi giorni fa, si è sentita “offesa dalle parole del segretario” (che l'aveva definita, insieme ai colleghi, “inadeguata” al ruolo in questo momento), Mariella Lo Bello non molla la sedia chiedendo che Pd nazionale, regionale e presidente trovino una “quadra”. Luca Bianchi consegna le sue dimissioni al governatore quando si avvicina in modo drammatico l'esame dei documenti contabili. Guadagnandosi una stoccata e una carezza da Crocetta: “Lasciare adesso sarebbe da irresponsabili. Non accetto le sue dimissioni, Bianchi è stato bravissimo”. Nel frattempo, anche Nino Bartolotta lascia. E considera “frettolosa” e inspiegabile la fuorisucita del Pd dalla maggioranza.
Hanno rotto, anche loro. E non solo loro. Il presidente della prima commissione Marco Forzese grida al “complotto” e litiga col presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone. Intanto in quella commissione, i deputati prima si dimettono in massa, sfiduciando il presidente. Poi qualcuno rientra, come i parlamentari del Pdl. Qualcuno di loro, “a sua insaputa” come Giuseppe Milazzo. Che litiga col capogruppo D'Asero. Mentre un altro presidente di commissione come Bruno Marziano, insieme all'ex capogruppo Cracolici attacca Nicolò Marino su Energia ed Eolico. L'ex pm, dal canto suo, parla di “politica piccola”, evidenzia esempi di onestà in assessorato, parla in maniera un po' vaga di comportamenti illegali alla Regione, punta il dito contro qualche imprenditore che fa “falsa antimafia”. E di esempi, per restare agli ultimi giorni, ne possiamo trovare almeno un'altra decina. Mentre loro litigano, però, la Sicilia affonda.
“Nel momento cruciale dell’approvazione delle variazioni di bilancio – l'allarme lanciato dal vicecapogruppo del Pdl all'Ars Marco Falcone - la commissione è paralizzata dall’inattività del governo. Nonostante – aggiunge – le emergenze continuano ad aggravarsi il Governatore continua a cincischiare sulle vecchie e nuove alleanze e su una ipotetica nuova maggioranza”.
Ma c'è di più. In Aula il governo non va. Manco si trattasse del Bronx. E i deputati regionali spesso si adeguano senza troppa fatica. Ieri erano sì e no una ventina. Il parlamento, di fatto, non ha lavorato. E non è una novità. Dal rientro dalle (lunghissime) vacanze, infatti, è accaduto più di una volta che l'Aula, all'ora fissata per l'inizio, fosse tristemente vuota. “Una vergogna – ha tuonato il deputato grillino Giorgio Ciaccio - la verità è che non c’è la volontà politica di lavorare da parte di nessuno, lo dimostra il fatto che in altre occasioni, quando si voleva, alcune leggi sono state fatte e approvate anche in dieci giorni”. Già, i grillini. Hanno rotto anche loro. Con Crocetta, col quale nei primi mesi avevano avviato una collaborazione (quella del famoso "modello Sicilia") e che ieri hanno annunciato una mozione di sfiducia al governatore votata a furor di popolo dai meetup a 5 Stelle siciliani.
Difficile dargli torto. In commissione bilancio, ad esempio, si attendono da giorni le variazioni che dovrebbero portare un po' di ossigeno a Comuni, forestali enti e associazioni. Arriveranno, nelle prossime ore. Ma il ritardo è il segno di come le fratture interne a maggioranza e governo finiscano per ricadere direttamente sui siciliani. E a dirla tutta, non è che finora l'attività legislativa sia stata così “febbrile”. Nonostante infatti l'ottima “vendita mediatica” di alcuni provvedimenti, i numeri raccontano una storia sconfortante.
Il parlamento regionale, in questi undici mesi ha approvato, oltre a bilancio e Finanziaria (leggi che bisogna approvare “per forza” e comunque varate con grande ritardo, all'ultimo giorno utile), soltanto l'esercizio provvisorio (necessario proprio a causa dei ritardi sull'approvazione del bilancio), un paio di proroghe di precari (che in molti casi consistevano nell'applicazione di norme nazionali), le norme “transitorie” per gli Ato idrici e per le Province (ma in quest'ultimo caso, la “vera” legge è ancora tutta da fare), e infine le “epocali” leggi sui rifiuti e sulla “doppia preferenza di genere”. Insomma, a far due conti, l'Ars, esclusi bilancio, finanziaria ed esercizio in dodicesimi, ha approvato la bellezza di sei disegni di legge. La metà dei quali “provvisori”. A essere buoni, una legge approvata ogni quaranta giorni.
Ma ognuna di quelle quaranta, febbrili giornate costa ai siciliani una bella cifra. Per intenderci, la spesa complessiva per pagare gli stipendi dei deputati regionali, tra indennità, diaria, spese per i portaborse e rimborsi vari, ammonta, per il 2013, a 20,4 milioni l'anno. Quattrocento mila euro in meno rispetto all'anno precedente. Ma pur sempre, una spesa – ripetiamo, solo per la “busta paga” del parlamentare – di 1,7 milioni di euro al mese. A questi, poi, vanno aggiunti, come detto, le indennità del governo-fantasma (almeno oggi all'Ars). In questo caso, l'indennità dei tecnici è la somma di quelli dei deputati e della indennità di funzione pari a quella del vicepresidente dell'Ars: circa 17mila euro lordi. Al mese, se a questa aggiungiamo la somma per lo stipendio del governatore Crocetta (più alta di circa 1.500 euro), si può quantificare la spesa per gli stipendi della giunta superiore ai 200 mila euro al mese. Insomma, le inattività di Parlamento e governo costano ai siciliani qualcosa come 2 milioni di euro al mese.
Deputati che ovviamente, hanno trovato il tempo di litigare anche lì. Sulla loro busta paga. Hanno trovato il modo di rompere, insomma, anche in commissione “Spending review”, costringendo il presidente Antonello Cracolici a lasciare l'incarico “perché qui qualcuno vuole traccheggiare”. E i fatti gli daranno ragione. La nuova versione della Spending review, (“benedetta” dal nuovo presidente della Commissione Riccardo Savona) che avrebbe dovuto limitarsi a far applicare il decreto Monti, ha deciso di infischiarsene. In quel caso, deputati tutti presenti e allineati a difendere, ovviamente, “le preorgative dell'autonomia della Sicilia”. Una Sicilia che intanto affonda, in attesa che i paladini di quell'autonomia, i custodi della sacralità del parlamento, gli amministratori della rivoluzione, smettano di rompere.

10 Ottobre 2013





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