«Noi la casta non sappiamo cos'è, non c'è più nulla su cui risparmiare»
Massimo Leotta
Buscemi. «La mia indennità da sindaco è di 336 euro al mese. I miei assessori ne prendono 180. Il vicesindaco venti in più degli assessori. Noi la casta non sappiamo neanche cos'è, e vengono a dirci di risparmiare? ». Anche i montanari nel loro piccolo si incazzano. E i portavoce non potevano che essere i sindaci. Che ieri sera a Buscemi hanno incontrato i concittadini. Per spiegare perché il Medfest di Buccheri da tre giorni diventa slim e durerà un solo giorno, o perché a Cassaro si salva solo la festa del patrono e poi niente più, perché a Buscemi i dipendenti del Comune non prendono lo stipendio da maggio.
I sindaci, come Michelangelo Giansiracusa, avvocato di 36 anni. Perché taglia e taglia arrivi al punto che diventa impossibile gestire un bilancio anche minuscolo. Il "giro di affari" del suo Comune, Ferla, è di 2 milioni e 800mila euro all'anno. Quello che nel bilancio di una grande città rappresenta una voce di un capitolo, qui in montagna serve per fare tutto. Stipendi, servizi, manutenzioni, imprevisti e probabilità. Eppure dallo Stato arriveranno 125mila euro in meno, dalla Regione addirittura 540mila. Settecentomila euro di tagli. Il 25% per cento in meno di disponibilità nel bilancio comunale. D'emblée. Da un anno all'altro.
«E così i conti non torneranno - protesta Giansiracusa -. Perché già abbiamo efficientato, internalizzato e tagliato».
Quando il giovane sindaco ha capito che i cordoni sarebbero stati stretti sempre di più, ha rinnovato i contratti di fornitura di energia a tariffe più convenienti, ha fatto sistemare le pompe di sollevamento dell'acquedotto che adesso consumano di meno (perché entrano in azione solo quando strettamente indispensabile), ha internalizzato i servizi di raccolta della differenziata, ha drasticamente tagliato le spese telefoniche, ha accorpato le scuole riducendo ulteriormente le spese. Ha risparmiato ovunque. «La risposta qual è? Tagliare ancora. Arriva il momento che non si può tagliare più e non si possono aumentare le tasse».
La scure della spending review si abbatte quest'anno sui piccoli Comuni. Quelli che se ne metti dieci insieme non fai gli abitanti di un quartiere di città medio-piccola. Ma vogliono farsi sentire. E da ieri la zona montana della provincia di Siracusa è la capitale della protesta dei piccoli centri. Perché i sindaci di Ferla, Buccheri, Cassaro e Buscemi intendono spiegare ai loro concittadini cosa sta succedendo. E per questo hanno organizzato assemblee pubbliche, una via l'altra, nei quattro Comuni. Ieri sera nell'aula consiliare di Buscemi. Che è un paese sull'orlo di una crisi di nervi. Giusto o sbagliato che sia, l'economia di Buscemi ha due capisaldi: forestale e Comune. Insomma, o si lavora per il Corpo o per il Palazzo. «Ma la forestale ha i suoi problemi - ha detto il sindaco Nellino Carbè - e noi abbiamo pagato ai 19 dipendenti e ai 26 articolisti un acconto dello stipendio di aprile e poi nulla». Insomma, a Buccheri l'economia si muove solo sui risparmi e ovviamente a risentirne sono anche i pochissimi commercianti del paese. «Noi siamo in carica da giugno e quindi ci stiamo adoperando per trovare soluzioni. All'indennità ho rinunciato da subito, destinandola per intero ai servizi per i giovani». Il suo allarme lo ha affidato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al quale ha inviato una lettera. Di più: un appello.
Dopo la riunione di ieri sera a Buscemi stasera sarà la volta dell'auditorium di Ferla, domani al centro polifunzionale di Buccheri, giovedì nell'aula consiliare di Cassaro. Perché i cittadini devono sapere cosa li aspetta. Anche se molti se ne sono già accorti. A Cassaro, ad esempio, le manifestazioni estive sono bandite. Gli unici soldi per la festa sono quelli impegnati per il patrono. San Giuseppe non si tocca, e ci mancherebbe. Il sindaco Nello Pisasale e i suoi assessori non hanno avuto dubbi. Il bilancio è di circa un milione, i tagli sono per 220mila euro. Le somme a disposizione pochissime. «Così è da gennaio che non prendiamo la nostra indennità - ha detto il sindaco Nello Pisasale -. Abbiamo recuperato qualcosa, ma francamente non sappiamo più cosa tagliare dopo che siamo intervenuti su tutto».
Taglia i giorni di festa invece il sindaco di Buccheri. Il festival medievale che richiama curiosi da tutta la Sicilia non durerà più due giorni più uno, quello dei tamburi. Tutto compresso tutto contenuto in una sola giornata: il 17 agosto. «Le priorità purtroppo sono altre - ha detto il sindaco Alessandro Caiazzo -. Fino a giugno non abbiamo avuto problemi a pagare gli stipendi dei dipendenti comunali. Adesso però i problemi ci sono anche per questo. Il patto di stabilità ci danneggia, i tagli sui trasferimenti ci stroncano. Difficile andare avanti. Ovvio che chiamiamo a raccolta i nostri concittadini per spiegare tutto per filo e per segno. Hanno il diritto di sapere». E adesso che Biagio, buscemese di 67 anni sa, non è che sia molto convinto. Apprezza l'operazione trasparenza dei sindaci. Per tutta la sera ha ascoltato con attenzione. «Ma come dovrebbero fare questi carusi? - si chiede riferendosi soprattutto ai sindaci più giovani - I soldi non arrivano, le tasse non le possono aumentare. Ma guarda che situazione».
E per i piccoli arrivano anche i rinforzi. Il sindaco di Avola, Luca Cannata, altro under 40 diventato primo cittadino. «Mantenere in vita i Comuni così è complicato - dice il vicepresidente dell'Anci Sicilia -. In dieci anni Imu, Tarsu e acqua sono aumentate nel 500%. Francamente ai nostri cittadini non possiamo chiedere sacrifici. Stato e Regione, piuttosto che continuare a chiedere agli enti locali di tagliare, dovrebbero iniziare a fare una seria cura dimagrante».
Ed è proprio quello che hanno detto ieri nell'incontro che si è svolto a Palermo con gli assessori Bianchi e Valenti. Mentre l'Anci ha apprezzato l'iniziativa dei Comuni montani di Siracusa di spiegare tutto ai cittadini auspicando iniziative di questo tipo nel resto della Sicilia. Una operazione verità quella dei sindaci dei piccoli Comuni.
Perché loro possono permetterselo. Perché sono quelli che amministrano budget che fanno sorridere i grandi centri o le città metropolitane. Quelli che non possono mai negarsi perché chi ha bisogno li trova fino a casa. Adesso sono quelli che devono scegliere tra un servizio sociale e la mensa scolastica. Tra l'assistenza a un disabile e la festa del Paese. E scelgono di scegliere con i loro concittadini. Al bar, in piazza, in una assemblea pubblica.
06 Agosto 2013
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